Sono importanti in pari misura sia lo scopo che l’àmbito di applicazione di una Delibera recentemente approvata dalla Regione Friuli Venezia Giulia, riguardante l’Adozione della Raccomandazione per il superamento della contenzione nelle strutture sanitarie, socio-sanitarie e assistenziali pubbliche e private convenzionate con il Servizio Sanitario Regionale.
In pratica, si tratta di un prezioso provvedimento con il quale si intende superare il ricorso alle pratiche di contenzione meccanica e farmacologica, non solo per quanto concerne la salute mentale nei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC), ma anche in tutte le strutture sanitarie, socio-sanitarie e assistenziali pubbliche e private convenzionate con il Servizio Sanitario Regionale «in cui venga prestata assistenza – come si legge nel testo della Raccomandazione – sia in àmbito acuto che cronico (strutture ospedaliere, di riabilitazione, di lungodegenza, case di riposo, comunità terapeutiche, ecc.)», rivolgendosi «agli operatori coinvolti nelle attività a tutela dei pazienti fruitori di prestazioni sanitarie e/o socio-assistenziali (soggetti deboli quali ospiti fragili, vulnerabili, portatori di disabilità fisica e/o psichica, non autosufficienti e anziani)».
«Gli enti del Servizio Sanitario Regionale – si legge ancora – devono, in particolare, attivare iniziative e processi finalizzati al superamento delle pratiche di contenzione in tutte le strutture pubbliche e private convenzionate, garantendo la partecipazione di tutto il personale a percorsi di formazione relativi alle diverse soluzioni organizzative e metodiche alternative alla contenzione [grassetti nostri nelle citazioni, N.d.R.]».
«In realtà – sottolinea Valerio Canzian di URASAM Lombardia (Unione Regionale Associazioni Salute Mentale) – non si tratta solo di semplici Raccomandazioni. Sono indicate infatti anche le azioni da intraprendere nei vari contesti e situazioni, le modifiche ambientali da realizzare, gli adempimenti da espletare, gli indicatori per il monitoraggio per il superamento della contenzione». E significativamente commenta: «Là dover si vuole si può. A iniziare dalla conoscenza del fenomeno, dal rifiuto di accettare pratiche consolidate lesive della incolumità e della dignità della persona, dall’esigere la promozione di pratiche di recovery [“recupero”, N.d.R.], di emancipazioni, di inclusione, di promozione della salute e non di semplice controllo/contenimento».
Per altre Regioni, dunque, che volessero agire in questo settore, c’è un punto di riferimento di spessore, non certo trascurabile. (S.B.)
Ringraziamo Giovanni Merlo per la collaborazione.
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