Con una lettera inviata al Presidente della Regione Marche e al presidente della IV Commissione Consiliare (Sanità e Politiche Sociali), il Gruppo Solidarietà ha chiesto di rivedere i criteri, in via di adozione, di utilizzo del Fondo Solidarietà per il 2018.
«Questo Fondo – spiegano dall’organizzazione marchigiana – è stato istituito nel 2013, pur essendo stato finanziato solo da quest’anno, ed è destinato a sostenere i maggiori costi che gli utenti e i Comuni sono chiamati a sostenere, dopo che dal 2015 per alcuni servizi sociosanitari sono state introdotte o aumentate le quote a carico degli utenti stessi (disabilità, salute mentale, demenze, anziani non autosufficienti). In tal senso, giudichiamo incomprensibile e irragionevole la scelta di destinare i 2 milioni del Fondo ai soli servizi residenziali rivolti a soggetti con problematiche di tipo psichiatrico. Ciò determina l’esclusione di persone con disabilità cui dal mese di gennaio del 2015 sono scattate rette pari a 1.100-1.300 euro al mese».
«Riteniamo infatti – proseguono dal Gruppo Solidarietà – che il criterio da adottare debba essere esclusivamente quello delle necessità senza incomprensibili scelte di tipo categoriale e che i fondi andrebbero utilizzati, evitando inopinate categorizzazioni, con una rigorosa scala gerarchica: iniziare, cioè, da chi ha più bisogno, ovvero destinare a chi dopo le Delibere del 2013 e 2014 [n. 1195/13 e n. 1331/14, N.d.R.] si è trovato a far fronte ad oneri nuovi e significativi, senza avere risorse per farvi fronte (in questo senso tutti i beneficiari sono potenziali). Come può giustificarsi che a qualche centinaio di utenti con disabilità che si sono trovati con quote mensili a loro carico tra 1.100 e 1.300 euro mese il Fondo non sia destinato? O anche che a quei Comuni (pochi per la verità) che hanno fatto ciò che dovevano il Fondo non venga in soccorso?».
Nella sua lettera ai rappresentanti istituzionali della Regione, il Gruppo Solidarietà ha chiesto anche che venga messo a disposizione il dato riguardante le persone per le quali sono stati introdotti nuovi oneri e quelli per i quali sono aumentati: «A quel punto, di fronte ai nudi dati, difficilmente il presidente della Regione Ceriscioli e il consigliere delegato Volpini potranno promuovere o avallare una scelta di questo tipo; ovvero parti disuguali tra uguali, a meno che le scelte non siano ispirate e guidate da criteri altri di quelli di equità e giustizia».
«Invitiamo anche i Comuni – concludono dal Gruppo – ad assumersi le responsabilità che loro competono in tema di compartecipazione al costo dei servizi. Costi che spesso, nonostante le norme non lo consentano, vengono scaricati integralmente sulle persone e loro familiari, creando grossissime difficoltà all’accesso degli stessi».
Sulle responsabilità dei Comuni, è opportuno ricordare anche la recente Sentenza n. 427/18, prodotta il 12 giugno, dal TAR delle Marche (Tribunale Amministrativo Regionale), che ha accolto il ricorso presentato dai familiari di una persona ricoverata presso una residenza protetta psichiatrica,contro il Comune di Ascoli Piceno. Quest’ultimo, infatti, si era rifiutato di integrare la retta con la motivazione della mancanza di risorse e facendo riferimento al proprio Regolamento Comunale, nel quale era stato stabilito il coinvolgimento dei parenti tenuti agli alimenti (se ne legga ampiamente anche in altra parte del nostro giornale). (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: grusol@grusol.it.
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