La balbuzie e il bullismo

La riapertura delle scuole può essere motivo di ansia per tanti ragazzi, ma per alcuni lo è di più, pensando alla crescita di fenomeni come il bullismo e il cyberbullismo (“bullismo online”) e allo stesso abbassamento dell’età dei bulli. con episodi offensivi, non rispettosi o addirittura violenti. Nel 6% dei casi, la derisione è causata dall’aspetto fisico e/o dal modo di parlare, tanto che i bambini con disturbi specifici del linguaggio, tra cui la balbuzie, sono tre volte più a rischio di bullismo. Ora c’è anche un video, per aiutare i ragazzi con balbuzie a vincere l’isolamento sociale
Strategie per la cura della balbuzie al Vivavoce Institute di Milano
Strategie per la cura della balbuzie al Vivavoce Institute di Milano

La riapertura delle scuole può essere motivo di ansia per tanti ragazzi, ma per alcuni di più, se si considera, come rilevato da un rapporto dell’ISTAT riferito all’anno 2014 (Il bullismo in Italia: comportamenti offensivi e violenti tra i giovanissimi), che ben oltre la metà dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni avevano subìto almeno un episodio offensivo, non rispettoso o violento, da parte di altri ragazzi, nel corso dell’anno. Nel 6% dei casi la derisione è causata dall’aspetto fisico e/o il modo di parlare, tanto che i bambini con disturbi specifici del linguaggio, tra cui la balbuzie, sono tre volte più a rischio di bullismo.

A volte, nei bambini della scuola primaria, l’ansia può essere attribuita alla separazione dalle figure parentali, ma spesso la paura è condizionata da esperienze relazionali sgradevoli, che hanno minato autostima e sicurezza sociale dei ragazzi. «Si tratta – spiega Gabriella Pozzobon, presidente della SIMA (Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza) – di un’epidemia globale, la cui reale dimensione, a causa della scelta prevalente delle vittime di non denunciare, per vergogna o paura di ritorsioni, è in larghissima misura sommersa: si stima infatti che i casi reali siano almeno venticinque volte quelli segnalati. Come risulta da una recente meta-analisi, che ha preso in considerazione ottanta diversi studi, si osserva un abbassamento dell’età dei bulli, con molti casi già nei primi anni delle elementari. Il diffondersi del “cyberbullismo” o “bullismo online”, che permette di superare le barriere spazio-temporali raggiungendo il vasto pubblico del web (interessa il 10-15% dei ragazzi di 11-19 anni), sta ulteriormente ampliando i confini del disagio».

«Con l’evidente fatica nel parlare – dice la neuropsicologa Valentina Letorio -, la balbuzie, a volte associata anche a spasmi facciali o movimenti involontari, attira l’attenzione degli altri e può far diventare il ragazzo che balbetta un facile bersaglio di scherno e derisioni. Questa situazione si aggrava ulteriormente, se si considera che la balbuzie può portare al ritiro e all’isolamento sociale per limitare le occasioni di confronto e di disagio, facendo così etichettare chi balbetta come un elemento debole. Inoltre, lo squilibrio tra bullo e vittima è ancora più evidente se si considera la consapevolezza del giovane che balbetta alla maggiore derisione che avrebbe una sua eventuale reazione o risposta. I ragazzi con questo disturbo reagiscono al disagio di non riuscire a comunicare efficacemente autoescludendosi, o, in alcuni casi, venendo emarginati dagli altri. Questo isolamento e il mancato sviluppo di competenze sociali possono causare a lungo termine ansia, paura delle valutazioni negative e minore soddisfazione della vita nell’età adulta».

Le persone con balbuzie tendono a identificarsi con la balbuzie stessa e questa relazione si innesta nel momento cruciale di creazione dell’identità. Quindi, nell’infanzia, il bullismo non fa altro che consolidare questa percezione e amplificare le esperienze negative già associate alla balbuzie. «Per aiutare questi ragazzi a coltivare la loro autostima proprio nel momento in cui sono più sensibili al giudizio altrui – dice Giovanni Muscarà, ex balbuziente e fondatore a Milano del Vivavoce Institute, Centro per la Cura della Balbuzie -, è molto importante agire non solo sul ragazzo, ma anche sul contesto in cui vive. Per questo abbiamo lanciato con l’Associazione Pepita la campagna di sensibilizzazione denominata #liberalavoce, proprio per aiutare genitori, insegnanti, educatori e ragazzi a comprendere che la balbuzie va vista come una fatica. Capire cos’è la balbuzie e come si manifesta è il primo passo per sostenere questi ragazzi e far fermare gli episodi di derisione nei loro confronti».

«La SIMA – conclude Gabriella Pozzobon – sottolinea l’importanza di un intervento integrato rivolto a contrastare efficacemente questa modalità di interazione disfunzionale, antisociale, insidiosa e pervasiva, caratterizzata da intenzionalità, persistenza nel tempo e asimmetria nella relazione tra chi compie l’azione che è in una posizione preminente, per ragioni di età, di forza fisica, di genere o di potere psicologico, spesso grazie anche al supporto di suoi amici e alla popolarità e rispetto di cui gode nel gruppo di coetanei-  e chi la subisce, che è in una posizione di inferiorità che gli fa percepire impotenza a difendersi, lo fa sentire isolato, impaurito. Il bullismo è un supplizio che si consuma nel tempo, una persecuzione crudele, sottile e demolitiva. Essere vittima di bullismo costituisce, al pari dell’abuso fisico o sessuale, uno stress sia acuto che cronico per il bambino o adolescente, che può avere importanti implicazioni negative sulla salute fisica e mentale, con rischio di sviluppare diverse tipologie di disturbo, nell’immediato e a lungo termine. Le esperienze traumatiche nell’infanzia e nell’adolescenza attivano i sistemi ormonali e neurochimici dello stress con possibili danni strutturali e funzionali al cervello e agli altri organi, oltreché con interferenze con la risposta del sistema immunitario e aumento del rischio di patologie, sia fisiche che mentali». (M.D’A.)

Per approfondire il tema Balbuzie e bullismo, accedere alla pagina web del Vivavoce Institute, presente a questo link. A quest’altro link, invece, è disponibile il video relativo alla campagna di sensibilizzazione #liberalavoce.
Per ulteriori informazioni: Maria D’Acquino (maria.dacquino@hcc-milano.com).

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