Breve storia di un piccolo loop, che nessuno ha ancora “adottato”

di APIC*
Tutti lo apprezzano, tutti ne sono entusiasti, ma nessuno lo ha ancora “adottato”: è la sorte del piccolo loop “Gimmi”, amplificatore portatile a induzione magnetica per persone sorde, frutto di un progetto condotto dall’APIC di Torino (Associazione Portatori Impianto Cocleare), ma costretto ancora a restare chiuso in un armadio, visto che gli Enti Pubblici sembrano davvero essersene scordati. A dargli voce è la stessa APIC, con questo breve racconto amaramente ironico
Realizzazione grafica dell'APIC dedicata al loop Gimmi
Una realizzazione grafica elaborata dall’Associazione APIC e dedicata al loop portatile Gimmi

Mi presento: il mio nome è Gimmi, sono un amplificatore portatile a induzione magnetica per persone sorde, ovvero un piccolo loop, e ho paura del buio! Mi vesto preferibilmente con la banda blu, ma se vi piace gialla non ci sono problemi, l’importante è che mi adottiate!
Da troppo tempo, infatti, mi tengono chiuso a chiave in un armadio e le mie batterie ricaricabili sono allo stremo. Ogni tanto i miei amici dell’APIC [Associazione Portatori Impianto Cocleare di Torino, N.d.R.] mi tirano fuori e mi collegano alla presa elettrica per consentirmi un minimo di autonomia e per raccontarmi qualche storia che io prontamente trasmetto alle loro bobine.

E pensare che quando sono stato acquistato nel 2016, assieme ad altri dieci miei “fratelli”, ero felicissimo; il progetto cui ero stato destinato andava a gonfie vele e mi attendeva un ruolo di grande responsabilità presso lo sportello di accoglienza di uno dei principali ospedali di Torino! E invece no, li ho visti partire uno a uno i miei fratelli, anche con un pizzico di invidia, ma sapevo che presto sarebbe toccato a me scattare, non appena fosse giunta la telefonata, che però non è mai arrivata.

2017, anno nuovo vita nuova e nuovo progetto dei miei amici dell’APIC, questa volta ancora più ambizioso: vengo infatti raggiunti da altri otto miei “cugini” e il mio ruolo sarà uno dei principali. Si tratta infatti di occuparsi dell’accoglienza del principale ospedale di un capoluogo di provincia! Seguo con i transistor in gola tutti gli scambi di missive e contromissive e ad un certo punto addirittura sento i miei amici mettersi d’accordo tra loro, per decidere quale mezzo utilizzare per raggiungere la località che mi attende. Poi più niente, saluto uno a uno i miei cugini e ad un certo punto mi ritrovo di nuovo solo nel mio armadio!
Per carità, non è che si stia malaccio, ho un ottimo rapporto con la stampante laser con cui faccio lunghe chiacchierate, malgrado i suoi continui sbalzi di umore; trovo invece presuntuoso e “supermontato” il loop fisso che viene utilizzato in altro modo; pensare che siamo pure parenti, seppur alla lontana.

Ed eccoci nel 2018. Questa volta non si può fallire, il progetto è realizzato ad hoc su di me. Si tratta di andare a prendere servizio presso il più grande centro anagrafico regionale, gestito dal Comune capoluogo, Torino, la prima capitale di Italia! Lo stesso Comune sta facendo della tecnologia il suo cavallo di battaglia e va da se che è ormai cosa fatta. Questa volta vengo addirittura invitato a “tenere una lezione” dai responsabili comunali, i quali almeno, davanti a me, sono entusiasti di quello che faccio. Ancora poche settimane, quindi, e sicuro…. finalmente avrò la mia collocazione ideale!
Ma poi, non si sa bene per quale motivo, nessuno fa seguito a quanto promesso, i miei amici provano più volte a risvegliare l’interesse ma tutto tace.

Ed eccoci ai giorni nostri: oggi il volontario di turno mi ha tenuto in carica per due ore e siccome era da solo, per testarne il funzionamento non ha fatto che ripetere continuamente la frase che più odio (ma lui non lo sa, gli voglio un mondo di bene), «sa, sa, sa prova!… sa, sa, sa prova!… sa, sa, sa prova!… sa, sa, sa prova!… sa, sa, sa prova!… sa, sa, sa prova!… sa, sa, sa prova!… sa, sa, sa prova!….
Ogni tanto si fanno sentire i miei fratelli e cugini, mi raccontano le loro avventure e quanto si sentono utili! Giuro che ad oggi non ho mai augurato a nessuno di loro di cadere dal bancone o di incappare in un cortocircuito, la cosa grave, però, è che queste cose le ho pensate, anche se solo per una volta…
Amici, aiutatemi a rimanere quello che sono! Per ora è tutto, vi terrò aggiornati degli sviluppi!
Gimmi, il piccolo loop che ha paura del buio.

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