Come relazionarsi con un bambino Asperger

«Sarebbe forte il desiderio dei bambini con sindrome di Asperger di inserirsi socialmente e di avere degli amici, ma il loro problema è la mancanza di efficacia nelle interazioni»: a dirlo è Paolo Cornaglia Ferraris, che dirige per Erickson la collana “Io sento diverso”, e che in occasione della recente Giornata Mondiale della Sindrome di Asperger, ha voluto proporre un breve vademecum, per relazionarsi al meglio con i bambini Asperger, rivolto a genitori e insegnanti, ma in generale a tutti, come stimolo al rispetto e all’inclusione. Ben volentieri lo riproponiamo a nostra volta
Bambino con sindrome di Asperger
Un bambino con sindrome di Asperger

«I bambini con sindrome di Asperger non si mettono in disparte quanto quelli con autismo, ma hanno enormi difficoltà a capire e interagire, giocare insieme. Eppure è forte il loro desiderio di inserirsi socialmente e di avere degli amici, il che ne fa dei frustrati e, alla lunga, dei depressi per il fastidio che l’isolamento comporta. Il loro problema è la mancanza di efficacia nelle interazioni».
A dirlo è Paolo Cornaglia Ferraris, medico già noto a suo tempo per il “caso editoriale” costituito da Camici e pigiami, libro firmato nel 2000 con lo pseudonimo di “Medicus Medicorum”, nel quale descriveva varie anomalie e disfunzioni presenti nel mondo della sanità italiana.
Successivamente anche il nostro giornale si è occupato di Io sento diverso. Cosa pensa un bambino di 10 anni con sindrome di Asperger, volume pubblicato da Erickson, dal quale è nata l’omonima collana (“Io sento diverso”, appunto), diretta dallo stesso Cornaglia Ferraris.
Quest’ultimo, in occasione della recente Giornata Mondiale della Sindrome di Asperger del 18 febbraio – data in cui ricorreva la nascita di Hans Asperger, il pediatra austriaco che descrisse dettagliatamente la sindrome nei primi decenni del secolo scorso – ha voluto proporre, sempre per Erickson, un breve vademecum, per relazionarsi al meglio con i bambini Asperger, rivolgendosi ai genitori, agli insegnanti, ma in generale a tutti, come stimolo al rispetto e all’inclusione.
Ben volentieri lo riproponiamo qui di seguito. (S.B.)

Come relazionarsi con un bambino Asperger: un piccolo vademecum
A cura di Paolo Cornaglia Ferraris

Non prova piacere nell’essere toccato o baciato, ma può volerlo se è lui stesso a iniziare.
Perché?
L’essere toccato può infastidirlo perché l’azione è inaspettata.
Come comportarsi? Che cosa fare?
Avvertitelo quando sarà preso in braccio o baciato. Spiegate a parenti e amici le sue preferenze, evitando situazioni spiacevoli o imbarazzanti.

Evita materiali come sabbia, creta, colle, creme, ecc.
Perché?
Il senso del tatto con alcuni materiali lo infastidisce o impaurisce perché violento o troppo stimolante.
Come comportarsi? Che cosa fare?
Incoraggiatelo a tollerare (senza costringerlo) questi materiali, attraverso un’esposizione controllata, graduale e molto rispettosa delle sue paure. Preparatelo ad attività che prevedano l’uso di questi materiali, spiegando o disegnando poster o vignette. Progettate giochi che il bambino trova piacevoli, inserendo questi materiali con gradualità e prudenza. Eliminate attività spiacevoli e non necessarie alla sua educazione oppure fatele sempre seguire da attività che gli piacciono. Appena diventa più tollerante, aumentate gradatamente il tempo di contatto con il materiale che prima rifiutava.

Parla da solo quando fa un compito o esegue un esercizio.
Perché?
Può avere bisogno di un input ulteriore per aiutarlo a mantenere l’attenzione focalizzata sul compito. Il suono della propria voce può impedire altri input sensoriali acustici. Può avere scarsa fiducia nelle sue abilità motorie.
Come comportarsi? Che cosa fare?
Permettetegli di parlare da solo, se questo non infastidisce gli altri. Utilizzate un movimento con la mano per aiutare a far diminuire l’ansia o per migliorare la sua autoregolazione.

