Caro genitore, anche tu, come me, in questi giorni, ti sarai certamente indignato nel leggere e vedere (tu vedere, io ascoltare) i ripetuti e allarmanti articoli di giornale e i servizi televisivi che sottolineano la ciclica difficoltà dei vari Uffici Scolastici Regionali nel reperire – come accade ad ogni inizio di nuovo anno scolastico – docenti per il sostegno e il paradosso che, quando se ne trovano, spesso non sono né abilitati né specializzati.
Anche tu, come me, sarai indignato nel constatare che questo fenomeno, pur essendo diventato “endemico” nel sistema educativo del nostro Bel Paese, viene affrontato con leggerezza e superficialità dal Ministero, che si incaponisce – al contrario e inspiegabilmente – nella sua mancata azione di “stabilizzazione” degli insegnanti specializzati.
Anche tu, come me, sarai indignato nel sapere che dal 2007 – anno di costituzione delle cosiddette “Graduatorie ad Esaurimento” – le immissioni in ruolo spettano per metà ai vincitori di concorso e per l’altra metà agli iscritti a quelle stesse Graduatorie, ma che, per il sostegno, questi arruolamenti sono ridotti ormai al lumicino, sia per l’insufficiente numero di assunzioni dei vincitori (tra l’altro pochissimi) dell’ultimo “Concorsone” voluto dalla cosiddetta Legge sulla Buona Scuola [Legge 107/15, N.d.R.], sia perché le Graduatorie ad Esaurimento, attualmente, si sono quasi del tutto svuotate.
Anche tu, come me, sarai indignato perché, a causa di discutibili Circolari del Ministero dell’Istruzione, in caso di assenza di docenti specializzati di ruolo e dei supplenti con il titolo di specializzazione, i posti vacanti (che sono una buona parte, considerata – come detto – l’ormai pressoché totale mancanza di vincitori di concorso e con le Graduatorie ad Esaurimento praticamente smaltite) possono essere coperti con quelli che la “burocrazia ministeriale” chiama supplenti “in deroga” o, ancor peggio, “senza titolo”, docenti che, nel mese di settembre di ogni anno, si reinventano letteralmente come insegnanti di sostegno.
Caro genitore, comprendo a pieno che tutte queste distorsioni del nostro sistema inclusivo, ormai “inchiodato” sulla sola figura del docente per il sostegno, ovviamente, non fanno altro che alimentare e corroborare la tua convinzione che, senza la presenza dell’insegnante specializzato in classe, tuo figlio non avrebbe assicurata un’inclusione di qualità.
E capisco pure perfettamente che tale preoccupazione ti induca spesso a ricorrere ai vari Tribunali Amministrativi di tutta Italia, per vedere giustamente riconosciuto il sacrosanto diritto allo studio di tuo figlio.
Caro genitore, vorrei tuttavia che come me tu ti indignassi in maniera altrettanto energica per l’atavica riottosità della scuola italiana (tra l’altro non rigettata nemmeno dal recente Decreto Legislativo 66/17 sull’inclusione, attuativo della Legge 107/15) nello scardinare la falsa credenza che l’insegnante di sostegno sia l’unico “garante” del processo di inclusione, che solo lui sia l’insegnante del singolo alunno con disabilità e, pertanto, il solo insegnante di tuo figlio.
Infatti, ben venga una formazione specifica sulle singole disabilità da parte dei docenti specializzati, ma ciò non deve ingenerare una deresponsabilizzazione dei professori titolari degli altri insegnamenti e delle valutazioni destinate a tuo figlio. Serve piuttosto “formazione in servizio” sulla Didattica Inclusiva e sulla Pedagogia Speciale anche per gli insegnanti disciplinari e per tutto il personale scolastico, altrimenti non è attuabile il principio della scuola “per tutti e per ciascuno”.
Caro genitore, ti dirò di più. Nemmeno questo basta!
Infatti, ti prego di non dimenticare – come d’altra parte non manco di ricordare ormai da tempo alle famiglie dei nostri ragazzi con disabilità – che per un’inclusione di qualità non servono soltanto il docente per il sostegno e gli insegnanti curricolari con una formazione specifica sull’inclusione, ma anche e soprattutto un “contesto” veramente inclusivo.
Io vorrei che si passasse finalmente dalla logica del docente di sostegno a quella del “sostegno diffuso”, garantito appunto dal contesto, recuperando lo spirito genuino e autentico del nostro modello di inclusione, sancito dall’ICF [la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, fissata nel 2001 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, N.d.R.] e dagli articoli 19 (Vita indipendente ed inclusione nella società) e 24 (Educazione) della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Caro genitore, per tutto quanto sopra esposto, ti invito allora a “batterti” con noi esperti di inclusione scolastica, affinché la neonata Delega sull’Inclusione della Buona Scuola – il citato Decreto 66/17 – non resti solo sulla carta e contribuisca invece concretamente a promuovere l’organizzazione di un contesto veramente accogliente e inclusivo, dove il Piano Annuale per l’Inclusività (PAI) sia parte integrante della progettazione, della didattica e della valutazione delle Istituzioni Scolastiche e dei loro Piani Triennali dell’Offerta Formativa (PTOF), dove i Centri Territoriali di Supporto (CTS), azzerati dal citato Decreto sull’inclusione, possano “rifiorire” e favorire la resa accessibile degli ambienti e degli strumenti didattici, in stretta collaborazione con la scuola frequentata da tuo figlio e, soprattutto, dove lui possa partecipare con i compagni e come i compagni ad attività laboratoriali, di alternanza scuola-lavoro, scolastiche ed extrascolastiche, in totale autonomia, o comunque facendo gradatamente a meno del docente di sostegno.
Caro genitore, nel salutarti ti rammento che solo tali condizioni “inclusive” dell’intero contesto scolastico, e non la delega al solo docente specializzato del processo di inclusione di tuo figlio, potranno realisticamente garantirgli pari opportunità nel raggiungimento del massimo possibile dei traguardi individuali d’istruzione e la realizzazione di un reale ed efficace progetto di Vita Indipendente.
Direttore scientifico dell’IRIFOR (Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione) dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti). Per informazioni: direttorescientifico@irifor.eu.
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