La riduzione indifferenziata di 1.000 euro per progetto personalizzato, deliberata dalla Giunta Regionale della Sardegna [il nostro sito se n’è occupato nei giorni scorsi con i testi disponibili cliccando qui e qui, N.d.R.], costituisce una decisione inaccettabile perché ingiusta, indiscriminata e destinata a rimettere in discussione parte significativa dei servizi sociali integrati.
Lo abbiamo denunciato in un documento della FISH Sardegna dei primi giorni di gennaio [lo si legga cliccando qui, N.d.R.], riproponendo contestualmente la nostra richiesta di incontro con l’assessore regionale alla Sanità, per altro già avanzata addirittura dal mese di aprile dell’anno appena trascorso.
La nostra insistenza per un incontro, del resto, derivava dalla convinzione che occoresse avviare rapidamente un esame dei progetti legati alla Legge 162/98, prima della nuova scadenza della loro presentazione. Infatti, l’esigenza di condurre un monitoraggio e un’analisi dei risultati era presente da tempo nelle discussioni della nostra Federazione, anche perché l’evoluzione dell’esperienza manifestava evidenti segni di difficoltà. Per questo la FISH Sardegna aveva prospettato alle Giunte che hanno governato la Regione la necessità di una revisione delle diverse modalità e l’utilità di una verifica dell’impatto dei progetti personalizzati.
Il progressivo aumento delle richieste di finanziamento, l’inadeguatezza della valutazione, l’aumento di distorsioni, di evidenti diversità di trattamento e di comportamenti non coerenti da parte di molti Comuni e operatori, imponevano pertanto da tempo un attento monitoraggio, una rivisitazione e una ridefinizione delle attività e delle tipologie delle prestazioni programmate.
La nostra preoccupazione per il miglioramento del “modello 162” fu oggetto di una discussione che si sviluppò per un anno e che si concluse, nell’aprile del 2008, con un documento approvato da tutte le associazioni federate [lo si legga cliccando qui, N.d.R.]. Quel testo venne però da molti sottovalutato e da altri aggirato, con l’erronea convinzione di poter “governare” l’evoluzione delle richieste.
Il monitoraggio, la revisione delle valutazioni e la ricostituzione della commissione non furono quindi oggetto di attenzione, pur aumentando sempre più, nel frattempo, le domande e con esse il finanziamento a piè di lista. Non era perciò difficile immaginare che si sarebbe arrivati a questo punto: oltre 28.000 domande e una richiesta di finanziamenti per oltre 120 milioni di euro. Chissà quale ulteriore incremento si avrà nel 2011 e quali oneri dovranno essere sostenuti dalla Regione!
Proprio da qui nasceva la nostra preoccupazione e tuttavia non abbiamo avuto la forza necessaria per impegnare l’Assessorato competente.
L’attuale assessore regionale alla Sanità, dunque, intendendo estendere i finanziamenti a tutte le nuove domande, ha per un verso aumentato il Fondo per la Non Autosufficienza, con uno stanziamento aggiuntivo di circa 32 milioni di euro, dall’altro ha operato una riduzione di 1.000 euro – in modo improvvido e indifferenziato – senza affrontare le cause che hanno portato a una simile e prevedibile situazione.
Noi non accettiamo il taglio operato e ci rendiamo immediatamente disponibili al confronto, partendo da quanto abbiamo sostenuto in questi anni. E in ogni caso l’iniziativa messa subito in campo dalla FISH Sardegna ha già sortito un primo risultato: verrà infatti organizzato un incontro con le associazioni per lunedì 25 gennaio, sede in cui riproporremo la validità del modello fin qui sperimentato, avanzando proposte di miglioramento e operando per definire attività e servizi efficaci e coerenti.
A nostro parere occorre attivare un modello più partecipato e più responsabilizzante degli attori che a diverso titolo intervengono nella predisposizione e nell’attuazione dei progetti. Occorre essere consapevoli che il perseguimento delle finalità della Legge 162/98 (sviluppo dell’autonomia personale e sollievo alle famiglie) richiede prestazioni qualitativamente elevate, superando quelle generiche o indistinte che vanno erogate da altri servizi dei Comuni. Serve dunque una maggiore definizione dell’accesso ai contributi, una migliore precisazione fra disabilità e non autosufficienza, tra servizi domiciliari e servizi all’autonomia.
Con questi intendimenti, quindi, ci predisponiamo a un confronto proficuo, forti del consenso dell’opinione pubblica, della mobilitazione delle persone con disabilità e dei sostegni politici che solleciteremo in questi giorni.
Il ritiro dei tagli costituirà il primo punto oggetto del confronto, che dovrà decidere la ricostituzione dell’apposita Commissione Assessoriale, l’avvio del monitoraggio e il riesame dell’esperienza. Lo faremo con coerenza, senza ideologismi e senza pregiudizi, attenendoci solo alla qualità delle risposte che sono dovute dall’istituzione regionale autonomista.
Non è nostro interesse stigmatizzare Governi o Istituzioni. Il nostro interesse, invece, si concentrerà nel rivendicare luoghi e strumenti per essere partecipi alle scelte che ci riguardano. Per questi fini – andando oltre la fase dell’iniziativa sulla Legge 162 – riproporremo l’attuazione della legge che istituisce la Consulta Regionale sulla Disabilità da noi proposta, da noi fortemente voluta e che tuttora consideriamo lo snodo fondamentale per dare soluzione alle domande delle persone con disabilità sarde.
Senza questo adempimento tutto diventerà più difficile e per questo chiediamo a tute le forze politiche presenti in Consiglio Regionale di attivarsi nel rispetto di provvedimenti troppo spesso dimenticati o strumentalmente rimossi.
*Presidente della FISH Sardegna (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).
Per quanto poi riguarda i due documenti prodotti dalla FISH Sardegna, anch’essi citati nel presente testo, essi sono disponibili cliccando qui (12 aprile 2008) e qui (11 gennaio 2010).