Gentilissimo direttore di Raitre Paolo Ruffini, sono una telespettatrice della rete da lei diretta e vorrei sottoporle un importante quesito che spero mi aiuterà a risolvere.
Una settimana fa – esattamente il 13 luglio – ho partecipato alla trasmissione di Raitre Cominciamo bene estate, un bel programma che affronta argomenti seri e altri più leggeri, ma sempre rendendo il pubblico partecipe, soprattutto grazie al coinvolgimento che i conduttori Michele Mirabella e Arianna Ciampoli riescono con la loro professionalità a realizzare.
L’ascolto è stato – certamente l’avranno informata – di 1 milione e 100.000 spettatori, non male anche alla luce dell’orario (le 10 del mattino, durante la settimana); l’argomento era importante, un grande tema sociale, è stata fatta informazione, si è parlato senza remore e senza falsi tabù, perché la disabilità fa parte della vita di molte persone e la chiarezza è fondamentale per chi trascorre un’esistenza complicata dalla burocrazia e dalla poca informazione sul tema, come se fosse sufficiente eludere un argomento per allontanarlo.
E invece non è così, quando càpita colpisce duro, fa male nello spirito e nel corpo, anche se poi, nella grande maggioranza dei casi, si reagisce e si riesce ad apprezzare la vita per quello che ci offre ogni giorno, anche se è molto diverso dalle aspettative.
La trasmissione del 13 luglio è stata molto apprezzata e forte della mia “militanza” di trentasette anni di esperienza con la disabilità, ho lanciato in studio una richiesta che riporto ora anche qui, sperando che lei legga per intero la mia lettera: perché non realizzare una trasmissione al mese in prima serata dove si parli di questi importanti argomenti? No, non abbia timore, non una serata di storie lacrimevoli (di lacrime se ne vedono già troppe in TV), ma una serata di informazione vera, perché lei neppure immagina quanta disinformazione vi sia al riguardo, da parte degli stessi uffici preposti a occuparsi di disabilità, che sin troppo spesso non sono all’altezza, cosicché le informazioni ce le trasmettiamo tra di noi con il passaparola.
Dovrebbe essere una serata con risposte ai quesiti, una trasmissione in cui persone come ad esempio il giornalista Franco Bomprezzi potrebbero approfondire con chiarezza i vari aspetti positivi e negativi che la disabilità può offrire sia alla persona che la vive, sia alla sua famiglia. Insomma, una trasmissione da servizio pubblico che finalmente si renderebbe conto che i temi sociali devono essere affrontati e discussi per far crescere realmente la società.
Credo anche che sarebbero in molti ad apprezzare un programma del genere e non solo le persone con disabilità, ma gli stessi amici o parenti che spesso vorrebbero fare di più, ma magari hanno timore di sbagliare. Una trasmissione “per tutti e di tutti”, quindi, e stia certo che gli ascolti non calerebbero, anzi sono pronta a scommettere che sarebbe un successone, oltre che un’esperienza di enorme utilità per la nostra società. E il dovere del servizio pubblico – mi creda – potrebbe anche diventare “piacere”, perché chi si addentra nell’argomento, approfondendolo, ne rimane coinvolto e difficilmente riesce poi a buttarselo alle spalle. Vuole essere il precursore di questo importante salto di qualità?
*Presidente Associazione “Claudia Bottigelli” – Difesa dei Diritti Umani e Aiuto alle Famiglie con Figli Disabili Gravissimi (Torino).
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