Penne, quaderni, computer, taccuini e registratori per un anno intero sono stati messi all’opera da un nutrito gruppo di anziani, protagonisti del progetto dell’Auser Nazionale Scrivo dunque sono, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Un’iniziativa che mirava ad aiutare gli anziani a vivere un “invecchiamento sano” e a migliorare la qualità della vita attraverso il racconto di sé scritto e orale.
L’esperienza si è conclusa il 22 maggio a Roma con un convegno di presentazione dei risultati raggiunti, che hanno fornito un vero e proprio spaccato dell’Italia anziana. 127 anziani con un’età media di 73 anni, il 64% dei quali costituito da donne, di diversi livelli di istruzione – dalla licenza elementare alla laurea – di diversa estrazione sociale – dall’operaio al professionista – passando per insegnanti, impiegati, casalinghe, commercianti, poliziotti. Con differenti vissuti familiari e personali. “Giovani” neopensionati fianco a fianco ad “over 80” hanno avuto la possibilità di mettere se stessi “nero su bianco”. Tre le realtà coinvolte: Roma, Imperia e la Versilia. Impegnati nel progetto anche 47 volontari facilitatori, con un’età media di 63 anni, provenienti dal mondo della scuola o dell’educazione degli adulti, insieme a dei volontari dell’Auser.
«Sono anni che non prendo la penna in mano», è il refrain che ha accompagnato l’inizio di questo progetto e gli ostacoli da superare all’inizio non sono stati pochi; molti anziani, infatti, consideravano la scrittura qualcosa di “alto” e irraggiungibile. Una volta però superata l’ansia dell’ortografia e degli errori di grammatica, chiarito che nessuno avrebbe messo voti o dato giudizi, le persone hanno cominciato a vedere nella scrittura il piacere anziché lo sforzo, la gratificazione anziché la frustrazione, la chiave per esprimersi. Il tutto condito con il piacere di stare insieme, di fare nuove conoscenze, di uscire di casa, di comunicare con altri e condividere con loro un’attività creativa. E siccome “salire un gradino suscita la voglia di salirne un altro”, molti hanno deciso di avvicinarsi per la prima volta al computer.
Ciò che ne è venuto fuori non è stato un esercizio di “bella scrittura”, ma lo sprigionarsi di energia e creatività. Quando si pensa ad esempio alla persona anziana che scrive, si immaginano spesso solo racconti del passato, ma non è stato così. Tra i materiali raccolti, infatti, vi sono state sì molte storie che riguardano il passato (l’infanzia, i matrimoni, la guerra, la bellezza di un tempo, le piccole e grandi avventure delle persone normali) e a volte poesie dedicate a qualcuno o a qualcosa che si è riaffacciato alla memoria. Ma accanto a tutto ciò, sono stati prodotti altri resoconti che parlano dell’accettazione di una bellezza ormai sfiorita, della necessità di accogliere nuore e generi di un altro colore e di voler darsi da fare a favore dell’integrazione degli immigrati per amore dei figli, dell’interesse per l’ambiente, del recupero di beni collettivi, del piacere di essersi trovati a fare un tratto di strada insieme e scoprire di voler continuare a fare insieme qualcosa che prima non si era immaginato.
Qualche esempio. A Imperia tre ex poliziotti, meridionali e pensionati da poco, hanno preso in mano l’occasione offerta dal progetto e hanno costituito un gruppo di persone per condividere interessi comuni. A Torre del Lago (Lucca) si è ricostruita la storia del paese, quand’era al culmine del suo fasto, ai tempi di Giacomo Puccini, fino al degrado degli anni più recenti. A Viareggio un gruppo di neopensionati sensibili alle tematiche ambientali ha ragionato sulle energie rinnovabili, dando luogo a un vero e proprio monitoraggio ambientale della Versilia. A Roma, infine, i gruppi coinvolti hanno lavorato molto sull’immigrazione, sul coraggio di vivere situazioni difficili come la povertà e su quello di affacciarsi all’uso delle nuove tecnologie per «non chiudersi al mondo ma continuare a farne parte».
«La scrittura – sottolinea Mirella Lattanzi, responsabile del progetto – è stata solo un pretesto, uno strumento, per convincere e stimolare gruppi di anziani a ridiventare o restare protagonisti della loro vita. Attraverso la scrittura si intendeva far riaffiorare nei gruppi di partecipanti la capacità di relazione, le esperienze, la creatività, l’immaginazione, le capacità cognitive per consentire alla fine l’emersione di consapevolezza di sé, autostima, condivisione e capacità progettuale. Migliorare insomma la qualità della vita».
«Questo progetto – ha dichiarato durante la presentazione di Roma Michele Mangano, presidente nazionale dell’Auser – ha liberato risorse umane, restituito fiducia a un futuro che si può progettare, non solo per se stessi, ma anche per il bene della comunità in cui i protagonisti vivono». (G.C.)
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