L’uso dei servizi igienici e la cura dell’igiene personale: in questo consiste sostanzialmente l’assistenza materiale degli alunni con disabilità e vale la pena, a quanto pare, di ricordarlo una volta ancora.
È infatti proprio su tale (mancato) servizio che la FISH Campania (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) ha già ricevuto, in queste prime settimane di scuola, numerose segnalazioni.
«In molte scuole campane – denuncia a tal proposito Daniele Romano, presidente di tale Federazione – questo diritto viene negato ai tanti studenti con disabilità, costringendo le famiglie ad intervenire al posto della scuola. Dal canto nostro, abbiamo sempre ribadito che questa competenza spetta al dirigente scolastico il quale deve individuare i collaboratori scolastici che se ne occuperanno, garantendo anche la parità di genere. Lo stesso recente Decreto Legislativo 66/17 sull’inclusione chiarisce una volta per tutte all’articolo 3 a chi spetta garantire questo servizio, ma anche il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) 2002 del Comparto Scuola , confermato da quello del 2006-2009 (articoli 47, 48 e Tabella A), stabilisce che rientra appunto tra le mansioni ordinarie dei collaboratori scolastici “anche l’assistenza materiale nell’uso dei servizi igienici e nella cura dell’igiene personale degli alunni con disabilità”».
«Abbiamo quindi deciso – dichiara Romano – di presentare un esposto alla Procura della Repubblica, denunciando questa vergognosa situazione. Le famiglie delle persone con disabilità della nostra Regione non possono pagare le conseguenze di un sistema allo sbando come quello campano, dove le scuole continuano a fare a scaricabarile verso gli Enti Locali, creando ancor più confusione nelle famiglie stesse».
«In un incontro del 14 settembre scorso – ricorda ancora il Presidente della FISH Campania – la direttrice generale dell’Ufficio Scolastico Regionale, Luisa Franzese, si era assunta l’impegno di far partire la formazione per 400 collaboratori scolastici, tramite corsi di aggiornamento di 40 ore, ma fino ad oggi non è successo nulla [di quell’incontro si legga anche sulle nostre pagine, N.d.R.]. E vogliamo anche evidenziare che quei corsi di aggiornamento servono per assicurare ai collaboratori e alle collaboratrici scolastiche il diritto a un aumento di stipendio. Facciamo infine presente che su questa materia si è già espressa anche la Corte di Cassazione, con la Sentenza n. 22786/16, che ha condannato due collaboratrici scolastiche per interruzione di pubblico servizio. Una Sentenza, va aggiunto, emesse indipendentemente dal fatto che quelle collaboratrici scolastiche avessero o meno frequentato il corso».
«Invitiamo pertanto le famiglie – conclude Romano – a denunciare a propria volta per interruzione di pubblico servizio, laddove questo non venga garantito». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: federhand.fishcampania@gmail.com.
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