Buche, fondo sconnesso, veri e propri smottamenti anche sui marciapiedi, auto parcheggiate su questi ultimi e perfino panchine o pali che rendono la sede riservata ai pedoni (e alle persone in carrozzina) larga quasi come una sottile fettuccia (si veda la foto qui pubblicata)…
Che una qualunque cittadina del nostro Paese presenti scenari di questo genere è purtroppo ancora “normale”. Ma si può considerare “normale” che una località con queste caratteristiche possa entrare nella Rete delle Cittàslow – Città del Buon Vivere e continuare a farne parte?
Siamo a Caiazzo, Comune dell’Alto Casertano di 5.969 abitanti, e a segnalarci la vicenda – oltre a documentarla dettagliatamente con una serie di immagini visibili in Youtube (cliccando ad esempio qui e qui) – è quello stesso Roberto Di Iorio, cittadino del luogo con disabilità, assai impegnato nella vita sociale del proprio territorio e già noto ai lettori del nostro sito per avere denunciato qualche tempo fa le barriere dell’ASL CE 1 di Piedimonte Matese, sempre in provincia di Caserta (si legga l’articolo intitolato Siamo il popolo sovrano, non dimentichiamolo mai!, disponibile cliccando qui).
Ma che cosa si intende esattamente per Cittaslow – Città del Buon Vivere? Si tratta, come leggiamo nel sito di presentazione, di una rete internazionale «di Comuni, grandi o piccoli che siano, che si impegnano nel migliorare la qualità della vita degli abitanti e dei visitatori, trasferendo al governo cittadino le esperienze maturate nel mondo enogastronomico attraverso la rete di Slow Food [grassetto nostro in questa e nelle successive citazioni, N.d.R.]».
Nata in Italia nel 1998 per iniziativa dei sindaci di Bra, Greve in Chianti, Orvieto e Positano, nonché della stessa Slow Food, Cittaslow, leggiamo ancora, «attraverso convegni e iniziative culturali promuove una filosofia di vita all’insegna di ritmi più umani ed ecosostenibili. Il titolo di Città Slow viene concesso a tutti quei Comuni con meno di 50.000 abitanti che non siano capoluogo di provincia e che rispettino le caratteristiche dello statuto e del regolamento di adesione. Tale titolo ha durata di 3 anni e si rinnova a condizione che le amministrazioni mantengano le condizioni primarie di ammissibilità».
Ebbene, il citato Comune di Caiazzo faceva parte appunto – nel 2008 – della rete di “Città del Buon Vivere”, assieme a un’altra sessantina di località del nostro Paese (l’intero elenco è disponibile cliccando qui).
Arrivando poi alla sezione Diventare una Cittaslow, Città del Buon Vivere, si legge: «”Buon vivere” significa disporre di soluzioni e servizi che permettono ai cittadini di fruire in modo facile, semplice e godibile della propria città. L’insieme dei requisiti indispensabili per diventare Cittaslow è raggruppato in 6 macrocategorie: Politica Ambientale – Politica Infrastrutturale – Tecnologie per la Qualità Urbana – Valorizzazione delle produzioni autoctone – Ospitalità – Consapevolezza».
Alcune considerazioni a questo punto sono necessarie. Innanzitutto vogliamo subito dire che guardiamo con grande simpatia a questa iniziativa, che si propone di migliorare la nostra società, stimolandone comportamenti virtuosi sul fronte dell’ambiente e della maggiore vivibilità per tutti. Né siamo assolutamente certi – anzi ci permettiamo di dubitarne – che tutte le città appartenenti alla rete italiana di “Città del Buon Vivere” rispettino i requisiti richiesti. Infine, non abbiamo alcuna intenzione di mettere in discussione l'”ospitalità” o la “valorizzazione delle produzioni autoctone” di Caiazzo.
E tuttavia le immagini visibili in Youtube, grazie a Roberto Di Iorio, parlano chiaro: come poter dire che dal punto di vista della «politica ambientale», di quella «infrastrutturale», delle «tecnologie per la qualità urbana» e della stessa «consapevolezza», nella cittadina in provincia di Caserta si disponga «di soluzioni e servizi che permettano ai cittadini di fruire in modo facile, semplice e godibile della propria città»?…
Insomma, buon vivere, ma per chi? Roberto Di Iorio – pur sperando che corrisponda al vero quanto promesso dal sindaco e dall’assessore competente, di «volersi organizzare per rendere Caiazzo più accessibile ad un’utenza diversamente abile» – continua la sua battaglia nei confronti delle istituzioni locali, documentando tutto, perfino la totale inaccessibilità, sia all’esterno che all’interno, del cimitero comunale. E insiste anche a lanciare in internet messaggi all’insegna di un risentito sarcasmo, quali «Disabili al cimitero, solo da morti?» o verità inoppugnabili come «Accessibilità uguale civilità».
Da parte nostra continueremo naturalmente a seguire gli sviluppi della situazione e soprattutto se le promesse dell’Amministrazione Comunale verranno mantenute, consentendo così alla città campana di avere realmente tutte le carte in regola per far parte delle “Città del Buon Vivere”, quei requisiti, cioè, che nel febbraio di quest’anno – quando Cittaslow ha tenuto il suo Coordinamento Internazionale di tre giorni proprio a Caiazzo – non c’erano affatto! (Stefano Borgato)
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