Ad ogni fine anno c’è il welfare sardo con l’acqua alla gola

di Francesca Arcadu*
«È davvero necessario aggravare sistematicamente la vita di chi è già in situazione di disagio per rincorrere un diritto, o non occorrerebbe invece cambiare priorità e tempi, per garantire una corretta erogazione di fondi, provvidenze e servizi, nei tempi e nei modi adatti a uno Stato di Diritto in cui il Sociale abbia il giusto riconoscimento?». A chiederselo è Francesca Arcadu, denunciando i ritardi di cui anche quest’anno si sta rendendo protagonista la Regione Sardegna, sui rinnovi dei piani personalizzati per l’assistenza delle persone con disabilità e sull’attivazione dei nuovi piani

Dito puntato di un uomoPurtroppo ci risiamo. Siamo oltre la metà di novembre, il 2017 volge al termine e non ci sono notizie circa i rinnovi dei piani personalizzati per l’assistenza delle persone con disabilità, come da Legge 162/98, in scadenza al 31 dicembre, né dell’attivazione dei nuovi piani per chi sia entrato in possesso delle certificazioni di handicap grave nel corso di quest’anno.
Tutto fermo, nessuna notizia proveniente dall’Assessorato Regionale della Sardegna alla Sanità, nonostante il recente lavoro di una Commissione Tecnica Regionale voluta dallo stesso Assessorato – della quale anche chi scrive fa parte -, composta da rappresentanti dei Comuni, delle ASL e delle Associazioni, e chiamata ad analizzare i criteri di accesso ai piani personalizzati e a lavorare alla revisione della “Scheda salute/sociale” che, come è stato sovente detto e riconosciuto da più parti, non è adatta a rilevare in modo approfondito e personalizzato i bisogni riferiti alle diverse disabilità.

In quasi due anni di attività, quella Commissione ha svolto un lavoro considerevole, in collaborazione con gli Uffici Regionali e grazie alle competenze e l’esperienza dei suoi componenti, tutto in modo volontario e non retribuito, ma non ci sono notizie da parte dell’Assessorato Regionale sulla sperimentazione dei nuovi criteri proposti, nessuna analisi dei dati emersi dal primo campione di piani presi in esame, nessun riscontro sul lavoro fatto. Nemmeno una risposta alle ripetute mail di richiesta, solo un silenzio assordante. Forse tutte le energie sono state assorbite per mesi dalla riforma del Sistema Sanitario Regionale, chissà…

Anche numerosi Comuni sardi stanno sollecitando da settimane l’Assessorato Regionale a fornire informazioni su questi temi, per evitare che come ogni anno si arrivi alla scadenza dei piani con l’acqua alla gola, costringendo non solo le famiglie delle persone con disabilità a produrre documentazione da un giorno all’altro, ma anche gli operatori e le operatrici dei Servizi Sociali Comunali a un enorme lavoro di predisposizione dei piani stessi in tempi brevissimi, soprattutto nel caso dei Comuni più grandi e con più utenti dei servizi. Lavoro che tra l’altro priva le Amministrazioni Locali di forze per altri progetti e altri adempimenti proprio in chiusura d’anno, quando le scadenze e la rendicontazione esigerebbero una migliore pianificazione delle attività e delle risorse.

Stessa sorte, poi, per i sussidi economici erogati nel caso di patologie psichiatriche, come da Legge Regionale 20/97 e per le provvidenze ricadenti all’interno delle cosiddette “Leggi di Settore”. Basta digitare su Google le parole Legge 20 Sardegna ritardi, per scoprire una pluriennale tradizione di interruzioni nell’erogazione e mensilità mai accreditate agli utenti.
Anche in questo caso le cose si sbloccano in genere in “zona Cesarini”, solo dopo una robusta dose di proteste, interpellanze o interventi di Consiglieri Regionali che abbiano a cuore la cosa, che per altro riguarda migliaia di cittadini e cittadine di tutta la Sardegna. Anche quest’anno, infatti, la Regione, pur conoscendo in anticipo il fabbisogno dei singoli Comuni, non ha ancora comunicato se coprirà interamente le ultime tre mensilità del 2017, costringendo le famiglie a salti mortali per l’anticipazione dei fondi e i Comuni a un’estenuante sollecitazione per i trasferimenti delle somme dovute.

In tutto questo susseguirsi di ritardi e rimpalli di responsabilità, diventa sempre necessario l’intervento delle Associazioni dei familiari e delle persone con disabilità, chiamate a farsi sentire con proteste e manifestazioni più o meno eclatanti, nel corso delle quali vengono richieste risposte e informazioni sui rinnovi e sulle nuove attivazioni in tempi brevi, nonché il rispetto di un diritto all’assistenza sancito per legge.
Chiediamoci quindi se sia davvero necessario aggravare sistematicamente la vita di chi si trova già in situazione di disagio per rincorrere un diritto, o se invece occorrerebbe cambiare priorità e tempi, per garantire una civile e corretta erogazione di fondi, provvidenze e servizi, nei tempi e nei modi che si confanno a uno Stato di Diritto nel quale il Sociale abbia il giusto riconoscimento.

Consigliera comunale di Sassari.

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