Tante le conseguenze di quella Manovra

Tra le varie ricadute dell'innalzamento della soglia di invalidità dal 74 all'85%, per poter percepire l'assegno mensile di assistenza, come stabilito dalla Manovra Finanziaria Correttiva in discussione in queste settimana, una viene segnalata anche dal Jesuit Social Network, federazione composta da trentadue associazioni di laici e gesuiti impegnate nel sociale sul territorio nazionale. Vale a dire negare quel già minimo sostegno economico a tante persone affette dalle tipiche patologie invalidanti di chi vive in strada o è dipendente da sostanze

Primo piano di occhio severo di donnaFederazione composta da trentadue associazioni di laici e gesuiti impegnate nel sociale sul territorio nazionale, anche Jesuit Social Network Italia ha voluto denunciare con forza i gravi effetti negativi che l’innalzamento della soglia di invalidità dal 74 all’85%, per percepire l’assegno mensile di assistenza – così come previsto dalla Manovra Finanziaria Correttiva (Decreto Legge n. 78) – avrà sulle persone più fragili ed emarginate, allontanandole sempre più dalla possibilità di avviare e sostenere percorsi di recupero e reintegrazione.

«Molto spesso – si legge in una nota ufficiale dell’organizzazione, che riprende in tal senso la denuncia dell’Associazione San Marcellino di Genova, attiva con i senza dimora, e della Comunità Emmanuel, che lavora sulle dipendenze – le persone che vivono in situazioni di marginalità gravi sono vittime di una serie di patologie fisiche e psichiche che ne aggravano le già precarie condizioni sociali. Ora l’innalzamento indiscriminato della soglia di invalidità, così come previsto, di fatto esclude, secondo le attuali tabelle che fissano le percentuali di invalidità, tutta una serie di patologie che tipicamente appartengono alle persone che vivono in strada o che sono o sono state dipendenti da sostanze».
«Escludere queste persone da un sostegno economico pur se minimo (256,67 euro al mese) – continua il comunicato – significa di fatto impedire loro di sopravvivere e proseguire o avviare i tanti percorsi di riabiltazione incominciati e ritornare a forme di autosufficienza. A fronte di un risparmio di cassa, dunque, si cancellano anni di lavoro e le condizioni minime per consentire a queste persone un ritorno a una vita propria, rigettandole indietro».

«Crediamo – conclude la nota di Jesuit Social Network – che non possano essere negati il diritto a una vita degna e a una possibilità di riscatto e reintegrazione, che a un astratto principio di solidarietà da più parti invocato, non debbano seguire, di fatto, azioni di esclusione ed emarginazione sempre più gravi e invalidanti. Chiediamo dunque con forza che le forze sociali e politiche del Paese si attivino perché i sacrifici imposti dall’attuale situazione economica non ricadano su coloro che non hanno voce e pagano il prezzo di una vulnerabilità cronica». (S.B.)

I recapiti di Jesuit Social Network sono: tel. 06 69700332, info@jsn.it.
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