L’approvazione da parte dell’Assemblea delle Nazioni Unite, dei diciassette Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals), avvenuta – come ampiamente riferito anche su queste pagine – il 25 settembre dello scorso anno, all’interno del documento Transforming our World: the 2030 Agenda for Sustainable Development, ha posto in evidenza la necessità di fare un salto di qualità nella definizione delle politiche di sviluppo in tutti i Paesi delle Nazioni Unite. Se infatti le strategie in passato si limitavano a fissare obiettivi senza specifiche relazioni tra di loro (eradicare la povertà; intervenire sui disastri umani e naturali; combattere i cambiamenti climatici; realizzare politiche di sviluppo), oggi invece è cresciuta la consapevolezza che tutti questi elementi critici hanno uno stretto legame tra loro: i disastri colpiscono lo sviluppo e aggravano le condizioni di povertà; lo sviluppo economico deve includere tutti i cittadini, senza lasciare nessuno indietro e prevenire i disastri e ridurre le emissioni di anidride carbonica e così via.
Quel documento impegna inoltre i Governi a includere nelle decisioni sia di politica interna sia di intervento nella cooperazione internazionale gli elementi contenuti negli Obiettivi. Conoscerlo bene, quindi, può aiutare il movimento per i diritti delle persone con disabilità nella sua azione di tutela dei diritti umani, intrecciandolo strettamente alla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Come avevamo infatti annotato a suo tempo, gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile includono i diritti di tutti i cittadini e in ben sette punti citano esplicitamente le persone con disabilità. Vediamoli da vicino.
Innanzitutto viene sottolineata l’importanza di tutti gli strumenti internazionali di tutela dei diritti umani – tra cui, quindi, anche la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità – e l’impegno degli Stati a rispettare la Carta delle Nazioni Unite, che sottolinea come i Paesi Membri debbano «rispettare, proteggere e promuovere i diritti umani e le libertà fondamentali di tutti», anche per le persone con disabilità (punto 19).
Allo stesso tempo, il punto 23 afferma che tutte le persone vulnerabili – con citazione esplicita delle persone con disabilità – debbano essere rafforzate nelle loro capacità e nella partecipazione alla società e che gli Stati debbano assumere più forti ed effettive misure per rimuovere ostacoli e resistenze, rafforzando il sostegno ai bisogni speciali anche in situazioni di aiuti umanitari.
E ancora, tutte le persone – e anche quelle con disabilità -, come recita il punto 25, devono «avere accesso a opportunità di apprendimento permanenti che permettano loro di acquisire gli strumenti e le conoscenze necessarie per partecipare pienamente alla vita sociale».
Guardando poi specificamente ai diciassette Obiettivi, all’interno dell’Obiettivo 4 (Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti), il punto 4.5 impegna ad «eliminare entro il 2030 le disparità di genere nell’istruzione e garantire un accesso equo a tutti i livelli di istruzione e formazione professionale delle categorie protette, tra cui le persone con disabilità», mentre il punto 4.a chiede di «costruire e potenziare le strutture dell’istruzione che siano sensibili ai bisogni dell’infanzia, alle disabilità e alla parità di genere e predisporre ambienti dedicati all’apprendimento che siano sicuri, non violenti e inclusivi per tutti».
Successivamente, all’interno dell’Obiettivo 8 (Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti), il punto 8.5 dichiara che entro il 2030 bisogna «garantire un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per donne e uomini, compresi i giovani e le persone con disabilità, e un’equa remunerazione per lavori di equo valore».
Anche l’Obiettivo 10 (Ridurre l’ineguaglianza all’interno di e fra le Nazioni), prevede al punto 10.2 che entro il 2030 si debba «potenziare e promuovere l’inclusione sociale, economica e politica di tutti, a prescindere da età, genere, disabilità, razza, etnia, origine, religione, stato economico o altro», e l’Obiettivo 11 (Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili) parla al punto 11.2 della necessità di garantire a tutti, entro il 2030, «l’accesso a un sistema di trasporti sicuro, conveniente, accessibile e sostenibile, migliorando la sicurezza delle strade, in particolar modo potenziando i trasporti pubblici, con particolare attenzione ai bisogni di coloro che sono più vulnerabili, donne, bambini, persone con disabilità e anziani». Il punto 11.7, quindi, sottolinea a propria volta che si dovrà «fornire, entro il 2030, accesso universale a spazi verdi e pubblici sicuri, inclusivi e accessibili, in particolare per donne, bambini, anziani e persone con disabilità».
Per quanto poi concerne le cosiddette “Attività sistemiche”, nell’area del Partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile (Obiettivo 17), al punto 17.18 si afferma che entro il 2020 – attenzione alla data diversa rispetto ai precedenti passaggi – si dovrà «rafforzare il sostegno allo sviluppo dei Paesi emergenti, dei Paesi meno avanzati e dei piccoli Stati insulari in Via di Sviluppo. […] Incrementare la disponbilità di dati di alta qualità, immediati e affidabili, andando oltre il profitto, il genere, l’età, la razza, l’etnia, lo stato migratorio, la disabilità, la provenienza geografica e altre caratteristiche rilevanti nel contesto nazionale».
Infine, il punto 74 del documento sottolinea che «i processi di monitoraggio e verifica sono orientati dai seguenti principi che si articolano su tutti i livelli: […] g. Saranno rigorosi e basati su delle prove, aggiornati da valutazioni condotte dai Paesi e da dati di alta qualità, accessibili, tempestivi, attendibili e disaggregati per reddito, genere, età, razza, etnia, stato della migrazione, disabilità, provenienza geografica e altre caratteristiche rilevanti nel contesto nazionale».
La lista di tutte queste indicazioni, pertanto, tocca molti temi che riguardano tradizionali richieste delle Associazioni di persone con disabilità e delle loro famiglie. Ecco quindi una buona ragione per approfondire questa strategia delle Nazioni Unite e conseguentemente ad essa elaborare proposte di azioni a livello italiano.
Membro del Consiglio Mondiale di DPI (Disabled Peoples’ International).
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