«Per il 5 maggio i progetti saranno completamente presentati, poi l’amministrazione capitolina valuterà la compatibilità con le norme urbanistiche, paesaggistiche e ambientali, prima di dare il via libera alla realizzazione dei due nuovi stadi».
Così dichiarava poche settimane fa Alessandro Cochi, delegato alle Politiche dello Sport del Sindaco di Roma, riguardo alla creazione nella capitale di due nuovi stadi separati, di proprietà delle società Roma e Lazio.
A tal proposito, verso la fine di marzo, Rosella Sensi, presidente della Roma, parlava del progetto di «un impianto ecologico, funzionale e moderno», mentre il presidente della Lazio, Claudio Lotito, si diffondeva in ulteriori particolari riguardanti anche la sede dell’impianto voluto dalla società biancoceleste, affermando di avere in mente «due aree da indicare all’amministrazione comunale allocate in una zona lontana dal centro urbano, ma nonostante questo facilmente raggiungibile».
Ebbene, quel 5 maggio è ora arrivato e quell’ultimatum del Comune di Roma alle due società – per la presentazione dei progetti – verrà con tutta probabilità prorogato ancora di qualche settimana. In ogni caso è assodato che le due proposte siano in fase di avanzata progettazione, una fase in cui di certo – almeno questo è il nostro auspicio – si starà tenendo conto delle migliori condizioni possibili di accessibilità, per rendere queste nuove “città dello sport” realmente fruibili da tutti i cittadini, relegando alla storia passata i sin troppo frequenti rabberciamenti di opere importanti soltanto in fase avanzata di realizzazione. Basti pensare – un caso per tutti – al celebre quarto ponte sul Canal Grande di Venezia, già noto come “Ponte di Calatrava” e denominato ufficialmente “Ponte della Costituzione”, che a molti mesi dalla sua inaugurazione risulta tuttora inaccessibile alle persone con disabilità, come per tante volte si è scritto da queste colonne.
È inoltre plausibile confidare che il rispetto dei princìpi dell’Universal Design, la cosiddetta “progettazione universale”, rappresenterà una condizione davvero vincolante per le realtà che entro breve dovranno valutare i progetti dei due nuovi stadi di Roma dal punto di vista della sostenibilità, della funzionalità e del rispetto delle norme vigenti, favorendo inoltre un confronto positivo – e fondamentale – con gli esperti del movimento italiano per i diritti delle persone con disabilità.
In altre parole: si riuscira questa volta ad applicare veramente l’abusato concetto di “prevenire-meglio-che-curare”, anche in ambito di accessibilità? Da parte nostra seguiremo naturalmente gli sviluppi della vicenda, dando anche la parola, di volta in volta, ad alcuni esperti o agli stessi attori direttamente coinvolti nella messa in opera di queste nuove strutture. (G.G.)
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