«Questo progetto, unico nel suo genere in Italia, è un passo importante nel percorso di sensibilizzazione che stiamo portando avanti con gli Istituti Scolastici italiani, per formare e sensibilizzare sui DSA, che coinvolgono in Italia circa 2 milioni di persone. Confidiamo che le metodologie e i processi inclusivi appresi dagli insegnanti, durante il percorso di e-learning, siano applicati quotidianamente, nel rispetto del Piano Didattico Personalizzato (PDP) e di tutti gli altri diritti previsti dalla Legge 170/10 [“Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico”, N.d.R.]».
Lo dichiara Sergio Messina, presidente dell’AID (Associazione Italiana Dislessia), tirando le somme di una grande iniziativa promossa un paio di anni fa dall’AID stessa, insieme alla Fondazione TIM, d’intesa con il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, e da noi ampiamente presentata a suo tempo. Si tratta del progetto formativo di e-learning (“teleapprendimento”) denominato Dislessia Amica, volto appunto a rendere la scuola effettivamente inclusiva per gli alunni con DSA (disturbi specifici di apprendimento).
Dopo due anni di attività, dunque, i risultati si possono certamente considerare eccellenti, se è vero che sono stati coinvolti 6.007 Istituti Scolastici e 169.882 insegnanti, dalla scuola primaria a quella secondaria di primo e secondo grado.
Attraverso un percorso formativo online, della durata di circa 40 ore, i docenti hanno potuto fruire di videolezioni, indicazioni operative e approfondimenti, acquisendo strumenti e nozioni successivamente convalidati da verifiche intermedie.
A chiusura delle attività, che hanno comportato quasi 5 milioni di ore di formazione erogate online, sono state esattamente 4.978 le scuole che hanno ottenuto il riconoscimento Dislessia Amica e più di 150.000 gli insegnanti certificati (tutte le scuole certificate sono visualizzabili a questo link, all’interno di un unico Albo suddiviso per Province).
«La combinazione di tecnologie e metodologie innovative – sottolinea dal canto suo Paolo Teoducci, direttore generale della Fondazione TIM – ci offre oggi un risultato impattante su ampia scala, che sarà ancora più esteso a partire dal prossimo autunno con il rilascio di Dislessia 2.0, la prima piattaforma digitale in Italia finalizzata a fornire strumenti di screening gratuiti e accessibili dal web, per indirizzare tempestivamente un percorso diagnostico. Tecnologia innovativa in risposta a specifiche esigenze per la dislessia, accessibile a famiglie, docenti, studenti e pediatri attraverso un portale web unico».
A proposito di Dislessia 2.0 – Soluzione Digitale, va ricordato che per la realizzazione di esso la Fondazione TIM si è avvalsa della collaborazione dell’AID, dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e dell’Istituto Superiore di Sanità, in partnership con l’ISASI-CNR di Messina (Istituto di Scienze Applicate & Sistemi Intelligenti del Consiglio Nazionale delle Ricerche), oltreché con l’appoggio del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e di quello della Salute. (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: amorabito@lifecommunication.agency (Anna Morabito); comunicazione@aiditalia.org (Gabriele Brinchilin).
La dislessia e gli altri DSA (disturbi specifici dell’apprendimento)
Il più diffuso DSA (disturbo specifico di apprendimento) è la dislessia, cioè il disturbo specifico della lettura, che si manifesta e si evolve in concomitanza dell’inizio dell’attività scolastica, quando emergono le prime difficoltà nell’attivare in maniera fluente e senza affaticamento tutte quelle operazioni mentali necessarie per leggere, quali riconoscere le lettere singole, le sillabe e quindi le parole, associandole ai suoni corrispondenti. Frequenza degli errori e lentezza nella decodifica ne sono i tipici aspetti: il bambino può, per esempio, presentare difficoltà nel riconoscere, scambiandoli tra loro, grafemi che differiscono visivamente per piccoli particolari quali: “m” con “n”, “c” con “e”, “f” con “t”, “a” con “e”.
La persona con disortografia, invece, evidenzia la difficoltà a tradurre correttamente le parole in simboli grafici e a confondere il suono delle lettere (per esempio “f/v”, “t/d”, “p/b”, “c/g”, “l/r”).
Un terzo disturbo che impedisce alla persona di esprimersi nella scrittura in modo fluido è la disgrafia, caratterizzata da una grafia spesso illeggibile, da una pressione eccessiva sul foglio e dallo scarso rispetto degli spazi sul foglio.
C’è infine la difficoltà a comprendere simboli numerici e a svolgere calcoli matematici, conosciuta con il nome di discalculia. Stando ai dati, circa il 3% della popolazione studentesca è affetta da tale disturbo, che complica la lettura e la scrittura dei numeri e soprattutto l’elaborazione delle quantità. Gli errori collegati a questa problematica molto spesso non vengono riconosciuti nell’immediato. Diversi, infatti, sono i casi di discalculia erroneamente diagnosticati come dislessia.
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