«Se famo du’ spaghi?». Magari! Solo che per un commensale con disabilità motoria potrebbe non essere agevole arrotolare l’appetitosa pasta intorno ai rebbi della forchetta. A meno che non sia dotato di Du’ spaghi, la forchetta meccanica ed ergonomica con scocca personalizzata, realizzata con una stampante 3D.
Questa posata avveniristica è uno degli ausili scaturiti da Hackability, un’iniziativa partita da Torino lo scorso anno, con l’intento di introdurre un nuovo modus operandi nella progettazione di oggetti e soluzioni per la vita quotidiana delle persone con disabilità, degli anziani e, più in generale, di coloro che hanno necessità “speciali”. La novità consiste nel coinvolgimento dell’utente finale dalla fase iniziale di ideazione fino alla realizzazione concreta del prodotto che, oltre a rispondere a un bisogno e favorire l’autonomia, viene costruito con tecnologie di nuovissima generazione che abbattono i costi.
Teatro della prima edizione, cui ha contribuito la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, è stato il Fablab del capoluogo piemontese, un laboratorio di innovazione che fa parte di una rete globale, dove si sperimentano e condividono invenzioni, offrendo ai moderni “Archimede Pitagorico” assistenza operativa, tecnica e logistica.
Intorno a un tavolo, costituiti in diversi team “avversari”, nello stile della maratona non competitiva, si sono ritrovati designer, maker (ovvero creatori), informatici, artigiani digitali e persone con diverse disabilità. Le loro esigenze, anzi, l’ascolto delle loro esigenze e i suggerimenti che soltanto chi vive determinate problematiche può portare, sono stati la base di partenza per la nascita dei primi prototipi.
Altra novità: i progetti più interessanti e davvero utili sono diventati bene comune, a disposizione di tutti sul sito Hackability.it in regime di Creative Commons, una licenza internazionale che consente di utilizzare liberamente e gratuitamente le invenzioni depositate, senza bisogno di permessi e registrazioni.
Il metodo Hackability, in soli due anni, ha fatto scuola. È stato replicato, infatti, all’IPASVI di Brescia, Federazione che riunisce infermieri professionali, assistenti sanitari e vigilatrici d’infanzia, all’ITIS Pininfarina di Moncalieri (Torino) e a Caluso (Torino), dove ha preso il nome di Hackability@canavese. Hackability@PoliTo è stato il frutto, invece, della proficua collaborazione tra il Politecnico di Torino, il CINI (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica) e la Fondazione Paideia, che nel 2016, ha proposto agli studenti iscritti al primo anno di Tecnologie per la Disabilità, in vece del tradizionale esame, la creazione di un ausilio con il metodo Hackability.
L’esperienza didattica è stata ripetuta quest’anno e ha conosciuto un tale successo che, per volontà di alcuni allievi, all’inizio del 2017 è nato all’interno del Politecnico il Team Studentesco Hackability, una community di coprogettazione che individua soluzioni adatte all’uso quotidiano, sostenibili giorno dopo giorno.
Chi fa propria l’iniziativa, insomma, ci mette del suo, la plasma, restituendola con i caratteri originari… più qualcosa di diverso.
Proprio in questi mesi è in cantiere una nuova “mutazione” che, per la prima volta, coinvolge una grande impresa, amplificando così la possibilità di un reale impatto sociale.
Barilla, storica azienda di Parma, ospiterà nella propria sede centrale le fasi cruciali di Hackability@Barilla, volta in questo caso all’individuazione di strumenti per cucinare e packaging [“imballaggio”, N.d.R.] migliorati, adatti alle persone con disabilità. L’azienda metterà a disposizione le sue competenze, invitando anche i propri dipendenti a collaborare. Per i risultati, poi, non bisognerà attendere molto: il 23 febbraio 2018, infatti, si svolgerà a Parma la presentazione dei prototipi, naturalmente con licenza Creative Commons.
Prestare maggiore attenzione ai gesti quotidiani, pensare (o ripensare) a come offrire utilizzi più accessibili: questa è la filosofia di fondo della metodologia che ha acceso l’interesse fuori dai confini nazionali, ed è stata selezionata dalla Commissione Europea, nell’àmbito dell’European Social Innovation Competition, fra le trenta esperienze in grado di diffondere i vantaggi del cambiamento tecnologico in Europa.
Un giro sul sito Internet Hackability è la conferma di come l’ascolto, la conoscenza, il confronto operativo pratico intorno a un’idea, uniti a un pizzico di inventiva, siano gli elementi utili a superare ostacoli, magari anche piccoli, ma estremamente limitanti.
I prototipi devono rispondere a criteri semplici ma precisi, ovvero devono essere concreti, replicabili, personalizzabili e fabbricabili digitalmente. Sono concreti e facilmente replicabili, ad esempio, Eat-Easy e Take-it-Easy, rispettivamente un supporto rialzato per il piatto e un’ortèsi per la mano, utile per impugnare le posate e scrivere, inventati per Antonella, una ragazzina di tredici anni affetta da tetraparesi.
Oppure il Tavolino di Andrea, progettato per migliorare la postura, evitare sforzi muscolari e facilitare l’uso della smartphone. C’è perfino un poggiabicchiere e un caricabatterie ad energia solare!
Viene inoltre dedicata attenzione anche ai bambini con DSA (disturbi specifici dell’apprendimento). È destinata a loro, ad esempio, la Tavola Pitagorica di Gaia, uno strumento compensativo per lo studio della matematica nei primi anni dell’istruzione.
E quelli di Hackability non mancano nemmeno di irriverenza, se è vero che hanno chiamato Di Culo la plancia ergonomica per favorire gli spostamenti dalla carrozzina al letto e all’automobile. Si può costruire su misura per la persona che deve utilizzarla, e costa pochissimo (a differenza di prodotti simili in commercio), in quanto viene realizzata tramite il taglio laser e la stampa 3D.
Infine, per restare in argomento “economico”, si sa che la domotica ha prezzi sovente inavvicinabili e tuttavia Mando, il telecomando con bottone a scansione che governa tutti gli elettrodomestici di casa, costa 120 euro, contro i 2.000 di quelli normalmente in vendita, ed è autoprogrammabile. La manopola Manipola, invece, costa intorno ai 10 euro e grazie a comandi in rilievo, consente alle persone non vedenti di usare lavastoviglie, lavatrice, forno eccetera.
Hackability, dunque, indica una nuova via per vedere, pensare e vivere il futuro. Chissà cos’altro ci riserverà negli anni a venire!
Articoli Correlati
- Io sono più ingegnosa della mia disabilità Queste parole pronunciate dalla giovane Lara sono lo slogan di “Hackability On Tour”, mostra che si è svolta qualche settimana fa a Milano, durante la quale sono stati esposti venti…
- L'integrazione scolastica oggi "Una scuola, tante disabilità: dall'inserimento all'integrazione scolastica degli alunni con disabilità". Questo il titolo dell'approfondita analisi prodotta da Filippo Furioso - docente e giudice onorario del Tribunale dei Minorenni piemontese…
- Hackability@Milano: una risposta a esigenze speciali che non trovano voce Nata a Torino nel 2016, Hackability fa incontrare le competenze di designer, maker e artigiani, con i bisogni - e l’inventiva - delle persone con disabilità, allo scopo di progettare…