L’Italia sotto la lente dell’ONU, avevamo titolato la scorsa settimana, presentando il cosiddetto “Dialogo Costruttivo” di Ginevra, durante il quale il Comitato delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità – organismo che verifica lo stato di applicazione della Convenzione nei vari Paesi che l’hanno ratificata – avrebbe dovuto ascoltare le risposte italiane ai numerosi quesiti posti dal Comitato stesso.
Ebbene, a giudicare da quanto racconta Giampiero Griffo, uno dei rappresentanti del FID (Forum Italiano sulla Disabilità) giunti in Svizzera per l’occasione, che parla apertamente di «brutta figura», la “performance” offerta dalla delegazione ufficiale del nostro Paese non è stata certo tra le migliori.
Ma andiamo per ordine e vediamo innanzitutto come si è mosso a Ginevra il citato FID (Forum Italiano sulla Disabilità), organismo membro dell’EDF (European Disability Forum) e che, lo ricordiamo, rappresenta a livello europeo le istanze delle persone con disabilità in Italia, dopo l’unificazione del CND (Consiglio Nazionale sulla Disabilità) e del CID.UE (Consiglio Italiano dei Disabili per i rapporti con l’Unione Europea), a nome delle decine di organizzazioni aderenti alla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e alla FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali di Persone con Disabilità).
Nei mesi scorsi era stato lo stesso FID a illustrare al Comitato dell’ONU il proprio “rapporto ombra” (Shadow Report) sull’applicazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, elaborato dalla società civile e alternativo a quello ufficiale del Governo Italiano.
«Oltre che da chi scrive – spiega Griffo, rappresentante del FID presso l’EDF – la nostra delegazione a Ginevra era composta dal presidente del Forum Rodolfo Cattani, dalla vicepresidente Donata Pagetti Vivanti (Giunta Nazionale FISH), da Nazaro Pagano, presidente dell’ANMIC (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili) e da Giuseppe Petrucci, presidente dell’ENS (Ente Nazionale Sordi), con i rispettivi collaboratori Carlo Calvani e Humberto Insolera, da Luisella Bosisio Fazzi, presidente di FONOS (Fondazione Orizzonte Sereni) e coordinatrice del Comitato di Redazione del rapporto alternativo del FID e da Vincenzo Zoccano, componente della Direzione Nazionale dell UICI e presidente della Consulta Regionale delle Associazioni di Persone Disabili e delle Loro Famiglie del Friuli Venezia Giulia. Al nostro fianco gli esperti dell’European Disability Forum e dell’International Disability Alliance, che supportano la partecipazione della società civile, e in particolare delle organizzazioni delle persone con disabilità, nel processo di dialogo costruttivo. Prima della sessione ufficiale dedicata all’Italia, abbiamo organizzato un evento collaterale, sollevando i principali temi che la società civile del nostro Paese aveva chiesto di analizzare come priorità: dalla definizione di disabilità all’“accomodamento ragionevole”, dall’accessibilità all’educazione inclusiva, dalla vita indipendente alla capacità legale, fino ai fondi destinati alla disabilità».
