«I due che camminano col cane»: sono stati soprannominati così, in Corsica, Roberto “Robydamatti” Bruzzone, Stefano Pini e la cagnetta Nessie, lungo un itinerario da Corte a Solenzana, attraverso strade poco battute dai trekker, percorrendo un totale di 452 chilometri in 22 giorni.
Avevamo già presentato qualche mese fa la storia di Bruzzone (se ne legga cliccando qui), trentaduenne di Ovada (Alessandra), chiamato anche “l’atleta con la gamba in spalla” perché, durante le sue imprese, porta sempre con sé nello zaino una “gamba di riserva”. Infatti, dopo l’incidente di moto che sei anni fa gli aveva fatto perdere una gamba dal ginocchio in giù, “Robydamatti”- che ha anche fondato l’Associazione Naturabile – dopo un’iniziale esperienza con l’atletica leggera, aveva deciso di cimentarsi con il trekking, mettendo in fila una serie di grandi imprese, dalle due ascese sul Gran Paradiso (una delle quali nel tempo recordi di 4 ore e mezza), al cammino di Santiago de Compostela (781 chilometri in 26 giorni), dalla conquista del Kilimangiaro in Africa (5.895 metri), fino al gennaio di quest’anno, con l’ascesa dell’Aconcagua (6.030 metri), sulle Ande argentine, la vetta più alta della cordigliera sudamericana.
Il 13 giugno scorso, poi, un’altra sfida, partita da Ovada, ovvero il tentativo di compiere la traversata della Corsica – insieme a Stefano Pini e a Nessie, come detto – affrontando con la sua protesi in titanio alla gamba destra e in completa autogestione il GR20, famoso itinerario sportivo europeo per camminatori esperti, senz’altro uno dei percorsi più difficili d’Europa, con i suoi 400 chilometri e i 12.000 metri totali di dislivello, tra montagne, laghi, foreste, nevai, percorsi ripidi e terreni rocciosi che, soprattutto nella parte settentrionale dell’isola, richiedono anche un minimo di esperienza nella scalata e nelle ferrate.
«L’impresa – racconta Giulia Beneforti, che cura la comunicazione di “Robydamatti” – sembrava meno impegnativa se non altro di quella dell’Aconcagua e invece si è rivelata assai più faticosa del previsto, perché i percorsi del GR20 sono soprattutto pietraie, ciò che che ha spinto il team a scegliere, dopo le prime tre tappe, di discostarsi dall’itinerario e di non puntare a “fare il tempo”, ma di “perderlo” alla ricerca di nuovi percorsi. “I due che camminano col cane” hanno perciò camminato attraverso sentieri duri e selvaggi, senza cartelli e poche segnalazioni, con uno zaino in spalla da 22 chili e, come ulteriore compagna di viaggio per Roberto, la solita fastidiosa infiammazione al moncone della gamba destra, peggiorata poi a causa della rottura del piede della protesi, nel tratto prima di Corte».
«Ma questo – conclude Giulia – non è stato che un piccolo imprevisto in più che ha dato a Roberto “nuova benzina” per cimentarsi in imprese ancora più impegnative. Per dimostrare insomma, ancora una volta, che superare i propri limiti si può». (S.B.)
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