Salvate i Gruppi di Lavoro Interistituzionali!

di Flavio Fogarolo*
«Nella Legge 104 del ’92 - scrive Flavio Fogarolo - era ben chiara l’idea che la scuola non poteva essere lasciata sola a occuparsi degli alunni con disabilità e che serviva anche la partecipazione di soggetti esterni (Aziende Sanitarie, Enti Locali, Associazioni e in certa misura famiglie e studenti). Perché dunque l’attuale Schema di Decreto sull’Inclusione intende abolire i Gruppi di Lavoro per l’Inclusione stabiliti dalla Legge 104, dando vita al GIT (Gruppo per l’Inclusione Territoriale), che non è interistituzionale e che ha funzioni completamente diverse?

Ragazzi disabili a scuolaTra le novità più incomprensibili che verrebbero introdotte dalla nuova Legga Delega sull’inclusione scolastica (l’Atto del Governo n. 378, attualmente in discussione al Parlamento), c’è l’abolizione dei Gruppi di Lavoro per l’Inclusione previsti dalla Legge 104/92, sia quello di Istituto che quello Provinciale. Non si capisce la logica di questo provvedimento ed è difficile trovare una spiegazione, se non nella confusione e improvvisazione che caratterizza, anche in altre parti, questo documento e quelli collegati.

L’articolo 15 della Legge 104/92, quello appunto che istituiva i Gruppi di Lavoro Provinciale e d’Istituto, verrebbe dunque abrogato e sostituito con un articolo completamente nuovo, tramite il quale introdurre il GIT, Gruppo per l’Inclusione Territoriale (articolo 8 dello Schema di Decreto n. 378). Ora, l’unica cosa che hanno in comune i Gruppi della Legge 104 con il GIT è proprio la parola “gruppo” ed è su questo nome che probabilmente si sono fermati gli estensori del Ministero. Per il resto, infatti, composizione, ruoli, funzioni… questo nuovo organismo non ha nulla in comune con quelli che conosciamo i quali, di fatto, vengono semplicemente aboliti, non sostituiti.
Il GIT è un organo interno dell’Amministrazione Scolastica, mentre una caratteristica fondamentale dei Gruppi della 104 era la partecipazione di soggetti esterni: Aziende Sanitarie, Enti Locali e Associazioni; in quello di Istituto, poi, anche i genitori e nella scuola secondaria di secondo grado gli studenti. Erano gruppi detti “interistituzionali”, appunto.
Nella Legge 104, del resto, era ben chiara l’idea che la scuola non poteva essere lasciata sola a occuparsi dell’educazione e dell’istruzione degli alunni con disabilità. Bisognava uscire dalla situazione di delega istituzionale che aveva caratterizzato gli anni del cosiddetto “inserimento selvaggio” e arrivare a un’assunzione condivisa delle responsabilità, in cui ciascun soggetto (Ente Locale, Azienda Sanitaria, Associazioni, Scuola) facesse la propria parte. In tal senso, i Gruppi Interistituzionali, con gli Accordi di Programma, svolgevano un ruolo fondamentale. Perché dunque abolirli?

Non c’è motivo, innanzitutto, di eliminare il GLI, il Gruppo di Istituto le cui funzioni sono anzi oggi, con l’autonomia scolastica, assai più rilevanti che nel 1992 [anno della Legge 104, N.d.R.] e che in molte realtà (non ovunque, lo sappiamo bene) funziona egregiamente e contribuisce a definire un’offerta formativa che sia veramente destinata e accessibile a tutti gli alunni della scuola.
È un Gruppo che dovrebbe essere valorizzato, non abolito, anche in funzione delle nuove procedure previste dal Decreto, come la valutazione e il piano dell’inclusione. Non serve a nulla, infatti, valutare la qualità dell’inclusione scolastica (articolo 4 dello Schema di Decreto n. 378), se poi non si attivano interventi adeguati per superare le criticità eventualmente emerse. E non si può pensare che la scuola possa fare tutto da sola, valutarsi e definire rimedi e cure.
Per quanto poi riguarda il GLIP (Provinciale), esso svolgeva un’importante funzione di coordinamento tra i diversi soggetti istituzionali, anche in rapporto agli Accordi di Programma. Non si è mai occupato di quantificazione delle risorse di sostegno dei singoli alunni, ma eventualmente della definizione di criteri generali di assegnazione. Al suo posto dovrebbe essere formalizzato il GLIR (Regionale), finora previsto solo nelle Linee Guida Ministeriali sull’Integrazione del 4 agosto 2009, che avevano correttamente ribadito l’importanza degli Accordi di Programma, necessariamente Regionali con la nuova organizzazione scolastica, e che aveva individuato proprio nel Gruppo Interistituzionale Regionale l’organismo preposto a sostenere l’azione degli Uffici Scolastici Regionali, per condurre e monitorare tale processo.
Il GIT, invece, è finalizzato alla quantificazione del sostegno e ha funzioni completamente diverse: non si vede, quindi, per quale motivo la sua istituzione debba porre fine agli altri Gruppi. Non è interistituzionale, anche perché gestisce dati sensibili e non può essere aperto a persone estranee all’Amministrazione, non vincolate alla riservatezza professionale. Non può occuparsi di Accordi di Programma, perché il suo territorio di competenza, l’Ambito, interessa esclusivamente la scuola e non avrebbe interlocutori omogenei con cui rapportarsi.

In realtà, l’organizzazione territoriale per l’inclusione avrebbe altre dimensioni da considerare, di cui però non parlano i Decreti Delega. Se da un lato, infatti, vengono aboliti espressamente i due Gruppi Interistituzionali della Legge 104, viene messa in forse (ignorandole) la sopravvivenza delle Reti Territoriali per l’inclusione attualmente in funzione, anche se in modo non uniforme, in varie Regioni d’Italia e su cui il Ministero ha investito negli ultimi anni risorse e competenze: parlo dei CTS (Centri Territoriali di Supporto), dei CTI (Centri Territoriali per l’Inclusione), degli Sportelli Autismo e altro. È con queste Reti che i GIT si devono integrare, consolidando quelle che funzionano e sostenendo seriamente quelle che arrancano.
Il GIT non può certo ridurre la propria funzione alla fase della definizione dei posti di sostegno: in ciascuno di essi ci saranno due insegnanti in semiesonero per tutto l’anno scolastico, che non si limiteranno – si spera – a lavorare per l’inclusione solo nei mesi destinati all’organico, ma sosterranno attivamente le scuole del territorio, con attività di formazione, consulenza, dovendo gioco forza rapportarsi con le attuali Reti (i già citati CTS, CTI e gli Sportelli). A tal proposito, molto probabilmente servirà una riorganizzazione territoriale per rendere coerente l’organizzazione del GIT, basata sull’Ambito, con quella delle Reti preesistenti ed essa dovrà essere ovviamente affidata agli Uffici Scolastici Regionali, con il supporto del GLIR.

Per concludere, mi si lasci esprimere l’amarezza per dover intervenire su questi Schemi di Decreto sempre per cercare di scongiurare pericolosi arretramenti, mai per poter sostenere proposte innovative e inclusive di qualità di cui la nostra scuola avrebbe tanto bisogno. Ha senso dover difendere con le unghie una Legge di venticinque anni fa, la 104 del 92, e non cercare di andare oltre? Siamo costretti a farlo, purtroppo, quando tante modifiche proposte peggiorano, e pesantemente, la situazione attuale. E ci vogliono anche unghie robuste e ben affilate.

Formatore.

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