Costretto a chiamare la Polizia per avere gli ausili salvavita!

«Questa è una vera e propria violazione dei diritti umani, una palese violazione dell’articolo 32 della nostra Costituzione. Occorre un intervento immediato delle Istituzioni, per evitare il ripetersi di situazioni del genere, che purtroppo, a quanto ci risulta, sono sin troppo frequenti»: così Vincenzo Falabella, presidente della Federazione FISH, commenta quanto accaduto a una persona con tetraplegia, costretta a chiamare la Polizia, per ottenere i cateteri salvavita dalla farmacia dell’ospedale, senza per altro riuscirvi, almeno per il momento

Dito puntato di un uomo«La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività»: così incomincia l’articolo 32 della nostra Costituzione ed è a esso che si richiama Vincenzo Falabella, presidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), nel prendere duramente posizione su una vicenda segnalata nei giorni scorsi dal quotidiano «La Nuova Sardegna», nell’edizione locale di Oristano.

È una triste storia di ausili salvavita (nella fattispecie si parla di cateteri) e di diritti negati, quella che riguarda Roberto Cherchi, persona con tetraplegia, costretto a chiamare la polizia, per far valere i propri diritti alla salute, senza per altro nemmeno riuscire a ottenere un risultato positivo, almeno per il momento.
«Se non effettuo regolarmente la sostituzione degli ausili – ha dichiarato Cherchi al quotidiano sardo – rischio la vita. Tra l’altro, dopo la riduzione del numero dei cateteri disposta dal Ministero della Salute con i nuovi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), passati dai 160 previsti dalla certificazione medica specialistica in mio possesso ai 120 stabiliti dai LEA stessi, devo acquistare i rimanenti per una spesa mensile vicina ai 200 euro. I cateteri che utilizzo sono gli unici che posso sostituire autonomamente consentendomi di conservare un minimo di privacy, ma soprattutto, come da certificazione medica, non mi danno complicanze».

Ebbene, nei giorni scorsi, di fronte alla risposta negativa ricevuta dalla farmacia dell’ospedale, rispetto alla disponibilità dei cateteri di cui necessita, Cherchi, dopo essere stato costretto ad acquistarli di tasca propria, si è rivolto alle forze dell’ordine, per denunciare il diritto negato.
La Polizia si è quindi recata nella struttura ospedaliera, ove ha verbalizzato le dichiarazioni di Roberto e del padre, oltreché quelle degli addetti della farmacia, secondo i quali l’ordine per quei cateteri sarebbe stato regolarmente inoltrato, senza però che la ditta fornitrice ne trovasse traccia. Per questo motivo non aveva fornito gli ausili. Alla richiesta, quindi, di conoscere se e quando i cateteri sarebbero stati disponibili e se fosse stato possibile parlare con il responsabile del servizio, quest’ultimo è risultato assente.
Come conclude l’articolo della «Nuova Sardegna», il direttore generale dell’ASL di Oristano, Mariano Meloni, una volta informato dell’accaduto, «ha risposto di non conoscere il problema e che replicherà una volta acquisiti gli elementi del caso»…

«Questa – commenta il presidente della FISH Falabella – è una vera e propria violazione dei diritti umani. I Livelli Essenziali di Assistenza non vengono garantiti e ciò comporta un aggravio di spesa in capo a una persona con disabilità. Vi è una palese violazione dell’articolo 32 della nostra Carta Costituzionale». «Occorre pertanto – conclude – un intervento immediato delle Istituzioni, tanto regionali quanto nazionali, per evitare il ripetersi di situazioni del genere, che purtroppo, a quanto ci risulta, sono sin troppo frequenti». (S.B.)

Share the Post: