Difetto di meritocrazia anche nel sociale

di Giovanni Provvidenza*
«Perché difendiamo accanitamente il nostro operato? - scrive Giovanni Provvidenza, presidente dell’ANFFAS di Modica (Ragusa) - Non certo per farci pubblicità, quanto piuttosto perché ci sembra a dir poco insolito che, in barba alla meritocrazia, quando si discute di disabilità, si preferisca affidarsi ad altri soggetti e non a realtà consolidate come la nostra, che hanno sempre manifestato anche la volontà di essere interlocutori competenti sulle grandi tematiche legate al mondo della disabilità, sia di fronte agli Enti Pubblici che alle altre realtà del privato sociale»

Viso di uomo con mano sul volto ed espressione di sconfortoDa oltre dieci anni la nostra Associazione [l’ANFFAS di Modica,in provincia di Ragusa, N.d.R.] ospita quotidianamente circa quindici ragazzi, provenienti non solo da Modica, ma anche da altri comuni del Ragusano, quali Scicli e Pozzallo.
Con alterne fortune e nonostante la “latitanza” degli Enti Pubblici, che salvo rare eccezioni ci hanno quasi sempre ignorato e raramente sostenuto, siamo riusciti a fare crescere una realtà che, a prescindere dall’altrui riconoscimento, riteniamo valida e che svolge, di fatto, un servizio pubblico per tante famiglie altrimenti abbandonate a se stesse.
Sperando nella pazienza di chi legge, andiamo quindi a illustrare quello che, con impegno quotidiano e solo grazie alle famiglie che ci hanno dato fiducia, siamo riusciti a realizzare.

Le attività sono organizzate in laboratori settimanali, ciascuno dei quali prevede anche il trasporto da e per il centro ed è dedicato a una specifica attività: il laboratorio cognitivo, per mantenere e se possibile ampliare le acquisizioni scolastiche – dato che i ragazzi del nostro centro hanno quasi tutti ultimato il percorso di studi – e per svilupparne l’autodeterminazione e la cittadinanza attiva; il laboratorio di cucina, per accrescerne le capacità “pratiche”; il laboratorio d’arte, in cui i ragazzi realizzano piccoli manufatti per lo più destinati alla vendita; il laboratorio di escursioni, per ampliare il loro bagaglio di esperienze e insegnare loro il comportamento più adeguato nei diversi contesti; il laboratorio teatrale, che permette di esprimersi attraverso la recitazione, la musica e l’espressività del corpo.
Oltre a queste attività pomeridiane, i ragazzi sono impegnati anche la mattina e talvolta la sera in una “palestra di autonomie” (per insegnare loro come destreggiarsi nelle varie incombenze domestiche e della vita quotidiana) e con tirocini lavorativi, realizzati grazie a belle sinergie createsi con le aziende del territorio.
Il naturale prosieguo di questo percorso di crescita – se riusciremo a trovare le risorse necessarie – sarà quello di avviare i nostri ragazzi alla residenzialità vera e propria, con una casa da condividere e con tutte le capacità e gli obblighi che derivano dal vivere con persone diverse dalle famiglie d’origine.
Ci preme sottolineare anche come il “filo rosso” che lega attività così diverse sia la voglia di rendere questi giovani sempre più indipendenti e autonomi, ispirandoci costantemente alla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità che, quanto meno in teoria, dovrebbe essere ben nota ai Comuni del nostro Distretto.
E da ultimo, ma non ultimo, offriamo anche servizi di consulenza fiscale CAF e di segretariato sociale (sportello SAI), non solo ai nostri soci, ma all’intera cittadinanza e abbiamo da poco attivato il Progetto Mowgli, che prevede trattamenti domiciliari e quotidiani rivolti ai più piccoli con disabilità.

Perché questa accanita difesa del nostro operato? Non certo per farci pubblicità, quanto piuttosto perché – visto che ormai abbiamo anche noi un po’ di esperienza alle spalle – ci sembra a dir poco insolito che, in barba alla meritocrazia, si preferisca affidarsi ad altri soggetti e non a realtà consolidate, che hanno sempre manifestato anche la volontà di essere interlocutori competenti sulle grandi tematiche legate al mondo della disabilità, sia di fronte agli Enti Pubblici che alle altre realtà del privato sociale.
Ecco perché appare ancora più strano sentirsi dire dal mondo politico che determinate realtà «non hanno prodotto benefìci significativi per la collettività», a fronte di numeri e fatti che dicono esattamente il contrario, e vedere che si preferisce affidarsi a chi, in realtà, di disabilità sa ben poco. Un riferimento, questo, assai poco casuale, giacché rivolto a quelle forze sindacali e a quelle componenti del mondo cattolico che spesso fingono di conoscere la realtà della disabilità e di sapere dove stia andando il sociale, oltreché, segnatamente, a quelle Amministrazioni Pubbliche che non vogliono ascoltare le nostre Associazioni.

Presidente dell’ANFFAS di Modica (Ragusa) (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale).

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