Salute, disabilità e prevenzione

C’è un capitolo dedicato al tema “Salute e disabilità”, nel “Rapporto Osservasalute” curato dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, e nell’annualità relativa al 2015, presentata in questi giorni, vi si approfondiscono gli aspetti della prevenzione primaria e secondaria. Qui colpiscono soprattutto i dati molto bassi riguardanti le donne con disabilità, rispetto a quelle senza disabilità, in àmbito di prevenzione secondaria, quella cioè che consente le diagnosi precoci di malattia
Donna con disabilità fotografata di spalle in una struttura sanitaria (foto di Annalisa Benedetti)
(Foto di Annalisa Benedetti)

Presentato in questi giorni, il Rapporto Osservasalute 2015 – documento prodotto annualmente dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, allo scopo di fotografare lo stato di salute e la qualità dell’assistenza nei territori regionali – dedica uno specifico capitolo al tema Salute e disabilità, affrontando, in questa annualità, il tema della prevenzione primaria e secondaria.
In particolare, inizialmente viene considerato lo stato di salute fisico e psicologico delle persone con disabilità, guardando successivamente ad alcuni aspetti relativi alla prevenzione primaria, ossia a quelle azioni e stili di vita che riducono i fattori di rischio, quali l’accesso alla vaccinazione antinfluenzale e la presenza di sovrappeso o obesità. Infine vengono trattati alcuni indicatori di prevenzione secondaria, ovvero quelli riferibili alla realizzazione di programmi di screening che permettono la cosiddetta “diagnosi precoce”, come gli screening femminili e quello del colon-retto. Nello specifico, rispetto agli indicatori di prevenzione secondaria considerati nel Rapporto, questi non si riferiscono ai programmi di screening organizzati dal Servizio Sanitario Nazionale, delle ASL e dalle Regioni, ma prendono in considerazione l’accesso a questo tipo di accertamenti, indipendentemente dal fatto che siano stati effettuati o meno nell’àmbito di programmi di prevenzione nazionali o locali.
I dati riportati in questo Rapporto sono quelli riconducibili all’indagine ISTAT sulle Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari condotta nel 2012-2013, all’interno della quale sono considerate persone con disabilità coloro che «dichiarano il massimo grado di difficoltà nelle funzioni motorie, sensoriali o nelle funzioni essenziali della vita quotidiana».

Ebbene, gli indici di stato di salute fisico e psicologico delle persone con limitazioni funzionali di 14 anni e oltre presentano valori decisamente inferiori rispetto a quelli del resto della popolazione (rispettivamente 30,2 vs 52,0 per l’indice di stato fisico e 39,9 vs 49,5 per l’indice di stato psicologico). A livello territoriale, è la Provincia Autonoma di Bolzano a registrare per le persone con disabilità i valori più alti dei due indici: rispettivamente 32,8 e 45,1.
Per quanto poi riguarda la prevenzione primaria, il Rapporto evidenzia che circa due terzi delle persone con limitazioni funzionali di 65 anni e oltre accedono alla vaccinazione antinfluenzale (il 64,9% degli uomini e il 60,7% delle donne), mentre solo circa una persona su quattro con limitazioni funzionali di età compresa tra i 6 e i 64 anni si vaccina (uomini: 24,0%; donne: 24,5%).
Rispetto alla popolazione generale, si riscontrano nelle persone con limitazioni funzionali percentuali più elevate di obesità, soprattutto fra le donne. Il 21,2% delle donne con limitazioni funzionali di 18 anni e oltre, infatti, sono obese, a fronte del 9,3% riscontrato nel complesso della popolazione femminile, mentre la percentuale di uomini di pari età obesi è del 15,5% a fronte dell’11,5% della popolazione maschile complessiva.

Venendo quindi alla prevenzione secondaria, le donne con limitazioni funzionali di 25-64 anni che si sono sottoposte nella loro vita a più di un Pap-test [esame citologico che indaga le alterazioni delle cellule della cervice dell’utero, N.d.R.] sono il 52,3% e quelle  tra i 50 e i 69 che si sono sottoposte a più di una mammografia sono il 58,5%, valori di oltre 15 punti inferiori rispetto a quelli raggiunti dal resto della popolazione femminile (rispettivamente 67,5% e 75%).
Nelle Raccomandazioni di Osservasalute si consiglia pertanto di indagare i motivi di tale gap, verificando l’accessibilità delle strutture, in particolare in Regioni come la Sicilia, la Calabria e la Campania, che presentano percentuali particolarmente basse di donne con limitazioni funzionali, che si sottopongono agli screening femminili.
Condizioni di discriminazione multipla, infine, si evidenziano per le donne con disabilità anche riguardo allo screening del colon-retto: gli uomini con limitazioni funzionali tra i 50 e i 69 anni che hanno eseguito almeno un test per la ricerca del sangue occulto oppure una rettosigmoidoscopia o una colonscopia a scopo preventivo sono il 37,3% (a fronte del 38,3% per gli uomini senza limitazioni funzionali), a differenza di ciò che accade per le donne con disabilità di pari età, che eseguono gli stessi screening nel 29,3% dei casi (36,5% per le donne senza limitazioni funzionali). (Daniela Bucci)

La presente nota è già apparsa nel portale «Condicio.it – Dati e cifre sulla condizione delle persone con disabilità», spazio di comunicazione che è il frutto di un progetto della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap). Viene qui ripresa – con alcuni riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.

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