«Sono una ragazza affetta da sclerosi multipla – ci scrive una lettrice – e ho recentemente concluso il mio ciclo di terapie riabilitative presso l’Ospizio Marino di Grado. Sono però rientrata con molto rammarico, in quanto le notizie che ho avuto sia dagli organi d’informazione sia dai dipendenti, non davano molte speranze sulla continuazione di questo servizio. Non sono al corrente nei dettagli del perché si dovrebbe chiudere una struttura che, pur datata, fornisce un ottimo servizio alle persone con disabilità del Triveneto e non, sono però sicura degli effetti benèfici che i trattamenti hanno su di me, sui movimenti, sulla spasticità, sulla rigidità e talvolta anche sui dolori. Molte persone, poi, che hanno condiviso con me il soggiorno, hanno manifestato anch’esse la loro piena soddisfazione, come pure i loro familiari. Si tratta di un Centro che funziona a pieno ritmo tutto l’anno, dando anche un po’ di “respiro” all’importante e superspecialistico Istituto Gervasutta di Udine. Perché dunque pensare di chiuderlo e non di migliorarlo?».
Innanzitutto ringraziamo la lettrice per averci inviato la sua testimonianza diretta su questa nota struttura dalla lunga storia, della quale conoscevamo anche le più recenti difficoltà economiche. Nato nel 1873 per l’interessamento del medico fiorentino Giuseppe Barellai – da cui oggi prende il nome – il Centro di Grado (Gorizia) si proponeva all’epoca di creare un polo riabilitativo e curativo per i malati di tubercolosi del regno Austro-Ungarico. In oltre centotrent’anni, naturalmente, molta strada è stata compiuta e da tempo l’Istituto è diventato un centro per la riabilitazione integrata di molte malattie che causano disabilità, attraverso un metodo di cura che prende in considerazione il trattamento sia dal punto di vista fisico che psichico della persona. L’Istituto Barellai è di proprietà della Fondazione ONLUS Ospizio Marino di Grado.
Nelle scorse settimane, come detto, abbiamo avuto modo di leggere cronache inquietanti sulla situazione pesantemente debitoria della struttura, che sarebbe il frutto di errori di gestione ormai decennali. Significativo in tal senso anche l’annullamento del servizio di spiaggia, nell’estate scorsa, bloccato da chi lo gestisce a causa dei mancati pagamenti per le prestazioni fornite nel 2008.
Durante un recente Consiglio Comunale a Grado, l’assessore al Bilancio Claudio Gaddi ha dichiarato tra l’altro che «in questo momento è prioritario salvare l’Ospizio Marino, piuttosto che cercare responsabilità politiche o penali, competenza che spetta ad altri organismi» e il sindaco, Silvana Olivotto, ha ggiunto a propria volta «che il futuro della struttura e del personale che ci lavora non può essere messo in discussione». Sappiamo infine anche di un coinvolgimento delle Istituzioni Regionali, per cercare di risolvere la questione.
Ne seguiremo certamente gli sviluppi, senza per altro mai dimenticare quanto recentemente hanno scritto al «Piccolo» di Gorizia due lettori del giornale: «Per molti pazienti, o meglio utenti, il periodo passato presso l’Ospizio Marino è l’unica occasione per prendere sole e godere dell’aria marina. Non si ritiene giusto che i tagli colpiscano sempre i più deboli e bisognosi».
Ecco, insieme al lavoro dei dipendenti da tutelare, questo è l’altro problema fondamentale. E naturalmente le nostre pagine sono aperte a esponenti istituzionali del Comune di Grado, della Provincia di Gorizia e della Regione Friuli Venezia Giulia, per fornire la loro spiegazione su quanto sta accadendo. (S.B.)
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