L’inclusione lavorativa nella Cooperazione Internazionale

La Cooperazione Internazionale dell’Italia nei confronti delle persone con disabilità è un settore in cui il nostro Paese appare all’avanguardia. E com’è stato detto più volte, ciò merita assoluta visibilità, perché ogni volta che si riesce a rafforzare un’organizzazione nazionale di persone con disabilità, si rafforzano i diritti di tutte le persone con disabilità del mondo. Se ne parlerà il 5 ottobre all’Università di Padova, nel corso del simposio “L’inclusione lavorativa delle persone con disabilità nella Cooperazione Internazionale”, organizzato dalla RIDS (Rete Disabilità e Sviluppo)
Immagine tratta dalla mostra "Diritti accessibili"
Immagine tratta dalla mostra “Diritti accessibili. La partecipazione delle persone con disabilità per uno sviluppo inclusivo”, curata dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dalla RIDS (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo)

La RIDS (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo) è un’alleanza strategica di carattere innovativo, avviata nel 2011 da due organizzazioni non governative – l’AIFO (Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau) e EducAid – insieme a due organizzazioni di persone con disabilità, quali DPI Italia (Disabled Peoples’ International) e la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).
Essa, ha spiegato a suo tempo su queste stesse pagine il presidente Giampiero Griffo, «opera nel campo degli aiuti umanitari, rafforzando il ruolo delle persone con disabilità e delle loro organizzazioni, come dimostra la creazione di consulenti alla pari per l’emergenza nella Striscia di Gaza e la realizzazione di ricerche emancipative sulla disabilità in India e ancora in Palestina, dove le persone con disabilità diventano veri e propri “ricercatori” sulla propria condizione, basandosi sull’approccio del rispetto dei diritti umani fissato dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità».
Il tutto, in un quadro – quello della cooperazione italiana – che ormai da molti anni ha sviluppato un’attenzione particolare ai diritti delle persone con disabilità, la cui azione il nostro giornale ha puntualmente seguito (si veda qui a fianco, a tal proposito, l’elenco dei contributi da noi pubblicati). Si possono ricordare, ad esempio, sia le Linee Guida sul tema (attualmente al secondo aggiornamento) e il Piano d’Azione sulla Disabilità della Cooperazione Italiana (2013), documenti centrati entrambi sull’applicazione della citata Convenzione ONU, che testimoniano l’impegno a sostenere l’inclusione di queste persone, che rappresentano il 15% della popolazione mondiale, sin troppo spesso “i più poveri tra i poveri” o “i più vulnerabili tra i vulnerabili”.

Ma perché è importante dare la maggiore visibilità possibile ad azioni come quelle riguardanti la Cooperazione Internazionale dell’Italia nei confronti delle persone con disabilità, settore in cui, come detto, il nostro Paese appare all’avanguardia? «Perché ogni volta che si riesce a rafforzare un’organizzazione nazionale di persone con disabilità – sottolinea Griffo – si rafforzano i diritti di tutte le persone con disabilità del mondo».

Di tutto ciò si parlerà approfonditamente nel pomeriggio del 5 ottobre all’Università di Padova (Scuola di Psicologia, Via Venezia, 16, ore 15), durante il simposio intitolato L’inclusione lavorativa delle persone con disabilità nella Cooperazione Internazionale, organizzato dalla RIDS, nell’àmbito della Conferenza Lavoro dignitoso, equità e inclusione. Password per il presente e il futuro, grande appuntamento promosso dall’Ateneo padovano, sul quale ci soffermeremo ancora in altra parte del giornale.
L’incontro sarà utile a presentare appunto una serie di buone pratiche sull’inclusione lavorativa delle persone con disabilità, anche attraverso l’esperienza della RIDS, riservando uno spazio di approfondimento a progetti e metodologie che possono sostenere l’inclusione lavorativa e la piena partecipazione in alcuni Paesi (Palestina, India Mongolia, India).
«Infatti – annota ancora Griffo – alcune di quelle esperienze rappresentano efficaci soluzioni che favoriscono l’occupazione in Paesi dove il lavoro è un’esigenza vitale, spesso negata alle persone con disabilità».

Coordinati dallo stesso Griffo, i lavori prevedono la partecipazione di Mina Lomuscio dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Esteri (Gli impegni della Cooperazione Italiana verso le persone con disabilità); Riccardo Sirri di EducAid (Il sostegno all’inserimento lavorativo delle donne palestinesi con disabilità nella West Bank e nella striscia di Gaza); Rita Barbuto di DPI Italia (L’empowerment delle persone con disabilità per l’inclusione al lavoro); Francesca Ortali dell’AIFO (L’esperienza di inclusione lavorativa all’interno dei progetti Comunity based inclusive development); Pietro Barbieri, in rappresentanza della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) (Il ruolo della active citizenship per costruire l‘occupabilità delle persone con disabilità). (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ceateneo@unipd.it.

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