Una battaglia vinta, per garantire un futuro dignitoso a tante persone

Dapprima una sperimentazione, che poi però diventa una norma inserita nel Piano Regolatore Sociale della Regione Lazio: è durata oltre un anno, ma è una battaglia vinta, quella di Elena Improta, presidente dell’Associazione romana Oltre lo Sguardo, affiancata dall’altra Associazione Hermes, per far sì che nella Regione Lazio si promuovano progetti sociali diurni a favore dei giovani adulti con disabilità complessa. «Ora - dichiara la stessa Improta - quella norma dovrà essere calata sui Comuni e sui Municipi romani, e grazie al finanziamento dei Piani di Zona, essere finalmente attuata»

Uomo con disabilità in carrozzina fotografato di spalle con le braccia levateChe cosa è successo dopo che poco meno di un anno fa – come avevamo raccontato sulle nostre pagine – ben 50.000 firme erano state consegnate alla Regione Lazio da parte dei familiari e dei rappresentanti di Associazioni e Cooperative che avevano sottoscritto una petizione lanciata alla fine di dicembre da Elena Improta, presidente dell’Associazione romana Oltre lo Sguardo?
Alla Regione Lazio, lo ricordiamo, si chiedeva di garantire l’assistenza diurna negata al figlio di Improta, ventottenne con grave disabilità, allontanato qualche mese prima dal Centro Diurno nel quale veniva seguito. Sin dal lancio della petizione, tuttavia, la Presidente di Oltre lo Sguardo aveva anche avviato uno sciopero della fame di protesta, con brevi periodi di sospensione per motivi di salute, rivolgendosi a tutte le Istituzioni coinvolte, per ottenere progetti concreti volti a garantire una vita dignitosa non solo al proprio figlio, ma anche a tutti coloro che vivono in conizioni analoghe. «Considerate le difficoltà che vivono costantemente, nel silenzio, i ragazzi come Mario e le loro famiglie, il mio sciopero della fame non è nulla – dichiarò Improta in tale occasione -. Voglio risposte reali, non mi bastano più le promesse. Il diritto all’assistenza dev’essere garantito, mentre c’è chi ha rinunciato ormai a rivendicarlo. È anche per loro che protesto».

Ebbene, dopo un anno di battaglie, è stata la stessa Elena Improta a raccontare all’Agenzia «Redattore Sociale» i buoni risultati ottenuti, grazie anche all’impegno dell’altra Associazione romana Hermes. «Ce l’abbiamo fatta – ha dichiarato -, la norma che chiedevamo adesso c’è, è stato accolto il nostro emendamento che promuove progetti sociali diurni a favore dei giovani adulti con disabilità complessa “rifiutati” dai Centri Diurni ex articolo 26 [Legge 833/78 di istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, N.d.R.]».
«Nel giugno dello scorso anno – ha spiegato poi -, con l’appoggio della Regione Lazio e dell’IPAB Asilo Savoia, abbiamo aperto un Centro Socio Educativo ed Occupazionale Diurno. Quella sperimentazione è durata un mese e oggi l’IPAB Asilo Savoia ha garantito a dieci famiglie del 2° Municipio di Roma un co-finanziamento per tre anni, per dare continuità a questo innovativo progetto, tutto all’insegna del cosiddetto “Durante Noi” e che salva i nostri ragazzi dalla segregazione domiciliare».

Ma non solo. Più recentemente, infatti, quella stessa sperimentazione, come detto, è diventata norma, «tramite un nostro emendamento al Piano Regolatore Sociale Regionale – sottolinea Improta – che promuove l’istituzione in ogni Distretto di un Centro Socio Educativo ed Occupazionale per persone giovani adulte con disabilità complesse che necessitano di alto carico assistenziale».
Nel dettaglio, quell’emendamento prevede «servizi per i giovani adulti con disabilità complessa che necessitano di un livello assistenziale più alto che contrasti l’isolamento sociale. I Centri socio-educativi per persone con disabilità grave e/o complessa sono finalizzati all’integrazione nei contesti sociali di appartenenza, con particolare riguardo per coloro che hanno terminato il percorso scolastico, al mantenimento delle competenze acquisite e all’abilitazione di competenze di semi-autonomia. I Centri socio-educativi devono essere parte integrante della rete dei servizi al fine di favorire una presa in carico globale della persona con disabilità e favorire l’integrazione con i servizi sanitari, con le realtà formative, con i contesti occupazionali [grassetti nostri nella citazione, N.d.R.]».

A questo punto l’augurio della Presidente di Oltre lo Sguardo non può che essere uno e che cioè «quella norma sia calata sui Comuni e sui Municipi romani, e che grazie al finanziamento dei Piani di Zona, venga finalmente attuata». (S.B.)

Ringraziamo Sandro Paramatti per la segnalazione.

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: oltrelosguardoonlusroma@gmail.com.

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