Avevamo già riportato a suo tempo le dure critiche espresse dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), ma anche da organizzazioni aderenti alla stessa, come l’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) e l’AIPD (Associazione Italiana Persone Down), oltreché dall’IRIFOR (Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione) dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), sulla struttura dei nuovi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), in riferimento alla disabilità («Un testo che rimane inemendabile», era stata ad esempio la posizione espressa dalla FISH). Ora, in vista della prossima uscita del relativo Decreto in Gazzetta Ufficiale, arriva anche, all’insegna delle luci e delle ombre, il commento riguardante l’aspetto più strettamente sanitario, da parte del Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva.
«Le “luci” – dichiara infatti il responsabile del Tribunale per i Diritti del Malato Tonino Aceti – sono motivate dal fatto che aspettavamo questo aggiornamento ormai da circa quindici anni ormai e perché il Decreto introduce prestazioni indispensabili e innovative, come la procreazione medicalmente assistita, riconosce alcune patologie croniche e rare e quindi esenzioni per le persone che ne sono affette, aumenta l’offerta di vaccini e aggiorna il Nomenclatore di Protesi e Ausili. Ma sono presenti purtroppo anche alcune misure con cui i cittadini faranno i conti, dall’aumento dei ticket a loro carico (almeno 18,1 milioni di euro in più per le stesse prestazioni che hanno oggi), alla riduzione del numero di visite ed esami in esenzione per alcune patologie croniche, ad esempio per l’ipertensione, al mancato riconoscimento ancora di alcune patologie. E ancora, si cancellano dalla lista dei LEA dispositivi erogati finora, come plantari e calzature ortopediche, perché si prescrivono troppo e non perché siano inutili. Ci preoccupa, inoltre, l’accettazione e la giustificazione per legge delle differenze regionali, come nel caso dei cibi aproteici per chi soffre di nefropatia cronica per i quali ci saranno limiti e modalità di erogazione fissati dalle Regioni. Infine, sulle prestazioni socio-sanitarie le misure sono ancora troppo vaghe, anche per gli effetti sui costi che dovranno sostenere le famiglie».
«Per altro – sottolinea ancora Aceti – questi LEA saranno rivisti a marzo e da quel momento in poi ogni anno ci sarà un depennamento e inserimento di nuove prestazioni. Ma tutto questo sarà fatto senza che le organizzazioni civiche, che hanno il polso della situazione reale di cosa accade ogni giorno sul territorio e di ciò che serve e che non viene garantito, possano verificare e contribuire a ridurre distanze tra decisioni e realtà. Infatti, tra la lista di prestazioni contenuta nei LEA e ciò che arriva in realtà ai cittadini, la forbice è ampia e rischia di esserlo ancor di più se non si lavora al monitoraggio effettivo e all’intervento. Vigileremo dunque sugli effetti e continueremo a lavorare affinché le organizzazioni civiche entrino, insieme a tutti gli altri interlocutori, nella Commissione Nazionale LEA, visto che in questo luogo si assumono scelte che impattano fortemente sulla vita e sui diritti dei cittadini». (S.B.)
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