D’accordo Valentino Rossi, ma nemmeno Fabrizio Folli scherza…

Indubbiamente notevole la performance del pluricampione del mondo di motociclismo che a soli quarantatré giorni dalla grave frattura riportata a una gamba, è tornato in pista in Germania e lo ha fatto subito in modo competitivo. Ma non è male nemmeno quanto realizzato da Fabrizio Folli, trentottenne agente motociclista della Polizia Municipale di Milano, che a meno di quattro anni dall'incidente che gli causò una lesione permanente ad un braccio, ha potuto tornare a cavallo di una moto "seria", grazie a un'ortesi - vero e proprio "terzo braccio" - realizzata presso il Centro Protesi INAIL. E anche se per ora può farlo solo in pista e non in strada, la sua soddisfazione è comunque grande

Fabrizio Folli sulla sua moto, grazie all'ortesi realizzata presso il Centro Protesi INAIL«Sono riuscito finalmente a provare il mio “terzo braccio” su una  moto seria: che spettacolo!». Esordisce così Fabrizio Folli, nel raccontare l’esperienza con la sua nuova ortesi, realizzata dai tecnici del Centro Protesi INAIL di Vigorso di Budrio (Bologna). Infatti, nonostante l’infortunio sul lavoro che gli ha causato una grave lesione al plesso brachiale dell’arto superiore destro, la nuova ortesi gli ha consentito di riprovare l’emozione di tornare in sella.

Trentotto anni
, agente motociclista della Polizia locale di Milano, nell’ottobre del 2006, alla guida di un mezzo di servizio, Fabrizio non era riuscito ad evitare un palo. «Non so come né perché sia successo – racconta – dato che non ricordo nulla. Ho rimosso tutto ciò che è avvenuto prima e dopo l’impatto. Neanche il mio collega, che mi seguiva a bordo di un altro motociclo, è stato in grado di dare un senso all’accaduto. Ho perso conoscenza e so che, con l’elisoccorso,  mi hanno trasportato in ospedale, dove sono rimasto ventuno giorni in rianimazione». Poi è seguito un lungo periodo di ricovero e molteplici operazioni per tentare di salvare l’uso della spalla e del braccio. Dopo quattordici mesi, definiti da Fabrizio «un vero e proprio calvario», la consapevolezza che la lesione sarebbe stata permanente.
«Pian piano – prosegue – ho ripreso la mia vita. Sono tornato al lavoro, purtroppo con  mansioni d’ufficio, e ho ricominciato ad esercitare tutti gli sport che facevo prima dell’infortunio: nuoto, sci e calcio. Ma non mi bastava, non ero completamente soddisfatto». Il suo vero obiettivo, infatti, era quello di ritornare in moto, una passione coltivata fin da ragazzo e così forte da portarlo a scegliere un lavoro che gli desse la possibilità di viverla quotidianamente. E tuttavia, dopo l’incidente, un po’ per la difficoltà di capire come riprendere a guidarla e un po’ per le resistenze della famiglia, la moto rimaneva solo un desiderio inespresso. Poi gli amici del Motoclub Montefalchi di Milano gli hanno regalato una pit-bike, sorta di “incrocio” tra una moto e una minimoto, aiutandolo a riprendere gradualmente confidenza con le due ruote. Per circa due anni, dunque, ha guidato questo mezzo con un braccio solo, fino a quando è arrivata la svolta.

«Parlando con i tecnici della Linea Arti Superiori del Centro Protesi – spiega – si sono offerti di aiutarmi, studiando e inventando quello che io ora definisco il mio “terzo braccio”». L’ortesi costruita per Folli è infatti costituita da una struttura rigida che viene applicata alla spalla e al tratto transomerale del braccio destro e fissata al tronco con un bretellaggio. Prosegue poi a livello del gomito, con un’articolazione che riproduce l’avambraccio cui è applicata una mano estetica, con pollice articolato per permettere la presa del manubrio. Durante l’utilizzo dell’ortesi, Fabrizio tiene l’arto naturale fissato al corpo con un ausilio.
«I tecnici Giuseppe Maldina e Salvatore Voci – sottolinea – sono stati fantastici in tutto: cordialità, disponibilità e soprattutto professionalità, visto che il risultato ottenuto mi dà la possibilità di guidare una vera moto, bene e in sicurezza, anche se solo in pista». Questo perché, in base alla normativa attuale, il tipo di limitazione all’arto superiore non gli permette di conseguire la patente A speciale per la guida su strada. «Questo è certamente un mio cruccio – conclude – ma sono consapevole che, per il momento, la regola è questa. Speriamo che in futuro le cose possano cambiare. Per ora mi sento di ringraziare il Centro INAIL per le idee, il lavoro svolto e la pazienza dimostratami. Non mi hanno solo costruito un’ortesi, ma mi hanno regalato la possibilità di tornare a vivere la mia più grande passione!». (Simona Amadesi)

Per ulteriori informazioni: Ufficio Stampa Centro Protesi INAIL, tel. 051 6936243, s.amadesi@inail.it.
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