Violenza sulle donne con disabilità: cresce la consapevolezza

«La mozione votata al nostro Congresso, l’indagine “VERA” su violenze e abusi, il docufilm “Silenzi interrotti”, le collaborazioni avviate e l’incontro di oggi sono importanti, ma sono solo l’inizio di una strategia più ampia che necessita di condivisione e determinazione»: lo ha dichiarato Nunzia Coppedé della Federazione FISH, concludendo l’incontro di Roma “Donne con disabilità, violenze e abusi: basta silenzi!”, durante il quale le Parlamentari presenti hanno dichiarato di voler lavorare per arrivare a un riconoscimento della discriminazione multipla vissuta dalle donne con disabilità

Donna con disabilità in carrozzina al centro di altre figure sfuocateErano stati 476, alla metà di dicembre, i questionari compilati da altrettante donne con differenti disabilità, provenienze geografiche, occupazioni, età e titoli di studio, nell’àmbito di VERA (Violence Emergence, Recognition and Awareness, ovvero letteralmente “Emergenza, riconoscimento e consapevolezza della violenza”), l’iniziativa promossa dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), insieme all’organizzazione Differenza Donna, tramite la quale, qualche mese fa, è stato appunto chiesto alle stesse donne con disabilità di raccontare le loro esperienze attraverso un questionario, per approfondire e portare alla luce il fenomeno della violenza sulle donne con disabilità, tanto diffuso quanto taciuto.
Ebbene, da tali questionari risulta che ad avere subìto una qualche forma di violenza da parte del partner attuale o di un ex, di un familiare, di un conoscente, di uno sconosciuto o di un operatore sono state 153 donne con disabilità su 476, pari al 32,1% del totale. «Ma è solo un dato apparente – come si legge in una nota diffusa dalla FISH -. Se infatti si considerano le domande inerenti le singole forme di violenza, quali l’isolamento, la segregazione, la violenza fisica e psicologica, le molestie sessuali, lo stupro, la privazione del denaro, si nota che a rispondere affermativamente, quindi a dichiarare di averlo subito, sono 314 donne su 476, pari al 66% del totale. Quindi il doppio rispetto a quanto rilevato usando la definizione generica di “una qualche forma di violenza”, ad indicare che molto spesso le stesse donne fanno fatica a riconoscere e definire a come “violenza” un atto che le danneggia ma che non sia di natura prettamente fisica o sessuale».
«Quanto agli autori delle violenze – prosegue la nota -, complessivamente in quasi l’80% dei casi queste vengono commesse da una persona nota alla vittima, con diversi gradi di vicinanza. In circa il 50% dei casi si tratta di una persona affettivamente vicina, ossia il partner, attuale o passato, o un altro familiare; nel 22% si tratta di un conoscente e nel 7,5% di un operatore, e con questo termine si intende una persona che assista professionalmente la donna con disabilità, vale a dire badanti, assistenti personali, operatori sociali, terapisti, o anche educatori o altro personale. Nel restante 20,9% dei casi l’autore della violenza è uno sconosciuto. Ulteriore dato significativo: solo il 34,4% delle donne che dichiarano di aver subìto una qualche forma di violenza tra quelle indicate affermano di avere reagito di fronte a tali violenze».

Tutti questi dati – che confermano a grandi linee quanto rilevato su ampia scala dall’ISTAT (se ne legga nel box in calce) – sono stati presentati da Daniela Bucci, ricercatrice della FISH, nel corso dell’incontro pubblico intitolato Donne con disabilità, violenze e abusi: basta silenzi!, tenutosi a Roma, presso il Senato della Repubblica, grazie al supporto della senatrice Annamaria Parente (se ne legga anche la nostra presentazione).
La raccolta di dati nell’àmbito di VERA è tuttora in corso, così come, naturalmente, proseguirà l’analisi approfondita degli stessi.

Durante l’incontro di Roma, dunque, si è dipinto un quadro decisamente preoccupante, sia sotto il profilo culturale, che su quello delle politiche e della consapevolezza.
I diversi interventi, introdotti da Vincenzo Falabella, presidente nazionale della FISH e animati da Silvia Cutrera, componente della Giunta Nazionale e del Gruppo Donne FISH, ne hanno evidenziato le varie peculiarità, lacune, aspettative, istanze.
È stata la stessa Cutrera, insieme a Rosalba Taddeini di Differenza Donna, a presentare il breve docufilm Silenzi interrotti (visionabile a questo link), diretto da Ari Takahashi e realizzato proprio in queste settimane per le organizzazioni promotrici di queste iniziative. «Un video – si è detto – che racconta in modo asciutto, ma implacabile le vicende di alcune donne e ragazze con disabilità evidenziando le forme di violenza e di discriminazione multipla di cui sono vittime».

Un approfondimento sulla debolezza dell’impianto normativo e delle azioni giurisdizionali e anche amministrative è stato proposto per l’occasione da Sara Carnovali, dottoressa di ricerca in Diritto Costituzionale e autrice del recente apprezzato libro Il corpo delle donne con disabilità. Analisi giuridica intersezionale su violenza, sessualità e diritti riproduttivi (Aracne, 2018), sul quale abbiamo già pubblicato un’ampia trattazione sulle nostre pagine.
Decisa la valutazione di Carnovali: le donne con disabilità non sono contemplate in nessuna norma avente valore giuridicamente vincolante. Un problema centrale, giuridico e politico, di reale implementazione dei princìpi del dettato costituzionale e degli atti internazionali sui diritti umani nel nostro ordinamento.

