Politiche di genere che (finalmente) includano le donne con disabilità

Studiare a fondo, creare le condizioni necessarie e produrre risultati - culturali, scientifici, tecnologici e anche legislativi - che portino a politiche di genere ove siano incluse anche le donne con disabilità: nasce per questo l’importante progetto scientifico quadriennale, denominato “RISEWISE” (“RISE Women with Disabilities in Social Engagement”, ovvero “Portare le donne con disabilità verso l’inclusione sociale”), che è stato presentato dall’Università di Genova e che annovera tra i propri partner anche la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap)

Giovane donna in carrozzina«Saranno le donne con disabilità le protagoniste di questo progetto»: è quanto emerso con chiarezza durante il meeting romano di presentazione del progetto RISEWISE (“RISE Women with Disabilities in Social Engagement”, ovvero “Portare le donne con disabilità verso l’inclusione sociale”) e la cornice nella quale esso si svilupperà sarà la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità in una lettura di genere.

Avevamo nelle scorse settimane proposto un ampio e dettagliato approfondimento su RISEWISE (di cui suggeriamo senz’altro la consultazione), importante progetto scientifico quadriennale promosso dall’Università di Genova, nato per affrontare ogni aspetto della disabilità attraverso un approccio olistico interdisciplinare. I vari àmbiti coinvolti, infatti, saranno la sociologia, la psicologia, l’informatica, il diritto, l’ingegneria e la politica, con riferimento al quadro normativo esistente e al sostegno delle attuali tecnologie assistive. E l’obiettivo sarà segnatamente anche quello di influenzare la politica pubblica verso le donne e le donne con disabilità.
«Questa – ha spiegato la responsabile scientifica Cinzia Leone – è un’iniziativa all’avanguardia, per quanto riguarda donne, ricerca e disabilità, un’occasione importante per l’Università e anche per la sottoscritta, di fare ricerca e aiutare in un campo dove c’è tanto bisogno e molto disinteresse. Le donne e i ricercatori coinvolti nell’attività di studio, anche uomini, faranno visite presso le Università e le Piccole e Medie Imprese che parteciperanno al progetto tra Italia, Austria, Svezia, Spagna, Turchia e Portogallo, implementando buone prassi e apportando possibili migliorie per la loro vita sociale, lavorativa e familiare. Tutto quanto sopra attraverso lo scambio di periodi medio-lunghi di visite presso i partner coinvolti nell’iniziativa».

«È assai significativo – commenta Silvia Cutrera, presidente dell’AVI Roma (Agenzia per la Vita Indipendente), che ha partecipato alla presentazione di RISEWISE  che l’inizio di questo progetto sia stato di poco successivo alle Osservazioni Conclusive al primo Rapporto Ufficiale dell’Italia, prodotte dal Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, in riferimento all’attuazione dei princìpi e delle disposizioni contenute nella Convenzione ONU, e alle tante preoccupazioni contenute in quelle Osservazioni, rispetto alle discriminazioni multiple cui sono sottoposte le donne con disabilità. Come noto, infatti, la Convenzione riserva un’attenzione speciale alle donne con disabilità e l’articolo 6 di essa (Donne con disabilità) riconosce che le multidiscriminazioni subite dalle donne con disabilità ne impediscono l’uguaglianza, ovvero quello che dovrebbe essere un principio fondamentale dei diritti umani. Numerosi altri articoli della Convenzione, inoltre, sono strettamente correlati al sesto, con uno spirito trasversale che è quello di rimuovere gli ostacoli che impediscono la parità di accesso delle donne con disabilità all’istruzione, all’occupazione, alla partecipazione politica e sociale, alla giustizia e all’assistenza sanitaria (compreso ciò che concerne la salute sessuale e riproduttiva), oltreché alla libertà di scelta su come, dove e con chi vivere».
Insieme a Giampiero Griffo di DPI (Disabled Peoples’ International) – che sta fornendo un prezioso apporto a questa iniziativa – Cutrera rappresentava per l’occasione la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che in quanto partner del progetto parteciperà attivamente alle varie fasi di esso, analizzando le barriere esistenti negli altri Paesi partner, condividendo le proprie competenze e metodi di inclusione, studiando la condizione di disabilità delle donne attraverso una serie di interviste e infine elaborando i risultati che potranno essere utili per indirizzare politiche di genere in cui anche le donne con disabilità siano incluse.

A Roma era presente anche Gianni Vercelli del DIBRIS (Dipartimento di Informatica, Bioingegneria, Robotica e Ingegneria dei Sistemi) dell’Università di Genova, che ha voluto sottolineare come «il valore aggiunto di RISEWISE sia quello di avere un gruppo di Centri di Ricerca, Associazioni e Università che lavoreranno insieme nei prossimi anni, non solo per testare e provare le tecnologie abilitanti, le cosiddette Assistive Technologies, su persone che ne necessitano, come nel caso specifico le donne con disabilità, ma anche per vedere come poter favorire attraverso le ICT [“Information and Communication Technologies”, ovvero “Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione”, N.d.R.], il ricollocamento lavorativo, l’engagement [il “coinvolgimento”, N.d.R.] e quanto sostanzialmente sia necessario per tornare alla “normalità”. Ciò che è sicuramente fondamentale è che tramite questo progetto sarà possibile per i ricercatori e gli end-user [“utilizzatori finali”, N.d.R.], avere dei periodi di confronto, a livello europeo, su scenari e con tecnologie che altrimenti a livello locale sarebbe stato molto difficile poter conseguire».

Cristina Candito, infine, della Facoltà di Architettura dell’Ateneo genovese, ha spiegato come sia avvenuto il suo coinvolgimento nell’iniziativa: «I miei argomenti di ricerca – ha dichiarato – riguardano in generale la rappresentazione scientifica dello spazio nel piano (geometria proiettiva e descrittiva) nei suoi aspetti storici (disegni e immagini per la rappresentazione dell’architettura e storia della rappresentazione), con riguardo alle metodologie tradizionali e alle innovazioni digitali. In occasione di un PRIN (Progetto di Rilevante Interesse Nazionale) cui ho partecipato sulle Architetture Prospettiche, ho avuto modo di acquisire e impiegare della strumentazione (fotografica e informatica) per la realizzazione di foto sferiche effettuate allo scopo di studiare le relazioni tra spazio reale e illusorio. Sotto questo stimolo, dunque, ho cercato di individuare un’applicazione di questi stessi strumenti anche per la fruizione di luoghi di lavoro e di interesse artistico da parte delle persone con disabilità, in linea con alcune tendenze dell’impiego di elaborati grafici interattivi e immersivi per la diffusione della conoscenza dei beni culturali». (Stefano Borgato)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Medea Garrone (addetta stampa di RISEWISE), mede.garrone77@gmail.com.

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