Parchi a tema e accessibilità: qualcosa si sta muovendo

di Simone Fanti*
Se un recente convegno ha confermato tutte le difficoltà ancora esistenti nel trovare una via comune di avvicinamento tra gli organizzatori dei parchi di divertimento a tema, i costruttori di giostre e il mondo delle persone con disabilità, qualcosa, tuttavia, sembra muoversi positivamente, sia a livello di linee guida nazionali, sia di studi sull’impatto che hanno le varie attrazioni su persone con diverse disabilità, sia da parte delle aziende costruttrici
Minitalia Leolandia
Una delle attrazioni di Minitalia Leolandia, il parco di divertimenti a tema nei pressi di Bergamo

Due ricerche, condotte con metodi scientifici, nell’àmbito del progetto denominato Una giostra per tutti: raccomandazioni per l’accessibilità ai parchi di divertimento per ospiti con disabilità, su persone con disabilità differenti, dimostrano che le attrazioni dei parchi giochi a tema non sono pericolose. Si tratta ovviamente di un progetto pilota di uno studio che dovrà essere ben più articolato, ma che ha già portato alla scrittura di alcune Linee Guida o Raccomandazioni, firmate dall’ISS (Istituto Superiore di Sanità), che sono i mattoncini utili a costruire il percorso che consentirà ai parchi a tema di includere a pieno le persone con disabilità. Un percorso che sarà giustamente lungo, perché non si può scherzare quando in gioco c’è la sicurezza.

Partiamo dalle ricerche. Al Parco di Divertimenti Minitalia Leolandia di Capriate San Gervasio (Bergamo) [se ne legga anche nel nostro giornale, N.d.R.], un gruppo di quarantatré ragazzi di ambo i sessi con sindrome di Down è stato sottoposto a controllo medico, dopo avere affrontato attrazioni con crescente impatto adrenalinico. Dopo ogni attrazione è stato verificato nella saliva dei ragazzi il livello di cortisolo, ormone che misura tra le altre cose il livello di stress cui è sottoposto il corpo, scoprendo che solo all’uscita dalla giostra più impegnativa il livello era leggermente superiore a quello del gruppo di controllo costituito da persone senza disabilità. In contemporanea, poi, sono stati eseguiti test comportamentali e legati all’equilibrio che hanno dimostrato come l’accesso ai rollercoster, le montagne russe, non comporti pericoli.
Al Parco di Divertimenti Miragica di Molfetta (Bari), l’esperimento è stato condotto invece su persone con esiti di paralisi cerebrale infantile, paraplegia midollare, cecità, spina bifida, distrofia muscolare di Duchenne, esiti da trauma cranico, poliomelite, osteogenesi e alcune altre patologie del sistema nervoso. Il risultato è che – a patto di prendere in considerazione alcuni fattori legati alla sicurezza come il piano di evacuazione – l’accesso alle attrazioni «non debba essere negato a priori».
L’intero materiale riguardante queste ricerche può essere scaricato dal sito del CERPA (Centro Europeo di Ricerca e Promozione dell’Accessibilità).

È stato anche questo il punto di partenza di un convegno organizzato dallo stesso CERPA insieme all’ANCASVI (Associazione Nazionale Costruttori Attrezzature Spettacoli Viaggianti), svoltosi a Leolandia la scorsa settimana, che è stato il primo di almeno tre incontri e che ha confermato quanto ancora gli organizzatori dei parchi divertimenti, i costruttori di giostre e il mondo dei disabili siano lontani tra loro e fatichino a trovare una via comune di avvicinamento.
Se da un lato, infatti, ci sono numerose norme e leggi che impongono la non discriminazione delle persone più deboli, dall’altro mancano la informazioni corrette per garantirne la sicurezza. Cosa succede, ad esempio, nel sottoporre alcune persone con disabilità intellettiva ad un’attrazione adrenalinica, oppure a una forte accelerazione, a uno stato di buio completo?
In realtà, parlare di accessibilità delle strutture “pre-attrazione” è molto semplice: si tratta infatti di puro e semplice abbattimento delle barriere architettoniche, ma oltre il cancelletto della giostra tutto cambia: alle difficoltà oggettive di costruire “navicelle” accessibili e di garantire un sistema di ritenuta per chi ha poca consapevolezza del pericolo, va anche aggiunta una componente psicologica e medica. E «creare un parco a tema perfettamente accessibile e poi non garantire l’accesso alle attrazioni – ha sottolineato a Leolandia Gianni Chiari dell’ANCASVI – è come portare un bambino davanti alla gelateria e non comprargli il gelato!».

Qualcosa tuttavia sembra muoversi. Uno dei produttori italiani, infatti, l’Azienda Zamperla, ha collocato dal 2001 a oggi, in giro per il mondo, una quindicina di attrazioni “accessibili” nel senso appena detto. Con una strategia, cioè, che per piccoli e sicuri passi porti a inserire tipologie di disabilità tra coloro che possono fruire delle giostre.
«Se fosse solo una questione di cuore – ha dichiarato durante il convegno della scorsa settimana Danilo Santi, general manager di Gardaland – il problema si sarebbe ben risolto. Ma dobbiamo aderire alle norme per garantire a tutti la massima sicurezza».
E Gardaland, che negli anni scorsi è stato bersaglio di molte critiche, è anche uno dei primi a cercare soluzioni che consentano una fruizione sicura e inclusiva del parco: dalla mappa che permette di conoscere quali attrazioni siano adatte alle diverse tipologia di persone con disabilità, alla verifica dell’accessibilità da parte di una società indipendente, fino a uno specifico punto informativo, per l’interscambio di informazioni.
Già, perché nel futuro prossimo sarà sempre maggiore l’apporto che la persona con disabilità o l’accompagnatore dovranno dare per consentire a chi offre il divertimento di selezionare in maniera “sartoriale” quali attrazioni siano da evitare. Un po’ come accade nel mondo del turismo accessibile in cui non si certifica quasi più l’accessibilità di un dato edificio – non esiste infatti un’accessibilità universale – ma si offrono informazioni oggettive e l’utente decide se è adatto alle proprie esigenze. Così nei parchi a tema di domani verranno offerte agli utenti il maggior numero di informazioni utili possibili e saranno poi loro, o chi li accompagna, a decidere fino a che punto spingersi. Assumendosi le responsabilità delle proprie scelte.

Il presente testo è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it», con il titolo “Disabilità e parchi a tema, prime linee guida per tutti” e viene qui ripreso – con alcuni riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.

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