«Due turisti non vedenti, Giampietro Frigerio, 53 anni, di Milano, e Massimo Marni, 52 anni, di Bergamo, sono caduti in mare a Gabicce [in provincia di Pesaro-Urbino, N.d.R.], mentre stavano facendo una passeggiata. Il milanese è morto, mentre il suo amico bergamasco è stato ricoverato all’ospedale di Cattolica in gravi condizioni. È successo venerdì pomeriggio [il 31 luglio, N.d.R.]. Secondo una prima ricostruzione dei carabinieri, l’incidente sarebbe avvenuto perché camminando lungo il molo, Frigerio ha messo male il bastone al quale si appoggiava: non si è reso conto che stava per oltrepassare la banchina ed è precipitato in acqua, seguito a ruota dall’amico che gli stava vicino. Tutto è avvenuto proprio di fronte alla sede della Guardia Costiera».
Questa la sconcertante e tragica notizia che abbiamo letto qualche settimana fa e sulla quale riportiamo la nota elaborata da Giulio Nardone, presidente dell’ADV (Associazione Disabili Visivi), il quale – oltre a ricordare che qualche anno fa a Cattolica, in Romagna, vi era stato un incidente analogo, pur con conseguenze meno gravi – dichiara tra l’altro che «le centinaia di porti e porticcioli che costellano tutto lo sviluppo delle coste italiane nascondono insidie mortali per chi non vede e o vede male». (S.B.)
Dire che porti e moli marittimi e fluviali o lacustri “nascondono” delle gravi insidie per le persone con disabilità visiva non è proprio esatto, dato che tali insidie sono sotto gli occhi di tutti, tranne sotto quelli di chi non può vedere: si tratta delle migliaia di metri di bordi non protetti e senza alcuna segnalazione di pericolo. Chiaramente non si può pensare a ringhiere protettive che ostacolerebbero tutte le operazioni di imbarco di persone e cose, ma è anche vero che esistono dei segnali tattili di pericolo internazionalmente previsti che non darebbero alcun fastidio e che in base alla legge italiana devono poter essere percepiti sotto i piedi. Infatti l’articolo 1, comma 2 c del DPR 503/96 stabilisce che costituisce violazione della normativa sull’eliminazione delle barriere architettoniche «la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo» a non vedenti e ipovedenti.
Se dunque i due ciechi lombardi avessero potuto avvertire sotto i piedi la striscia di semisfere ben percepibile che costituisce un avvertimento inequivocabile del pericolo esistente e che è presente in parecchie centinaia di banchine ferroviarie, si sarebbero tenuti a più di un metro di distanza dal bordo e ora starebbero passeggiando ancora e godendosi la loro vacanza in piena autonomia.
Sì, perché l’autonomia è proprio una delle esigenze sentite da tutti i disabili e sono sempre in numero crescente i non vedenti che cercano di non essere dipendenti da qualcuno. Andare a spasso con una persona amica o un familiare è senz’altro una cosa gradevole, ma quello che non lo è affatto è sentirsi costretti a cercare un assistente se non si vuole restare chiusi in casa. Questa legittima aspirazione potrebbe essere soddisfatta senza rischi, se venissero elininate le barriere percettive e quindi fossero installate le segnalazioni tattili a terra, oltre che nelle stazioni ferroviarie e delle metropolitane e negli aeroporti – dove sono abbastanza diffuse – anche in prossimità degli attraversamenti stradali, con relativi semafori acustici, alle fermate dei mezzi di trasporto e in tutti i luoghi pericolosi.
I bordi delle banchine delle metropolitane sono ormai quasi tutti segnalati con le semisfere in rilievo, ma ciò è stato attuato dopo che un cieco romano finì stritolato sotto un convoglio. Adesso il “sacrificio umano in mare” è stato offerto ai burocrati inadempienti: chissà che d’ora in poi i moli e gli altri luoghi pericolosi per i non vedenti non vengano finalmente segnalati!
*Presidente nazionale dell’ADV (Associazione Disabili Visivi).
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