Il 16 settembre scorso l’Agenzia per la Salute delle Nazioni Unite (United Nations Health Agency) ha richiamato i governi, la società civile e le varie agenzie di aiuti ad affrontare l’enorme sfida rappresentata dal supporto ai milioni di persone con disabilità mentali e psicosociali che vivono nei Paesi in via di sviluppo. Certamente uno tra i gruppi di persone più vulnerabili al mondo.
«Quasi tre quarti dell’aumento globale dei disordini neuropsichiatrici si ripercuote sui Paesi a basso e medio reddito», ha dichiarato infatti Margaret Chan, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nell’introdurre un nuovo rapporto intitolato Targeting people with mental health conditions as a vulnerable group (“Individuare le persone con problemi di salute mentale come gruppo vulnerabile”), nel quale si sottolinea come queste persone vengano emarginate tanto in termini di aiuto allo sviluppo, quanto in termini di attenzione da parte dei governi.
«Siamo in grado di misurare i costi – ha aggiunto Chan – per i singoli, le famiglie, le società e le economie. E i costi di questi disordini – che tendono ad avere sintomi precoci e ad essere cronicamente invalidanti – sono enormi. Agire in questa direzione è quindi anche un’azione di buon senso economico. Questi problemi, tra l’altro, interferiscono in modo sostanziale con le abilità dei bambini ad apprendere, e degli adulti ad essere attivi nelle famiglie, sul lavoro e nella società nel suo insieme».
Il rapporto dell’OMS richiama dunque gli attori impegnati in favore dello sviluppo a riconoscere la vulnerabilità di tale gruppo, includendolo in tutte le iniziative di sviluppo, aumentando i servizi per la salute mentale nell’ambito dei sistemi di cura primaria, fornendo indennità sociali e di invalidità e coinvolgendo le stesse persone direttamente interessate nella progettazione dei programmi di sviluppo.
Nel documento viene rilevato inoltre che quasi un milione di persone ogni anno si tolgono la vita, ciò che rappresenta, ad esempio, la terza principale causa di morte tra i giovani. In tutto il mondo, poi, la depressione è la prima causa di anni di vita potenziale persi a causa della condizione di disabilità che essa induce.
Il rapporto denuncia quindi che la maggioranza dei programmi di sviluppo e di riduzione della povertà non riescono a raggiungere le persone con disabilità mentali o psicosociali. Tra il 75 e l’85%, ad esempio, non ha accesso ad alcuna forma di trattamento di salute mentale e il tasso di disoccupazione supera il 90%. Queste persone, infine, non godono di opportunità educative e formative che possano venire incontro alle loro piene potenzialità.
«Serve una maggiore attenzione, rispetto a questa situazione, da parte della comunità impegnata per lo sviluppo», ha dichiarato Ala Alwan, vicedirettore generale per le Malattie Non Trasmissibili e la Salute Mentale dell’OMS. E ha sottolineato anche come «la carenza di visibilità, voce e potere delle persone con disabilità mentali e psicosociali renda necessario uno sforzo in più per prestare loro sostenere e per coinvolgerle più direttamente nei programmi di sviluppo».
L’OMS calcola che a livello globale una persona su quattro, nel corso della propria vita, affronterà un’esperienza legata a problemi di salute mentale, situazioni responsabili di un alto tasso di mortalità e disabilità, quantificabile rispettivamente nell’8,8 e nel 16,6% tra le malattie dovute a condizioni di salute nei Paesi a basso e medio reddito.
Entro il 2030, inoltre, si valuta che la depressione rappresenterà la seconda delle maggiori cause di malattia nei Paesi a medio reddito e la terza in quelli a basso reddito. Dati che confermano l’assunto iniziale di una sfida davvero enorme.
