La situazione che si è venuta a creare nel nostro Paese negli ultimi mesi – con denunce ai giornalisti, calunnie a direttori e cambi improvvisi di palinsesti televisivi – desta la più viva preoccupazione perché sembra minare ogni possibilità di dialogo e di confronto sereno tra posizioni differenti, ma che dovrebbero essere comunque tese alla ricerca del bene comune.
Il Forum Nazionale del Terzo Settore – da sempre promotore di dialogo e alla ricerca di concrete strategie per allargare gli spazi della democrazia – ritiene che libertà di espressione e libertà di associazione siano facce della stessa medaglia: riguardano la possibilità dei cittadini di conoscere, di partecipare e di decidere. Siamo quindi preoccupati ogni volta che queste libertà vengono umiliate o minacciate. Oggi l’allarme è molto forte e necessita della nostra massima attenzione: non si può far finta di niente e neppure demandare la soluzione alla sola politica, che sembra incapace di trovare risposte condivise.
Da anni il Forum del Terzo Settore ha individuato nel sistema dei media un interlocutore strategico per lo sviluppo associativo. La comunicazione sociale è legata alle esperienze solidali, alle “buone” pratiche, all’impegno civile, ai valori e alla socialità. Tematiche che hanno sempre trovato spazio con moltissima difficoltà e – crediamo – sempre maggiore ne avranno in futuro se perdura questo clima.
Una comunità si riconosce e si ritrova anche intorno all’impegno sociale e civile che esprime solidarietà, volontariato, inclusione, ambiente, diritti, impegno di cura, lotta alle mafie e al narcotraffico. Un impegno che – lo chiediamo da tempo – i media e i giornalisti devono raccontare con maggiore attenzione, professionalità e continuità, essendo messi in condizioni di poterlo fare in maniera libera e autonoma, senza i lacci di un potere politico o economico che vorrebbe raccontare un Paese che non c’è.
Le testate al servizio dei poteri, legate a doppio filo ai Governi, quelle che vivono sotto la cappa di concentrazioni editoriali troppo fitte – che la Legge Gasparri* ha agevolato anziché contrastato – mortificano il racconto del Paese reale, con i suoi elementi critici e le sue potenzialità.
Questa situazione si riflette in maniera ancor più negativa sulla RAI, che dovrebbe garantire spazi pubblici di servizio e pluralismo e invece è piegata al potere della maggioranza politica di turno, che impone la linea editoriale, oltre a direttori, giornalisti, curatori e persino presentatori da promuovere e da allontanare, svuotando delle sue funzioni il Consiglio di Amministrazione.
Da tutto ciò nasce il nostro allarme: il diritto all’informazione e all’accesso viene progressivamente limitato. Così come vengono progressivamente ridotti gli spazi per l’editoria del Terzo Settore, economicamente meno strutturata, ignorata dai circuiti pubblicitari – anche istituzionali – ma in grado di esprimere un potenziale narrativo che, di fatto, rischia di andare perduto, impoverendo, non di poco, la nostra vita sociale, culturale e persino politica.
Il Forum del Terzo Settore raccoglie quindi l’allarme e l’appello della FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana) a promuovere la consapevolezza piena della funzione dell’informazione quale pilastro di ogni democrazia, funzione che è anche politica, ma che non appartiene alla disponibilità del potere. È una materia che va sottratta, prima che sia troppo tardi, alle contingenze dei virulenti contrasti politici e che impone pertanto il rispetto dei princìpi legali e sociali di convivenza di cui è parte integrante.
*La cosiddetta “Legge Gasparri”, dal nome del ministro all’epoca responsabile della materia, il deputato Maurizio Gasparri, è la Legge n. 112 del 3 maggio 2004, “Norme di principio in materia di assetto del sistema radiotelevisivo e della RAI – Radiotelevisione italiana S.p.A., nonché delega al Governo per l’emanazione del testo unico della radiotelevisione”.
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