È infastidito dai rumori degli elettrodomestici di casa.
Perché?
Qualche volta tono e frequenza dei motori degli elettrodomestici possono distrarlo o infastidirlo.
Come comportarsi? Che cosa fare?
Esponetelo al rumore “irritante” a piccole dosi, aumentando gradualmente la durata quando lo sopporta meglio. Avvertitelo sempre che l’apparecchio sta per essere acceso così non sarà colto di sorpresa. Fategli usare l’apparecchio, quando possibile. Associate il rumore a un’attività preferita.

Rifiuta i cambiamenti.
Perché?
L’attività di routine lo aiuta a capire e a organizzarsi l’esistenza. Ha bisogno di prevedere ciò che accadrà, specialmente se non “sente il controllo” sul proprio corpo. Ha bisogno di avere ben definiti gli orari della giornata, perché gli è difficile o impossibile capire il fluire del tempo e gestirlo. Non sa cosa fare quando interviene un cambiamento.
Come comportarsi? Che cosa fare?
Usate un segnale prima di un cambiamento. Preparatelo alle novità usando supporti visivi. Accompagnate il cambiamento con una sensazione di pressione profonda. Dategli il compito di descrivere su un foglio quando accade un evento inaspettato.

Non sa vestirsi; è sempre trascurato o spettinato.
Perché?
Non sembra curarsi del proprio abbigliamento, ha difficoltà ad accorgersi che i vestiti non sono in ordine.
Come comportarsi? Che cosa fare?
Create un poster con disegni e orari per mettersi in ordine. Scegliete per lui un abbigliamento “comodo”, eliminando bottoni e sostituendoli con elastici o velcro. Insegnategli una sequenza sempre uguale per vestirsi e per controllare il proprio aspetto davanti allo specchio (tracce di dentifricio, camicia abbottonata, pantaloni allacciati, scarpe allacciate ecc.).

Reagisce con fastidio durante il pranzo, va in collera, grida o rifiuta le regole o se ne vuole andare.
Perché?
L’ambiente è troppo rumoroso, voci, sbattere di posate, piatti, bicchieri, televisore acceso, movimento di sedie ecc. L’ambiente è pregno di odori forti provenienti dalla cucina o di profumi che possono essere stressanti.
Come comportarsi? Che cosa fare?
Permettete che mangi da solo e a scuola vada in mensa prima degli altri. Permettete che mangi in classe o in un altro ambiente senza troppi stimoli. Diminuite il tempo per il pranzo. Assistetelo per il pasto (aprite la bottiglia, versate la pietanza, aiutatelo a tagliare e a prendere il cibo).

Non sembra capire i compagni di scuola, i loro gesti o le loro espressioni non verbali.
Perché?
Può essere disturbato dall’osservare parti del corpo, movimenti e facce degli altri. Troppi stimoli tutti insieme. Può avere difficoltà a concentrare l’attenzione sulle varie parti del corpo e sulle espressioni facciali. La consapevolezza della presenza di altre persone che lo circondano può essere limitata da un’intensa preoccupazione. Mantiene la distanza dagli altri per evitare il contatto fisico e ciò limita l’abilità a percepire gesti e espressioni. Può fidarsi delle informazioni acustiche e avere difficoltà a distinguere le informazioni visive dai dettagli sullo sfondo.
Come comportarsi? Che cosa fare?
Fornite suggerimenti acustici graditi per dirigere l’attenzione. Insegnategli i significati delle espressioni facciali, del corpo e dei gesti. Eliminate elementi di distrazione presenti nell’ambiente. Rispettate i suoi bisogni di tenersi distante per evitare il contatto fisico oppure odori a lui sgraditi. Rassicuratelo verbalmente. Accompagnate le espressioni facciali, i movimenti del corpo e i gesti con una spiegazione verbale. L’uso di suggerimenti non verbali, sottintesi, paradossali e ironici e quant’altro abbia significato traslato o metaforico deve sempre essere spiegato, perché quasi mai viene intuito spontaneamente. Offrite poche modalità sensoriali alla volta.

Per ulteriori informazioni o approfondimenti: Algisa Gargano (Ufficio Stampa Mara Vitali Comunicazione), algisa@mavico.it; Ufficio Stampa Erickson (Laura Pulici; Jacopo Tomasi), ufficiostampa@erickson.it.

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