Qualche giorno fa, intento a solcare i mille flutti del web, mi sono imbattuto per caso in lui, il Lonfo, un divertente animaletto creato dalla fantasia di Fosco Maraini grazie a una poesia del lontano 1978. La trascrivo qui di seguito.
Il Lonfo
Il Lonfo non vaterca né gluisce
e molto raramente barigatta,
ma quando soffia il bego a bisce bisce
sdilenca un poco e gnagio s’archipatta.
È frusco il Lonfo! È pieno di lupigna
arrafferia malversa e sofolenta!
Se cionfi ti sbiduglia e ti arrupigna
se lugri ti botalla e ti criventa.
Eppure il vecchio Lonfo ammargelluto
che bete e zugghia e fonca nei trombazzi
fa lègica busìa, fa gisbuto;
e quasi quasi in segno di sberdazzi
gli affarferesti un gniffo. Ma lui zuto
t’alloppa, ti sbernecchia; e tu l’accazzi.
Ho sempre amato trastullarmi con le parole, ma finora, da zoticone qual sono, ero rimasto fermo alla “Supercazzora brematurata” di Amici miei. Immaginatevi quindi la passione con la quale mi sono tuffato in questi quattordici versi. Oltretutto ho scoperto che il Maraini ha inventato la metasemantica (ullallà), cioè una tecnica letteraria che trascende il corretto significato delle parole per approdare nel mare magnum del nonsense, pur conservando le regole e i suoni familiari della lingua ufficiale insieme alla metrica dell’ars poetica. Questo procedimento genera un’immediata simpatia e, soprattutto, ci offre la possibilità di evadere dalle opprimenti gabbie razionalistiche nelle quali tenta di rinchiuderci la società odierna. Fine del pistolotto.
Ma cosa ci azzeccano i disabili con tutto ciò? È presto detto. Anche la nostra vita, mollemente adagiata su cuscini antidecubito, è spesso incanalata nei rigidi binari di patologia-sanità-problemi-preoccupazioni. Perciò, in questo monotono paesaggio, un pizzico di surrealismo risulta il benvenuto, tanto più che, come sempre, gli spunti non mancano di certo. Con la metas(c)emantica poi, possiamo sfogarci e anche toglierci qualche sassolino dalle… ruote!
E allora bando alle ciance: eccovi la mia modestissima versione disabile del Lonfo, traduzione inclusa (e immaginatevi che figurone se questa manciata di endecasillabi sghembi fosse letta da un Carmelo Bene…).
L’Handicoppo
L’Handicoppo non lastra né grignalla
e molto raramente ronzonacchia,
ma quando soffia il patos palla palla
schiuma un peletto e mestolo s’abbacchia.
È birbo l’Handicoppo! È pien di ragna
languidosa ruffiotta e fasulenta!
Se melini ti quadra e non ristagna
se lo digiti zanna e ti spolenta.
Però il vecchio Handicoppo scafandrato
che secchia e frugna e sbocca nei cugliazzi
fantasca paesaggi, fa il fessato;
e quasi quasi in segno di ghignazzi
gli sganceresti un pacco. Ma lui gnato
ti sbarluna, ti gatta; e tu l’orcazzi.
Il Disabile (traduzione)
Il Disabile non abbaia né ringhia
e molto raramente sibila,
ma quando emerge la patologia colpo dopo colpo
sbarella un poco e triste s’accuccia.
È furbo il Disabile! È ricco di astuzia
tenerezza ruffiana e falsa!
Se indugi ti scruta e si avvicina
se lo tocchi ti morde e ti aggredisce.
Eppure il vecchio Disabile gagliardo
che beve e grufola e… [censura]
vagheggia intorno, fa lo gnorri;
e quasi quasi a mo’ di derisione
gli molleresti un pugno. Ma lui zitto
ti fa gli occhioni, fa le fusa; e tu l’accarezzi.
Nella colonnina qui a fianco a destra, riportiamo l’elenco dei vari contributi di Gianni Minasso pubblicati da «Superando.it», per la rubrica intitolata A 32 denti (Sorridere è lecito, approvare è cortesia).
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