«La buona notizia della chiusura di Reggio Emilia segue quella della chiusura di Secondigliano (Napoli). Ora vanno chiusi quelli di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), Aversa (Caserta) e Montelupo Fiorentino (Firenze), dove restano meno di ottanta persone internate, ma c’è anche da smascherare l’operazione fatta a Castiglione delle Stiviere (Mantova), dove l’OPG ha solo cambiato targa diventando una “mega REMS” (Residenza per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza), con oltre duecento internati, come denunciato dallo stesso commissario per il superamento degli OPG Franco Corleone. A Reggio Emilia, inoltre, è venuta alla luce anche la situazione drammatica e finora sottovalutata dei detenuti con sopravvenuta malattia mentale, che finora erano trasferiti dal carcere per finire rinchiusi in OPG, e per i quali invece devono essere garantite cure adeguate, che come ben sappiamo, né il carcere, né gli OPG, né le “istituzioni totali” in genere sono in grado di assicurare».
Lo si legge in una nota diffusa da Stefano Cecconi, Vito D’Anza, Giovanna Del Giudice, Denise Amerini e Patrizio Gonnella, a nome del Comitato Stop OPG – organismo che conduce ormai da anni una dura battaglia per la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari ancora presenti nel nostro Paese – dopo la comunicazione, da parte del commissario Corleone, della chiusura dell’OPG di Reggio Emilia.
«Mentre quindi il commissario Corleone insiste sia per accelerare la chiusura degli OPG supersiti – prosegue la nota – sia per monitorare il funzionamento delle REMS, chiedendo giustamente un provvedimento volto a fermare gli ingressi nelle stesse di persone con misura di sicurezza provvisoria, il nostro Comitato gli conferma la piena disponibilità a collaborare, ribadendo che a nostro avviso egli debba procedere, prioritariamente e con la massima urgenza, per la presa in carico da parte dei servizi dei territori di appartenenza – e non necessariamente per un trasferimento nelle REMS – delle persone ancora internate negli OPG, così da chiudere questi ultimi in via definitiva. E che debba agire, nel rispetto del mandato ricevuto, soprattutto per garantire che le misure alternative alla detenzione, quindi anche alle REMS, siano la norma e non l’eccezione, il che vuol dire investire decisamente sul potenziamento dei servizi socio sanitari e di salute mentale, per garantire che sia l’inclusione sociale la via maestra per assicurare cura e riabilitazione, e sempre diritti e dignità». (S.B.)
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