Viene salutata come «una vittoria importante», dall’ANFFAS di Torino (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) e da altre organizzazioni che si occupano dei pazienti cronici e non autosufficienti e delle loro famiglie, la sospensione del Piano Regionale della Cronicità, in seguito a un confronto avvenuto con la IV Commissione del Consiglio Regionale Piemontese. A questo punto le varie Associazioni chiedono con forza di aprire un tavolo di concertazione con la Regione stessa.
«In tutto il Piemonte sono 30.000 – si legge in una nota diffusa dall’ANFFAS – le famiglie in attesa di risposta dalle Istituzioni su quali forme di sostegno siano attuabili per alleviare il fardello quotidiano di occuparsi di persone con disabilità grave-gravissima e di anziani non autosufficienti con Alzheimer o demenze. Il problema è la mancata presa in carico da parte della Sanità (ASL) delle prestazioni socio-sanitarie previste dai LEA [Livelli Essenziali di Assistenza, N.d.R.], indifferibili, in quanto per una persona malata cronica non autosufficiente (minore, adulto, anziano) sono cure sanitarie. È infatti di questa presa in carico dell’ASL che non si trova traccia nel Piano della Cronicità ed è, come è noto, l’assenza della presa in carico che ha creato liste d’attesa infinite per i 30.000 piemontesi malati cronici non autosufficienti, tanto per le prestazioni domiciliari, che ormai in molte ASL non vengono neppure erogate, quanto per i ricoveri in RSA [Residenze SanitarieAssistenziali, N.d.R.] o case di riposo. Trattandosi pertanto di prestazioni sanitarie, i malati cronici e le famiglie ne avrebbero diritto indifferibilmente e senza alcun legame con il reddito, mentre ASL e Regione erogano i servizi sanitari con il contagocce, costringendo le famiglie a farsi carico dell’onere dell’assistenza, sia dal punto di vista della presenza costante, sia sotto il profilo economico».
«Tale situazione – prosegue la nota dell’ANFFAS – è in parte conseguenza della mancanza di risorse, ma è in parte anche il frutto di una strategia deliberata, mirante a spostare la cronicità e l’autosufficienza dalle competenze della Sanità a quelle del Sistema Socio-Assistenziale, il che metterebbe di fatto le famiglie di fronte all’obbligo di farsi carico in toto dell’assistenza al familiare non autosufficiente, non prevedendo diritti soggettivi esigibili, ma interessi legittimi, sempre condizionati dalla situazione economica del richiedente e dalle risorse disponibili e alle priorità dell’Ente. E non a caso la nostra organizzazione [ANFFAS Torino e ANFFAS Piemonte, N.d.R.], insieme alla FISH Piemonte (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e ad altre, hanno espresso in audizione le loro preoccupazioni per l’accentuarsi di questa strategia nel Piano della Cronicità. La gestione organizzativa ed economica delle cosiddette “persone fragili” – perché con disabilità, malate, anziane o comunque non autosufficienti in modo cronico – verrebbe dunque in gran parte scaricata sulle famiglie, che già sono in situazione di progressivo impoverimento causato dalla crisi. Tutto ciò in palese contraddizione da quanto previsto sia dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, sia dalla Legge dello Stato Italiano in merito al confronto con le organizzazioni di rappresentanza sui temi della disabilità, della salute e del diritto al sostegno, sia dalla Riforma del Terzo Settore [Legge 106/16, N.d.R.], in ordine alla coprogettazione tra gli Enti di Terzo Settore e le Istituzioni».
«Siamo contenti e orgogliosi di avere fermato l’iter del Piano della Cronicità della Regione Piemonte – commenta Giancarlo D’Errico, presidente dell’ANFFAS Piemonte e direttore dell’ANFFAS di Torino – perché sarebbe stato deleterio per le persone con disabilità e non autosufficienti e per le loro famiglie. Grazie all’aiuto di tutti, dunque, il primo obiettivo è stato raggiunto. Al contempo, però, abbiamo chiesto di avviare un tavolo di concertazione sul tema, che permetta di concordare linee guida e modalità di intervento, prima di arrivare al provvedimento definitivo: la differenza è fondamentale. Sarebbe, per quanto riguarda il Piemonte, il primo esempio di “tavolo di co-progettazione”, in ossequio a quanto previsto dalla Riforma sul Terzo Settore, una strada importante per i risultati che può ottenere e anche per la linea di collaborazione che può tracciare per il futuro». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: segreteria@anffas.torino.it.
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