E sul fronte dell’Unione Europea le preoccupazioni sono analoghe, come ha bene argomentato Gunta Anča, donna con disabilità, vicepresidente dell’EDF (European Disability Forum) e membro del CESE (Comitato Economico e Sociale Europeo), organismo per conto del quale è stata relatrice sul tema delle donne con disabilità in Europa, ponendo anche qui al centro il contrasto agli abusi, alle violenze e alla discriminazione multipla.
È proprio su quest’ultima che Anča ha rilevato come pure a livello di indicazioni dell’Unione Europea vi siano alcune debolezze, sottolineando ad esempio che sia nella Strategia Europea per le Disuguaglianze di Genere che in quella sulla Disabilità non vi è riferimento alcuno alle donne con disabilità. Ha poi proseguito lanciando un appello: «Nel 2019 vi saranno le consultazioni per il rinnovo del Parlamento Europeo: eleggere donne con disabilità, che sono poco rappresentate nelle Istituzioni, aiuterebbe a dar loro voce e a rendere visibili le loro istanze».

Dal canto loro, le Parlamentari presenti hanno soprattutto dimostrato attenzione e raccolto le indicazioni e le testimonianze.
Annamaria Parente ha anticipato la ricostituzione a Palazzo Madama della Commissione di Inchiesta su Femminicidio e Violenze di Genere, che anche a fronte degli elementi emersi durante l’incontro, terrà in considerazione la significativa variabile della disabilità.
Concordi, quindi, Lisa Noja ed Elena Carnevali, nella volontà di portare il fenomeno all’attenzione del Parlamento e giungere a un riconoscimento della discriminazione multipla, individuando anche politiche specifiche di contrasto e a favore delle pari opportunità. Intenzionata, infine, e disponibile a raccogliere informazioni e ad elaborarle anche la senatrice Simona Nocerino.

Nelle sue considerazioni finali, Nunzia Coppedé, “storica” esponente della FISH, ha ricordato con decisione come «la nostra Federazione abbia segnato un punto di svolta approvando una specifica mozione all’ultimo Congresso e ponendo al centro i diritti umani e di pari opportunità delle bambine, ragazze, donne con disabilità di cui l’indagine VERA, il docufilm Silenzi interrotti, le collaborazioni avviate, lo stesso incontro di oggi sono i primi favorevoli esiti. Ma sono solo l’inizio di una strategia più ampia che ha necessità di condivisione e determinazione». «E oggi – ha concluso -, oltreché ai dati e alle lacune, si dispone anche di atti di orientamento, a partire dal Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea».

Un messaggio di saluto è stato inviato da Lorenzo Fontana, ministro per la Famiglia e le Disabilità, che ha ricordato tra l’altro la recente approvazione, in Consiglio dei Ministri «di un “Codice Rosso”, per dare priorità assoluta alle denunce di donne maltrattate, minacciate o molestate. In questo contesto, ci dicono i dati ISTAT, le donne con disabilità risultano particolarmente esposte e vulnerabili, sia sotto il profilo dell’accesso al lavoro, sia sotto il profilo dei rischi potenziali. Ed è anche per questo che abbiamo inteso potenziare il Fondo per il Diritto al Lavoro dei Disabili, mentre sul fronte del contrasto ai reati, il recente “Decreto Sicurezza” ha rafforzato il personale, i controlli, le misure utili a garantire la sicurezza e l’incolumità delle cittadine e dei cittadini». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: gruppodonne@fishonlus.it; ufficiostampa@fishonlus.it.

L’ISTAT e le donne con disabilità
Come rileva l’ISTAT, la violenza sulle donne è un fenomeno ampio e diffuso. E critica appare la situazione delle donne con disabilità o con problemi di salute (2.066.000 secondo l’Istituto): ha subìto infatti violenze fisiche o sessuali il 36,7% di chi ha malattie croniche o problemi di salute di lunga durata, il 36,6% di chi ha limitazioni gravi nelle attività e il 36,2% di chi ha limitazioni non gravi (a fronte di circa il 30% di chi non ha problemi di salute né limitazioni funzionali).
In particolare, il rischio di subire stupri o tentati stupri è più che doppio per le donne con limitazioni gravi: il 10% contro il 4,7% delle donne senza limitazioni o problemi di salute.
Anche la violenza psicologica da parte del partner attuale o passato presenta valori più elevati tra le donne in cattiva salute o con limitazioni funzionali. Facendo riferimento solo al partner attuale, subisce violenze psicologiche il 31,4% delle donne con disabilità contro il 25% delle donne che non hanno limitazioni.
Il rischio, infine, aumenta anche in caso di stalking. Hanno subìto infatti comportamenti persecutori durante o dopo la separazione dal partner il 21,6% delle donne con limitazioni funzionali gravi, il 19,3% di quelle con limitazioni non gravi e il 18,4% di chi ha malattie croniche o problemi di salute di lunga durata (contro circa il 14% di chi non ha limitazioni o problemi di salute).

Per approfondire ulteriormente il tema Donne e disabilità, oltreché fare riferimento al lungo elenco di testi da noi pubblicati, presente a questo link, nella colonnina a destra dell’articolo intitolato Voci di donne ancora sovrastate, se non zittite, si può anche accedere al sito di Informare un’h-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa), alle Sezioni dedicate rispettivamente ai temi: Donne con disabilità, La violenza nei confronti delle donne con disabilità e Tutto sul Secondo Manifesto Europeo sui Diritti delle Donne e Ragazze con Disabilità.

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