«Dobbiamo abbattere la barriere che continuano ad escludere le persone con disabilità mentali o psicosociali», ha commentato Sha Zukang, vicesegretario generale del Dipartimento per gli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite, che sta lavorando su tali questioni di concerto con l’OMS. «Per far sì che queste persone possano avere accesso a migliori opportunità e beneficiare dei frutti dello sviluppo, è necessario che esse stesse vengano coinvolte nella progettazione di politiche e programmi attinenti allo sviluppo».
Altro importante dato evidenziato dal rapporto, il fatto che questo gruppo di persone sia soggetto ad altissimi livelli di stigma e discriminazione, dovuti a una concezione erronea – purtroppo largamente diffusa – circa le cause e la natura dei problemi di salute mentale. Si parla infatti di persone che subiscono abusi fisici e sessuali a un livello drammatico, anche nelle prigioni e negli ospedali, e che quasi sempre incontrano restrizioni nell’esercitare i loro diritti civili e politici.
Del resto la maggioranza di loro – nei Paesi a basso e medio reddito – non ha nemmeno la possibilità di accedere ai servizi sanitari e sociali essenziali e ha anche minori opportunità di accedere a trattamenti necessari per malattie fisiche. In sovrappiù l’esclusione dei bambini con disabilità mentali e psicosociali dai sistemi educativi non fa che causare una maggiore emarginazione.
«La salute mentale – conclude il rapporto dell’OMS – è stata troppo a lungo ignorata nelle iniziative per lo sviluppo umano e la qualità della vita. Politiche e programmi per lo sviluppo che possano essere sostenibili e avere successo richiedono una nuova attenzione a tali questioni, tramite un incremento nel riconoscimento delle connessioni tra programmi di sviluppo e benessere mentale ed emotivo, e l’inclusione delle persone con disabilità mentale e psicofisiche, per raggiungere uno sviluppo che coinvolga realmente tutti».
*Traduzione e adattamento, in collaborazione con Stefano Borgato, di un testo pubblicato il 16 settembre 2010 da «UN News Centre», notiziario delle Nazioni Unite, e disponibile in versione originale cliccando qui.
Messaggio espresso per l’occasione dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban ki-moon La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e la Convenzione sui Diritti Economici, Sociali e Culturali garantiscono il diritto di ogni persona al godimento dei più elevati standard di salute fisica e mentale, compreso il diritto alle cure e ai servizi medici, senza alcun tipo di discriminazione.
La costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità fa riferimento agli aspetti fisici, mentali e sociali del benessere umano, che sono strettamente interconnessi tra loro. I disturbi mentali possono avere serie ripercussioni sulle nostre condizione fisiche e relazioni sociali, così come i problemi legati alla salute fisica, specie se gravi e protratti, possono provocare isolamento sociale e disturbi psichici.
Tuttavia molti Paesi non hanno sufficienti mezzi per il trattamento di quanti soffrono di disturbi psichici, malgrado si tratti di cure relativamente poco care e facilmente accessibili. La maggioranza delle persone affette da disturbi psichici, neurologici e legati all’abuso di farmaci non riceve neppure le cure più semplici. Eppure tali servizi sono indispensabili, per offrire a coloro che sono vittime di esclusione nel mondo, e in particolar modo nei Paesi in via di sviluppo, l’opportunità di vivere una vita dignitosa.
Il Gap Action Programme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità rappresenta la risposta globale all’elevata richiesta di servizi sulla salute. Invito tutti i Paesi a recepire gli obiettivi di questo programma e ad adempiere agli stessi. Attraverso cure appropriate, decine di milioni di persone potranno essere curate da depressione, schizofrenia, epilessia e altri disturbi.
È necessario infrangere le barriere che continuano a emarginare coloro che soffrono di disturbi psichici o di disabilità psicosociali. Non c’è posto nel nostro mondo per alcuna discriminazione nei confronti di chi è vittima di disturbi psichici. Non esiste salute senza salute mentale.
(a cura di Flavia Mandarini, referente del Centro Regionale di Informazione delle Nazioni Unite per l’Europa Occidentale – Zona di Italia, San Marino, Malta e Santa Sede)
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