«Oggi – scrivono i promotori dell’incontro Roma, città reciproca. Idee e proposte, previsto per sabato 19 giugno nella capitale (Domina Hotel Conference, zona Statuario, ore 16.30) – la grande metropoli è immersa in una crisi economica difficile, con annessi problemi antichi, come la povertà, la solitudine, la malattia, ma anche nuove forme di criticità, quali l’immigrazione, l’età anziana, il disagio giovanile, l’irregolarità, le difficoltà di integrazione sociale delle persone con disabilità. La città di Roma ha affrontato da sempre, lungo i secoli, quanto era necessario perché la convivenza dei suoi abitanti fosse a dimensione umana, alleviandone i disagi», ma oggi il dialogo, «si erge a risposta strategica. Infatti l’unità tra importanti organizzazioni di ispirazione cattolica serve prima di tutto a interagire tra i vari ambiti di intervento sociale, così che l’azione complessiva risulti efficace e pertinente; serve inoltre a porre alle istituzioni, ai cittadini benestanti e all’opinione pubblica, i problemi emergenti, accompagnati da possibili soluzioni».
Ma quali sono esattamente le organizzazioni di ispirazione cattolica che si confronteranno per una Roma a dimensione di persona, in un evento che metterà insieme – come mai prima d’ora – quanti ogni giorno offrono risposte ai bisogni e alle esigenze delle persone povere, malate, emarginate e sole della città? Dalla Caritas Diocesana (CRS) alla Comunità di Capodarco, dalle Acli di Roma alla Comunità di Sant’Egidio, dal CDO (Compagnia delle Opere) alla Fondazione Don Gnocchi, dalla Fondazione Don Orione all’Opera Don Guanella, dal Centro Astalli (Gesuiti) al Borgo Ragazzi Don Bosco (Salesiani), dall’Opera Don Calabria alla Fondazione Don Luigi di Liegro, fino al Movimento dei Focolari.
Perché «il lavorare sulla strada, sporcandosi le mani – ha scritto don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco – è la risposta ispirata dal Vangelo che ha esortato a creare “comunione” tra cristiani e tra tutti, nel rispetto di ognuno».
Roma verrà dunque chiamata a testimoniare la sua capacità di essere accogliente, sociale e reciproca, esempio vivo e forte per quanti non vogliono rassegnarsi a muri, a disprezzi, a lontananze consolidate, per costruire un rinnovamento sociale e culturale di tutta la città. (S.B.)
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