Le note dolenti, però, sono arrivate, secondo Griffo, dalla delegazione ufficiale italiana. «È proprio così. Non mi sembra infatti che per l’occasione l’Italia abbia fatto una bella figura. Credo anzi che sarebbe più appropriato parlare di “confronto distruttivo” anziché di “dialogo costruttivo”… La delegazione era guidata da Gianludovico de Martino, presidente del CIDU (Comitato Interministeriale per i Diritti Umani), con l’ambasciatore Maurizio Enrico Serra, rappresentante permanente presso le Organizzazioni Internazionali a Ginevra, intervenuto solo inizialmente, Isabella Menichini del Comune di Milano, Alessandro Solipaca dell’ISTAT, Alfredo Ferrante Focal Point della Convenzione ONU presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il consigliere Simone De Santi del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e Valerio Serafini dell’UNAR (Ufficio Nazionali Antidiscriminazioni). Ebbene, le competenze tecniche sulla materia non sempre si sono rivelate all’altezza del confronto e ritengo che nemmeno l’approccio sia stato corretto: l’adesione a una Convenzione dell’ONU sui Diritti Umani, infatti, è un atto volontario degli Stati, che presuppone una collaborazione fattiva per affrontarne le sfide dell’applicazione, e non un esame sulla bontà dell’azione degli Stati stessi. I nostri rappresentanti, dunque, avrebbero dovuto rispondere con pacatezza e sincerità alle domande del Comitato, e non adottando un costante atteggiamento difensivo. Discutibili, infine, anche i comportamenti durante le due giornate di analisi, con ritardo nell’interlocuzione e mancato rispetto dei tempi definiti dal Comitato ONU, oltre a un certo pressappochismo in una serie di risposte».
«E più strettamente sul piano dei contenuti?», chiediamo a Griffo. «L’andamento della sessione ufficiale – ci spiega -, cui la nostra delegazione, va ricordato, non aveva diritto di parola, prevedeva un’introduzione curata da Gianludovico de Martino e distribuita al Comitato. A leggere tale documento sembra proprio che l’Italia spenda tanto per la disabilità e che complessivamente tutto vada bene!… Dopo questo passaggio, i componenti del Comitato potevano porre una serie di domande legate a un gruppo di articoli cui, dopo una pausa di venti minuti per ogni gruppo di quesiti, la delegazione italiana doveva rispondere. Purtroppo le domande sono state spesso eluse o le risposte inadeguate, anche “sforando” sui tempi definiti dalla coordinatrice della sessione, la cilena Maria Soledad Cisterna Reyes, presidente del Comitato ONU. Altre volte ancora si è risposto in modo discutibile alle richieste di chiarimento, dichiarando ad esempio che “le Regioni italiane offrono servizi omogenei su tutto il territorio” o che “le azioni per l’accessibilità sono generalmente efficaci”!…».
Un quadro, dunque, che quasi segnatamente ha portato a conclusioni pesanti da parte del Comitato ONU, espresse per tramite dell’inglese Diane Kingston, rapporteur per l’Italia. «Non c’è stato un dialogo costruttivo – ha sottolineato infatti – e le risposte della delegazione italiana non sono state soddisfacenti sul sistema di sostegno ai diritti; sull’accomodamento ragionevole non ancora definito; sull’assenza di una Commissione Nazionale Indipendente sui Diritti Umani; sulla mancata approvazione della legge per la LIS [Lingua Italiana dei Segni, N.d.R.]; sulla qualità degli insegnanti e dei servizi per l’inclusione scolastica; sull’articolo 12 della Convenzione e sulla capacità legale delle persone con disabilità intellettiva e psicosociale; sulla carenza di servizi per la vita indipendente; sull’accessibilità e sulla mancanza di dati riguardanti le azioni che la promuovono, oltreché sulle sanzioni comminate agli inadempienti; sul sostegno alla partecipazione delle organizzazioni di persone con disabilità nella definizione e nel monitoraggio delle legislazioni e delle politiche necessarie ad attuare la Convenzione; sulla mancanza, infine, del meccanismo di monitoraggio alla Convenzione stessa, previsto dall’articolo 33, comma 2 di essa». In pratica, risposte insoddisfacenti su numerosi e sostanziali articoli della Convenzione!
A questo punto, alla luce di quanto detto, non è difficile prevedere una certa severità nelle Osservazioni Conclusive del Comitato ONU, che saranno disponibili all’inizio della prossima settimana. A tradurle in italiano sarà sempre il FID, che le diffonderà tra i propri Soci. «Sarà tuttavia particolarmente importante – conclude Griffo – che esse possano essere incluse all’interno del dibattito della quinta Conferenza Nazionale sulla Disabilità, in programma a Firenze, com’è noto, il 16 e 17 settembre prossimi». (S.B.)
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