Ci cascan tutti, nella “trappola del falso invalido”!

C’è davvero da mettersi le mani nei capelli se anche una testata prestigiosa come il «Corriere della Sera» e un giornalista quotato come Sergio Rizzo cadono nella “trappola dei falsi invalidi”, presentando letture distorsive e lacunose sulle spese per la disabilità nel nostro Paese, come denuncia la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap). «Il risultato - commenta Vincenzo Falabella, presidente della Federazione - è sempre lo stesso: stigma e parzialità»

Giovane davanti al computer con le mani nei capelli«Come ciclicamente avviene [e ben lo testimonano anche i tanti articoli da noi pubblicati, qui a destra elencati, N.d.R.], leggiamo oggi l’ennesimo articolo sul presunto fenomeno dei “falsi invalidi”, basato su una lettura distorsiva e assai lacunosa, anche se di facile impatto mediatico. Spiace che questa ennesima “bufala” sia diffusa da un quotidiano prestigioso come il “Corriere della Sera” e da un giornalista quotato come Sergio Rizzo. Il risultato: stigma e parzialità».
Così Vincenzo Falabella, presidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), commenta il testo intitolato Accompagnatori, ciechi e falsi invalidi: cinque miliardi di welfare clientelare, pubblicato dal «Corriere della Sera» del 31 marzo scorso.

«Rizzo – si legge in una nota diffusa dalla FISH – riporta alcuni dati, enfatizzando, come già aveva fatto a suo tempo l’ex commissario alla revisione della spesa Carlo Cottarelli, lo squilibrio territoriale nell’erogazione delle provvidenze agli invalidi civili. Scrive Rizzo: “Una ‘distribuzione territoriale’ delle pensioni di invalidità, squilibrata al punto che gli assegni pagati in Calabria sono in proporzione agli abitanti almeno il doppio di quelli erogati in Emilia-Romagna, ‘suggerisce abusi’”. Come tuttavia facemmo a suo tempo con Cottarelli, osserviamo a Rizzo che per onestà intellettuale e metodologica andrebbe osservata la spesa sociale nella sua interezza, non limitandosi alle sole pensioni e indennità. Scoprirebbe infatti, insieme anche ad altri opinionisti, che la spesa sociale in servizi e sostegni per la disabilità in Emilia-Romagna è, secondo l’ISTAT, di 4.232 euro all’anno per persona con disabilità, quasi dieci volte la spesa della Calabria (469 euro all’anno). E scoprirebbe anche come aumenti il ricorso alle pensioni di invalidità laddove la spesa sociale e i servizi sono più lacunosi».

«In buona compagnia – prosegue la nota della FISH – Rizzo lascia trasparire abusi, elusioni, truffe, ipotizzando addirittura l’importo (non si comprende su quali stime) di tale fenomeno: 5 miliardi originati da un welfare truffaldino. Dimentica però che dal 2010 al 2015 è stata condotta in Italia una gigantesca campagna di controlli: circa un milione e 200.000 persone. Una campagna condotta dall’INPS su mandato del Parlamento, con costi enormi rispetto ai risultati. La nostra Federazione, infatti, stima prudenzialmente che tale operazione abbia prodotto l’irrisorio risparmio dello 0,2% della spesa annua. Rizzo, e forse anche Boeri [presidente dell’INPS, N.d.R.], ignorano o fingono di ignorare che dal 2007 tutti i verbali prodotti dalle Aziende ASL, con Commissioni di sei operatori, vengono rivisti dall’INPS (altra Commissione), prima che vengano concesse pensioni o indennità. Un apparato di controllo costoso su cui forse è il caso di interrogarsi.
«Noi lo abbiamo fatto – sottolinea Falabella – dal momento che i dati dell’ISTAT, dell’INPS e della Corte dei Conti li conosciamo bene e li abbiamo analizzati con la serietà e l’attenzione che meritano. Siamo quindi disponibili a confrontarci pubblicamente con chiunque. Al contrario, continuiamo ad assistere allo stigma e alla distorsione, che non producono nulla di positivo né per le persone con disabilità, né per le politiche sociali di questo Paese». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@fishonlus.it.

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