«Strutture che vanno in direzione diametralmente opposta rispetto alla deistituzionalizzazione, alla promozione della vita indipendente e al sostegno dell’autodeterminazione delle persone con disabilità»: lo aveva scritto qualche tempo fa su queste stesse pagine Gabriele Piovano, presidente della CPD di Torino (Consulta per le Persone in Difficoltà), denunciando la situazione venutasi a creare dopo il parere favorevole rilasciato dalla Regione Piemonte per la realizzazione a Moncalieri (Torino) di due strutture residenziali nello stesso stabile, per un totale di trenta persone con disabilità, tutte insieme, prevedendo inoltre che una Comunità Alloggio di Pinerolo (Torino) da dieci posti venisse trasferita ad un’altra struttura residenziale da ottanta posti, accorpando quindi, nello stesso stabile, ben novanta persone con disabilità.
Di fronte a ciò, la CPD, insieme a numerose altre organizzazioni torinesi (se ne legga in calce l’elenco completo), ha indetto per la mattinata del 20 novembre un presidio di protesta davanti al Consiglio Regionale del Piemonte, in Via Alfieri, 15, all’insegna di un messaggio forte e chiaro: «Le persone con disabilità devono essere libere di autodeterminarsi, non “prigioniere da rinchiudere e ghettizzare”!».
«Con quegli atti della Regione Piemonte – si legge nel volantino che verrà distribuito alla cittadinanza in occasione del presidio – la Legge sul “Dopo di Noi” (112/16) viene violata, derisa e ridotta a pura propaganda. Le disposizioni attuative regionali di quella norma, infatti, prevedono che le strutture residenziali possono al massimo avere due nuclei da cinque posti letto. Oggi ci vengono proposte (anzi, imposte) strutture ghettizzanti bellamente approvate dalla Regione Piemonte, violando le Leggi Nazionali, in contrasto con precedenti Delibere Regionali e con quanto sancito dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità».
Il testo prodotto dalle organizzazioni si sofferma poi anche sulle conseguenze derivanti da provvedimenti del genere: «La concentrazione di numeri elevati di persone con disabilità è più facile che sia percepita dalla collettività locale come”problema”, piuttosto che “accolta e inclusa nella comunità”. Inoltre, La generica definizione di “disabili” rischia accreditamenti di disabilità troppo diverse, ad esempio tra persone con disabilità intellettiva e malati psichiatrici rivalutati come disabili intellettivi. E ancora, si arriverà all’impossibilità di costruire relazioni umane che richiedono ambienti familiari di vita e una collocazione il più simile possibile alle normali abitazioni, senza dimenticare che più nuclei in una stessa struttura comportano un alto rischio di interscambio degli operatori, per sopperire ad assenze o altre problematiche, con una ricaduta sulla qualità del servizio. Da temere, infine, la spersonalizzazione e un drastico abbassamento della qualità del servizio, una minore attenzione nei confronti della singola persona e del suo progetto di vita. La qualità delle condizioni di vita delle persone con disabilità deve invece prevalere sulle esigenze di bilancio e sui profitti delle società di gestione del servizio (aziende o cooperative)».
Queste, in conclusione, saranno le richieste di coloro che hanno promosso il presidio del 20 novembre: «Alle ASL, al Comune di Torino, agli altri Comuni e Consorzi della Regione, di non accreditare strutture residenziali che prevedano un numero di posti letto superiore a 5+5, anche se accorpate ad altri nuclei o ad altre strutture adiacenti. Alle ASL TO 5 e TO 3 e ai Consorzi dell’Unione dei Comuni interessati, il rispetto delle norme e quindi il ritiro dell’accreditamento per le strutture di Moncalieri e Pinarolo. Agli assessori regionali Antonio Saitta e Augusto Ferrari di attenersi alla normativa nazionale e a quanto loro stessi deliberano e di realizzare percorsi formativi per gli operatori dei servizi in sintonia con le enunciazioni della Convenzione ONU (ratificata dalla dall’Italia con la Legge 18/09), nonché con quelle della legge 112/16. Ancora agli assessori Saitta e Ferrari, di garantire i progetti individualizzati nell’ambito delle prestazioni LEA [Livelli Essenziali di Assistenza, N.d.R.] previsti dalla normativa vigente recepita dalla Delibera di Giunta Regionale del Piemonte 51/03. A tutti i Consiglieri Regionali di adoperarsi per il rispetto dei LEA e per il rispetto della Legge sul “Dopo di Noi”, con particolare riguardo alla deistituzionalizzazione delle persone con disabilità intellettiva e contro ogni forma di loro segregazione. Che vengano infine organizzati e finanziati i progetti di Vita Indipendente e Autodeterminata di cui alla Legge 162/98, per tutte le forme di disabilità, in base alle loro esigenze e autonomie e che gli stessi vengano promossi anche attraverso corsi di formazione». (S.B.)
Le organizzazioni promotrici del presidio di Torino del 20 novembre:
° AMA (Associazione Missione Autismo)
° Associazione Down
° Associazione Sindrome X Fragile Piemonte
° Autismo e Società
° CEPIM Torino (Centro Persone Down)
° Comitato Famiglie 162 (per l’attuazione della Legge 162 in Piemonte)
° CPD (Consulta per le Persone in Difficoltà)
° Fondazione Promozione Sociale
° Luce Per l’Autismo
° UTIM (Unione Per la Tutela delle Persone con Disabilità Intellettiva)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: uffstampa@cpdconsulta.it.
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