La prua di un maestoso veliero prorompe dall’angolo destro del quadro. Le onde si infrangono sulla chiglia, alzando spruzzi di schiuma. Un cielo scuro sembra minacciare pericoli imminenti. Ma il veliero, invincibile, segue la sua rotta. Poco più avanti, su un altro cavalletto, ecco una cascata che gorgoglia e scintilla come una risata; e la coda di un uccello candido, regale come il velo di una sposa.
Le tele di Daniele Chiovaro, solo vent’anni d’età e uno di attività artistica, sono un autoritratto interiore. Perché Daniele è così, invincibile e delicato al tempo stesso. Nemmeno la distrofia di Duchenne ha potuto fermare il suo desiderio di formarsi. La presenza delle barriere che gli hanno impedito di frequentare l’Istituto d’Arte dopo il liceo non gli ha impedito di esprimere il suo talento. E così, grazie alle lezioni private del maestro Antonio Federico e alla presenza di un’assistente, Cristina Santostefano, Daniele dipinge con la bocca il suo legame con la natura.
C’è qualcosa di nobile e autorevole nell’approccio del giovane ai soggetti che dipinge; il suo sguardo assomiglia a quello dei rapaci con cui è cresciuto (il papà pratica l’arte antica della falconeria in un ambiente molto suggestivo qual è quello dello Stretto di Messina). La sua visione della realtà che lo circonda – come quella della vita – è alta; e pur lontana, coglie particolari minutissimi che ne arricchiscono i soggetti. La sua sindrome è parte di sé, ma non lo vince: invece di ammutolirlo, gli fa “cantare l’anima”. Sentirlo parlare, toccare con mano il suo livello di consapevolezza, è un’esperienza che pacifica.
Solo un altro artista poteva cogliere il potenziale di questo giovane. È un musicista, Domenico Trombetta, che combatte da tempo una battaglia solitaria contro le barriere architettoniche e culturali nella sua città: Villa San Giovanni (Reggio Calabria).
Nel suo sito (Barriere? … No Grazie!) scrive: «Le diverse forme di esclusione e/o emarginazione a cui sono sottoposte quotidianamente le persone con disabilità hanno tutte in comune un prerequisito costantemente radicato nella società, nei discorsi, nella vita quotidiana e cioè che “chi ha una disabilità è inferiore”. Anche il buonismo, il pietismo e lo sterile solidarismo sono semplici varianti di questa cultura in quanto non modificano questo rapporto di inferiorità entro il quale sono percepite, considerate e trattate le persone diversamente abili».
È per questo, solo per il piacere di affermare il talento di Daniele, che Domenico ha voluto organizzare una mostra dei suoi lavori, riuscendo a coinvolgere diversi sponsor e ottenendo un’ampia adesione da parte di quegli esercizi commerciali che grazie a lui hanno abbattuto le barriere architettoniche, ponendosi in una posizione privilegiata rispetto agli altri.
Tutto in attesa che il Comune di Villa San Giovanni, dopo avere deliberato – sempre grazie all’insistenza di Domenico – l’adozione di un PEBA (Piano per l’Abbattimento delle Barriere Architettoniche), lo elabori e lo renda esecutivo. È importante, perché Villa San Giovanni, oltre a possedere bellezze paesaggistiche che anticipano quelle più note della Costa Viola, è anche la “porta per la Sicilia”. Un’area, dunque, a forte vocazione turistica, dove chi attende per transitare – con o senza disabilità – ha bisogno di rinfrancarsi e di trovare luoghi pubblici accessibili.
Domenico Trombetta, anch’egli con disabilità motoria, sta cercando, da solo, di fare evolvere un sistema combattendo su più fronti: contro l’inciviltà di chi posteggia sulle strisce e sui marciapiedi, mettendo a rischio la sicurezza delle persone con esigenze particolari; richiamando le Istituzioni ai doverosi controlli – ad esempio – rispetto al corretto smaltimento dei rifiuti; a favore del superamento del concetto stesso di inclusione, perché non c’è da includere se nessuno è escluso.
Il messaggio è stato raccolto dalla Dirigente Scolastica dell’Istituto Comprensivo Giovanni XXIII di Villa San Giovanni, Grazia Maria Trecroci, che ha prestato i locali scolastici per la mostra di Daniele e che da sempre, attraverso il suo lavoro, contribuisce a diffondere la cultura dell’inclusione.
Questa storia, come tante altre che abbiamo raccontato e racconteremo, ci fa comprendere che la provincia italiana è sana e che quando volontà forti e illuminate si incontrano, tutto è possibile. Basterebbe fare un giro. E ascoltare. E rendere alle buone notizie lo stesso diritto di cronaca che hanno quelle drammatiche.
Testo già apparso – con il titolo “Arte e giustizia: l’esempio del pittore Daniele e del musicista Domenico” – in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it». Viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al diverso contesto, per gentile concessione.
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