Integrazione sociale in quartieri periferici: un nome impegnativo per un progetto che in realtà propone una serie di azioni quanto mai semplici e concrete. Si tratta di un’iniziativa presentata nei giorni scorsi a Torino e realizzata dalla locale CPD (Consulta per le Persone in Difficoltà), insieme all’ATC (Agenzia Territoriale per la Casa) del capoluogo piemontese e con il contributo della Fondazione Vodafone Italia, allo scopo di migliorare le condizioni di vita e la struttura sociale nei quartieri di edilizia popolare.
In particolare il progetto guarderà alle aree condominiali di pertinenza dell’ATC in cui vi sia necessità di interventi per alleviare il disagio a persone in difficoltà e per favorire l’integrazione di gruppi sociali differenti. Beneficiarie saranno dunque soprattutto le cosiddette “categorie svantaggiate”, vale a dire persone con disabilità e anziani, ma anche famiglie disagiate ed emarginate in genere, che non risultino ancora in carico dei servizi sociali.
Le azioni previste – che in una prima fase riguarderanno alcuni condomìni della Circoscrizione 9 della Città di Torino, per poi allargarsi alla Circoscrizione 2 e successivamente all’intero territorio urbano entro il 2011 – consisteranno in un servizio di sportello informativo e di consulenza, in varie iniziative di contrasto alla solitudine, nel coinvolgimento di volontari interni al nucleo abitativo (soprattutto cittadini stranieri), per creare reti di reciproco sostegno fra inquilini e ancora, nella creazione di gruppi di auto-mutuo aiuto.
In sostanza l’idea è quella di lavorare alla creazione di una rete di solidarietà all’interno dei condomìni, nella convinzione che solo passando da un’ottica preattmente assistenziale a una più attiva, basata sul reciproco aiuto, si possa migliorare il tessuto sociale.
«Noi che lavoriamo con le persone in difficoltà – ha dichiarato il presidente della CPD di Torino Paolo Osiride Ferrero – non possiamo non avere fiducia nel prossimo, nell’altro, nel vicino. Da questa convinzione nasce questo progetto, rivolto in modo particolare ai quartieri socialmente più in difficoltà. Qui offriamo il nostro impegno e la nostra esperienza per migliorare le condizioni di vita di chi ne ha bisogno, ma stavolta non ci fermiamo qui. Vogliamo infatti superare la divisione tra assistente e assistito, la differenza concettuale tra chi offre aiuto e chi lo riceve, riscoprendo il senso della comunità, il rapporto tra le generazioni e le diverse etnie. Vogliamo insomma che chi vive nello stesso condominio e condivide le medesime difficoltà quotidiane torni a darsi una mano, in nome del dono e della reciprocità. Il lavoro è lungo e impegnativo, ma la creazione di reti di solidarietà è un obiettivo imprescindibile». (S.B.)
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