Caro Tremonti, non posso credere che Lei sia d’accordo. Anzi, voglio sperare che questa volta Lei non ne sappia praticamente nulla. Difficile immaginare un provvedimento più impopolare di quello che di fatto è entrato in vigore, forse non a caso, il primo di aprile [si tratta del Decreto Interministeriale del 30 marzo scorso, pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale n. 75 del 31 marzo, N.d.R.]. Uno scherzo micidiale per le tante associazioni non profit, per i piccoli editori, per tutte quelle persone che, a vario titolo, hanno utilizzato per anni le Poste per diffondere il proprio messaggio di solidarietà e di speranza.
Il volontariato, lo sa bene, ha pochi soldi ma molte buone idee. C’è meno Stato e più libertà nel volontariato, proprio come dovrebbe piacere a Lei. Anch’io nel mio piccolo ho dato la firma di giornalista per consentire l’uscita e la distribuzione di un certo numero di testate, alcune con decenni di vita alle spalle. Si tratta di piccole riviste, davvero artigianali, ma ben fatte, che consentono la circolazione di notizie importanti per chi le riceve, anzi le aspetta.
Vi si parla di cure, di ricerca medica, di solidarietà, di esperienze positive, di storie di vita, che i giornali normalmente trascurano, relegano nelle brevi. E infatti non è un caso se in questi giorni i grandi quotidiani – paladini della libertà di informazione (la loro) – stanno ignorando questa notizia e non si accorgono della stupenda e spontanea mobilitazione, testimoniata dalle iniziative promosse dal settimanale «Vita». Un passaparola dell’incredulità, un tam tam fra brave persone che si conoscono da tanto tempo e sanno benissimo quanto esiziale sia il provvedimento che il suo Governo ha varato. Non c’è niente di “politico” in questa protesta, non c’è nessuno che soffia sul fuoco. Le elezioni sono appena passate (e anche questo, forse, non è un caso).
Il fatto è che non ci si può trovare dalla sera alla mattina con le regole cambiate, senza alcun preavviso. Provi a immaginare come reagirebbe Confindustria se improvvisamente si trovasse la tariffa dell’energia elettrica aumentata del 500 per cento. Lo sa benissimo che cosa succederebbe: che dovreste immediatamente rivedere il provvedimento e annullarlo di corsa. In questo caso la “Confindustria del volontariato”, ossia l’insieme di tutte quelle associazioni e organizzazioni non governative che di fatto garantiscono la sussidiarietà in questo Paese, così malmesso in quanto a servizi alla persona, dovrebbe accettare e subire una vessazione inaudita e incompatibile con qualsiasi bilancio di ONLUS? Le sembra possibile? Le sembra giusto?
Ma, caro Tremonti, c’è di più: Lei sa benissimo quanto le attività produttive sane favoriscano anche un indotto economico: in questo momento, troncando il rimborso delle agevolazioni tariffarie postali, Lei sta mettendo in crisi anche una miriade di piccole tipografie, di case editrici artigianali, che hanno già stampato migliaia di copie di bollettini, notiziari, brochure, dépliant, inviti alla donazione. Le associazioni non possono spedire nulla, devono rifare i conti, ma i conti non torneranno mai. Non si può infatti dall’oggi al domani (non fra un anno) trovarsi a dover pagare cinque volte di più il francobollo virtuale per le proprie pubblicazioni.
Lo Stato non ce la fa? Lo dica per tempo, chiami intorno a un tavolo tutti i beneficiari, faccia delle proposte, si assuma delle responsabilità. Io credo che Lei, caro Tremonti, sia troppo intelligente per non rendersi conto che questa è una “frittata uscita malissimo”. Intervenga subito, ci risponda al volo, pubblicheremo subito le sue parole tranquillizzanti. Le scrivo col cuore in mano, senza acrimonia. Ogni giorno che passa in silenzio, la fiducia, mi creda, si riduce vertiginosamente, esattamente nella proporzione dei tagli alle agevolazioni tariffarie. Ci pensi.
Con stima (per ora) immutata.
*Testo apparso anche in «FrancaMente», il blog senza barriere di Vita.blog, con il titolo: Il mio FrancoBollo a Tremonti.
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