«Ho scoperto l’arte giapponese del kintsugi [letteralmente “riparare con l’oro”, N.d.R.] quando ho dovuto riparare una statuina di porcellana preziosa andata in frantumi. Ho pensato che sarebbe stato bello poter fare lo stesso con le persone e ho deciso di usare quell’arte antica per rimettere insieme anche i pezzi della mia vita, per guardarli uno a uno e incollarli amorevolmente. Ho imparato a valorizzare le mie ferite, a mostrarle, perché sono proprio loro a rendermi una persona unica e preziosa. Come in un rituale antico, ho riempito con l’oro le cicatrici della mia vita e ho scritto sul mio corpo la mia storia».
Affetta da una malattia rara come la sindrome di Ehlers-Danlos, che rende instabili le articolazioni ed enormemente fragili i tessuti, la trentatreenne fiorentina Gioia Di Biagio – che da molti anni è musicista e mette in scena apprezzati spettacoli insieme al gruppo Le Cardamomò, oltre ad avere creato insieme alla sorella fotografa Ilaria il Progetto Fragile, per sensibilizzare sulla sua malattia – ha recentemente pubblicato per i tipi di Mondadori il libro Come oro nelle crepe. Così ho imparato a rendere preziose le mie cicatrici, ove «insegna – come è stato scritto – a non arrendersi ai limiti del proprio corpo, trasformando la fragilità in bellezza e le cicatrici in rifiniture dorate, come nella tecnica del kintsugi. Il suo è un esempio di resilienza, un insegnamento per tutti: è davvero possibile abbracciare il proprio dolore e trasformarlo in una forma d’arte quotidiana. Perché nessuno sa essere forte come una persona fragile». (S.B.)
Gioia Di Biagio, Come oro nelle crepe. Così ho imparato a rendere preziose le mie cicatrici, Milano, Mondadori, 2018, 247 pagine (Collana “Vivere meglio”).
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