Servizio Civile dei giovani stranieri: un segnale di civiltà

«Questo è un segnale di civiltà doveroso, che restituisce giustizia a tutti quei giovani stranieri che, regolarmente residenti nel nostro Paese, esprimono il desiderio di offrire il loro impegno, in maniera civile, volontaria e responsabile, in progetti di Servizio Civile e di difesa non armata della Patria»: così Pietro Barbieri, portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore, commenta la Sentenza della Corte Costituzionale che ha aperto il Servizio Civile anche ai giovani stranieri

Persone in Servizio Civile, tra cui alcuni stranieri, che uniscono le mani«Questa Sentenza è un segnale di civiltà doveroso che attendevamo da tempo e che restituisce giustizia a tutti quei giovani stranieri che, regolarmente residenti nel nostro Paese, esprimono il desiderio di offrire il loro impegno, in maniera civile, volontaria e responsabile, in progetti di Servizio Civile e di difesa non armata della Patria»: così Pietro Barbieri, portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore, commenta la recente Sentenza 119/15, con cui la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità del Decreto Legislativo 77/02 (articolo 3, comma 1), nella parte in cui prevede il requisito della cittadinanza italiana ai fini dell’ammissione allo svolgimento del Servizio Civile.
«La Sentenza della Consulta – aggiunge Barbieri – rappresenta una vittoria e un’opportunità di integrazione fondamentale per i cittadini stranieri e di formazione alla cittadinanza, e riconosce i diritti degli stranieri a prescindere dalla cittadinanza italiana, restituendo dignità a chi emigra in un altro Paese. Auspichiamo adesso che anche la Riforma del Terzo Settore e del Servizio Civile Universale, in esame al Senato, confermi e rafforzi questa scelta».
Piena soddisfazione viene espressa anche dalla CNESC (Conferenza Nazionale Enti Servizio Civile), il cui presidente Licio Palazzini annota tra l’altro come la Corte Costituzionale abbia ribadito «ciò che la CNESC affermava da anni, ovvero che l’esclusione dei cittadini stranieri dalla possibilità di prestare il Servizio Civile Nazionale, impedendo loro di concorrere a realizzare progetti di utilità sociale e, di conseguenza, di sviluppare il valore del Servizio a favore del bene comune, comporta un’ingiustificata ilimtazione al pieno sviluppo della persona e all’integrazione nella comunitòà di accoglienza». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti:
° Ufficio Stampa Forum Nazionale del Terzo Settore (Anna Monterubbianesi), stampa@forumterzosettore.it
° Rapporti con la Stampa per la CNESC (Paola Scarsi), aolascarsi@gmail.com

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