Dopo il rogo che ha causato nei giorni scorsi la morte di una donna anziana nella Clinica San Francesco Caracciolo di Roma [e l’intossicazione di altri sei pazienti, N.d.R.] si sono levate le voci di quanti chiedono maggiori controlli sulla sicurezza nelle strutture private della capitale e del suo hinterland, soprattutto in materia di norme antincendio. In particolare Carlo Rienzi, presidente del Codacons ha puntato il dito contro le case di riposo private.
«Esprimendo piena solidarietà ai familiari della vittima del rogo di ieri – ha dichiarato Sebastiano Capurso, presidente della Sezione Laziale dell’ANASTE (Associazione Nazionale Strutture per la Terza Età) – auspichiamo altresì che questa morte non sia vana, ma metta in luce le criticità presenti in molte strutture sanitarie, pubbliche e private». L’ANASTE, va ricordato, è l’unica associazione datoriale a rappresentare gli imprenditori di case di riposo e RSA (Residenze Sanitarie Assistite) per anziani.
«Ben vengano, quindi, controlli più accurati sulla sicurezza – continua Capurso – purché non siano, come spesso accade, solo generati dal clima di emotività del momento e quindi sommari e inefficaci. Soprattutto non siano soltanto le strutture private nel mirino di quanti preposti ai controlli: è da chiedersi, infatti, se tutti gli ospedali e le altre strutture pubbliche della nostra Regione siano in regola con le norme antincendio e con le altre normative sulla sicurezza. Sono sicuro, infatti, che controlli capillari e scrupolosi potrebbero rivelare notevoli sorprese».
*Associazione Nazionale Strutture per la Terza Età.
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