Mangiano poche verdure, legumi, pesce, cibi integrali e frutta secca, ma fanno molto sport: è quanto emerge da uno studio sulle abitudini alimentari effettuato dall’AIPD (Associazione Italiana Persone Down) su un campione di 149 persone con sindrome di Down tra i 15 e i 40 anni, provenienti da 22 Sezioni dell’Associazione stessa, dal Nord al Sud della Penisola.
L’indagine costituisce il primo passo del progetto AIPD denominato Sani e Belli, avviato nello scorso mese di giugno e finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che avrà una durata di quattordici mesi. Si tratta di un’iniziativa realizzata in collaborazione con l’Unità Operativa Malattie Rare e con quella di Medicina dello Sport del Policlinico Gemelli di Roma.
Nel dettaglio dei dati, risulta che il 66% degli intervistati dichiara di mangiare pesce solo qualche volta contro il 25% che lo mangia spesso e il 9% che non lo mangia mai; i legumi e la verdura hanno lo stesso trend: per i legumi, infatti, il 15% dichiara di non mangiarne mai, il 62% qualche volta, il 23% spesso. Le verdure crude, invece (insalata, pomodori, carote ecc.), non vengono mangiate mai dal 18,2%, qualche volta dal 29,5% e tutti i giorni dal 33%; più “sfortunate” le verdure cotte, che il 46,9% degli intervistati ha dichiarato di mangiare qualche volta, il 24,2% spesso, il 18,7% mai.
Quali sono invece i cibi più amati? Anche se non assunti spesso, i farinacei e i dolci sono i preferiti: la pizza è al primo posto, opzionata dal 92% delle persone con sindrome di Down coinvolte nell’indagine, seguita dalle patatine fritte (87,2%) e da gelati e torte (84,5%).
Di contro, come detto, assai confortanti sono i risultati relativi allo sport, praticato dall’85,2% degli intervistati contro un 14,2% che non svolge alcuna attività fisica. Il 59,06% delle persone, inoltre, lo pratica più di una volta a settimana.
«Le persone con sindrome di Down – spiega Anna Contardi, coordinatrice nazionale dell’AIPD e responsabile del Progetto Sani e Belli – hanno un rischio maggiore di sovrappeso/obesità rispetto alla popolazione generale. Ciò è dovuto a fattori biologici, quali, ad esempio, un basso metabolismo basale e una concentrazione di leptina non normale nel sangue [la leptina è un ormone proteico che ha un ruolo importante nella regolazione dell’ingestione e della spesa calorica, compreso l’appetito e il metabolismo, N.d.R.]. Tuttavia, le scelte alimentari non corrette e una scarsa attività fisica (fattori ambientali) contribuiscono in maniera significativa all’aumento del rischio di sovrappeso/obesità, con conseguenze più gravi sulla loro salute e sulla qualità della vita rispetto alla popolazione generale. Diventa quindi necessario adottare una strategia che consenta alle persone con sindrome di Down di avere un corretto stile di vita, agendo su due livelli: adozione di corrette scelte alimentari e diffusione di pratica regolare di attività motoria».
«E quindi – conclude Contardi – l’obiettivo del Progetto Sani e Belli è quello di migliorare la qualità della vita delle persone con sindrome Down adolescenti e adulte, con particolare riguardo alla forma fisica. Per questo si creerà un percorso educativo che sarà supportato anche dall’uso di una App per monitorare i propri pasti, in modo da promuovere una maggiore autoconsapevolezza»
Da ricordare, in conclusione, che entro breve l’indagine dell’AIPD verrà aperta a tutte le persone con sindrome Down tra i 18 ed i 40 anni delle proprie Sezioni, con l’obiettivo di raccogliere risultati ancor più rappresentativi e comparare il primo gruppo analizzato con i nuovi aderenti provenienti da territori diversi. (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Marta Rovagna (ufficiostampaaipd@gmail.com).
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