Cresce ovunque la consapevolezza dei propri diritti

È sempre difficile la situazione di tante persone con disabilità in vari Paesi del mondo, se è vero che ad esempio in Bolivia - uno degli Stati più poveri del Sudamerica, pur vivendo una fase di crescita economica - alcune persone con disabilità stanno protestando, contro gli insufficienti stanziamenti statali, appese a un ponte con la loro carrozzina. E tuttavia, auspicando naturalmente una rapida e positiva soluzione della questione, che ponga fine a manifestazioni tanto estreme, crediamo che anche questi siano importanti segnali di una crescente consapevolezza dei propri diritti
Scontri tra persone con disabilità e la polizia boliviana, La Paz, febbraio 2016
Un’immagine degli scontri delle scorse settimane tra persone con disabilità e la polizia, di fronte al Parlamento boliviano, prima della protesta estrema di questi giorni, che ha visto quattro persone con disabilità motoria appendersi a un ponte con la loro carrozzina

Come interpretare la notizia diffusa dalla testata «L’Indro – L’approfondimento quotidiano indipendente», riguardante la manifestazione estrema attuata in Bolivia da alcune persone con disabilità motoria, che dopo settimane di protesta, si sono appese a un ponte con la loro carrozzina?
Sicuramente la situazione denunciata è drammatica e le proteste – che nei giorni scorsi hanno portato anche a scontri con la polizia nella capitale La Paz – nascono appunto da una parte per lanciare un messaggio eclatante sulle condizioni di vita delle persone con disabilità nel Sudamerica, dall’altra, più specificamente, per contestare l’esiguità del finanziamento statale boliviano di 900.000 dollari (circa 830.000 euro), in favore delle persone con disabilità, versato per la metà in rate mensili ai cittadini e per l’altra metà attraverso progetti finanziati. Uno stanziamento ritenuto del tutto insufficiente, da cui la richiesta – secondo quanto riferisce «L’Indro» – di portarlo ad almeno 70 dollari al mese per persona (circa 65 euro). «Purtroppo – ha dichiarato Alberto Salazar, uno dei manifestanti – non abbiamo avuto ancora alcuna risposta da parte del Governo e abbiamo quindi dovuto ricorrere a queste misure estreme».

Oggi, la Bolivia – che ha tra l’altro ratificato il 16 novembre 2009 sia la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, sia il Protocollo Opzionale della Convenzione stessa (quello che consente al Comitato sui Diritti Umani delle Persone con Disabilità di ricevere anche ricorsi individuali di singoli o di gruppi di individui e di avviare eventuali procedure d’inchiesta) – resta ancora uno tra i Paesi più poveri del Sudamerica, ma i dati economici ne fotografano una situazione di crescita, parallela a una riduzione del tasso di povertà (dal 38% al 18%, secondo alcune fonti).
Diviene pertanto quasi automatico associare proprio a questi progressi economici la “voglia di protesta” delle persone con disabilità, impensabile sino a qualche decennio fa, così come, un po’ di tempo fa, era forse impensabile anche un finanziamento statale in favore della disabilità, pur essendo chiaramente, quello di oggi, del tutto insufficiente.
Oltre quindi a solidarizzare con chi cerca di avere una vita finalmente dignitosa, sperando in una rapida e positiva risposta da parte del Governo boliviano, non possiamo che guardare con favore a questa crescente consapevolezza dei propri diritti e al tentativo di costruire un concreto “movimento di persone con disabilità”, pur dovendo ricorrere a manifestazioni estreme ed eclatanti, come quella in atto in questi giorni. (Stefano Borgato)

Ringraziamo Maria Cosentino per la collaborazione.

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