Il percorso era stato avviato in marzo a Salonicco, in Grecia, ove il Direttivo dell’EDF (European Disability Forum) – la “voce” di 65 milioni di cittadini europei con disabilità – aveva adottato una Dichiarazione-Appello lanciata ai Capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea, affinché riconoscessero «l’importanza delle pari opportunità per le persone con disabilità» (ne avevamo specificamente riferito con il testo disponibile cliccando qui).
In tale occasione era anche emersa con forza la richiesta al Consiglio Europeo di adottare «un Patto Europeo sulla Disabilità che impegni in ugual modo sia gli Stati Membri dell’Unione sia le Istituzioni Europee ad agire per il raggiungimento di obiettivi ben definiti a favore di un miglioramento sistematico delle condizioni di vita delle persone con disabilità in Europa».
Tale Patto, si chiedeva poi, dovrebbe essere incluso e integrato in Europa 2020, il programma strategico per le future politiche economiche e sociali dell’Unione, che verrà definito il 16 giugno prossimo. «La realizzazione di obiettivi ambiziosi – si leggeva infatti nel documento prodotto dall’EDF – quali l’aumento dell’occupazione e il miglioramento delle competenze della forza lavoro, presuppone che a milioni di persone con disabilità, ora in posizione di svantaggio, venga offerta l’equa opportunità di accedere ai sistemi educativi e quindi alla vita lavorativa».
Quello stesso nuovo Patto dovrà altresì diventare un’“Iniziativa Faro” di Europa 2020, favorendo così il necessario coordinamento e la coerenza tra le varie politiche. «Esso – concludeva il Direttivo del Forum – garantirà non soltanto che vengano adottate iniziative politiche dirette a favore delle persone con disabilità, ma anche che le loro esigenze siano ampiamente integrate in modo trasversale negli altri settori di intervento di Europa 2020».
Ebbene, quel percorso continua – ai massimi livelli – dal momento che ora Yannis Vardakastanis, presidente dell’EDF e Pierre Gyselinck, presidente del Forum sulla Disabilità del Belgio, hanno presentato le medesime istanze direttamente a Herman Van Rompuy, presidente permanente del Consiglio Europeo, nel corso di un incontro del 16 aprile scorso.
«Sono pienamente consapevole – ha esordito quest’ultimo – della necessità di un nuovo approccio alle politiche europee sulla disabilità». E mentre Vardakastanis ribadiva l’importanza del Patto come strumento fondamentale per coordinare le politiche dell’Unione con quelle dei vari Stati Membri, «guidando l’Unione Europea verso un continente finalmente senza barriere per le persone con disabilità» e rendendo la disabilità una vera «questione trasversale a tutte le altre», dal canto suo Van Rompuy ha esplicitamente sottolineato la necessità di «dare più sostanza agli obiettivi di inclusione sociale».
Come primo risultato dell’incontro, si è stabilito di inserire in agenda – a cadenza biennale – un meeting tra l’EDF e i presidenti del Consiglio, della Commissione e del Parlamento Europei, per attuare una verifica periodica sullo “stato dell’arte” di quanto l‘Unione avra fatto e farà in ambito di disabilità.
Tornando ancora all’auspicato Patto 2010-2020 sulla Disabilità, esso – nell’intendimento dell’European Disability Forum – dovrà essere l'”impalcatura” di tutte le politiche sulla disabilità sostenibili, coordinate (e soprattutto vincolanti), a livello continentale e nazionale. Al momento, infatti, non esiste una piattaforma a lungo termine sulla disabilità che coordini chiaramente le azioni dell’Unione Europea a quelle dei vari Stati Membri, tanto che questi ultimi stanno sviluppando ciascuno il proprio piano d’azione.
Dal punto di vista infine delle risposte ufficiali, vale la pena segnalare due altri fatti recenti che fanno sperare in un’evoluzione positiva della situazione. Il 17 marzo, infatti, il Comitato Europeo Economico e Sociale (EESC) ha approvato quasi all’unanimità un'”opzione esplorativa” sulla questione Persone con disabilità: lavoro e accessibilità tramite moduli dedicati alle persone con disabilità stesse, da inserire nella Strategia Europea Post Lisbona 2010.
Successivamente, poi, tutte e tre le Presidenze “a rotazione” del Consiglio Europeo che si succederanno fino al 30 giugno 2011 (quella attuale della Spagna, fino al 30 giugno 2010, quella del Belgio, fino al 31 dicembre 2010 e quella dell’Ungheria, fino al 30 giugno del 2011), hanno esplicitamente chiesto che una specifica iniziativa sulla disabilità venga inclusa nella Strategia Europa 2020, attraverso un Patto sulla Disabilità «che ponga le basi per una reale politica europea in questo settore». (Stefano Borgato)
Si ringrazia per le informazioni Aurélien Daydé dell’Ufficio Stampa dell’European Disability Forum.