L’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) è stato istituito nel 2005 sulla scorta di una specifica Direttiva dell’Unione Europea. Si tratta di un ente “governativo”, ma con funzioni indipendenti molto simili a un’authority. E infatti, in pochi anni, esso si è già distinto per iniziative a favore dell’inclusione sociale, per interventi di promozione e sensibilizzazione, ma anche per ferme condanne di iniziative politiche discriminanti.
Per rendersi conto dell’impatto, bisogna sapere che nel corso del 2010, l’UNAR ha gestito 790 segnalazioni di atti o disposizioni o comportamenti discriminanti; niente di più e niente di meno di ciò che è una sua competenza definita dalla stessa Unione Europea. Molte segnalazioni, poi, si sono trasformate in richiami a sindaci (per lo più della Lega Nord), che avevano licenziato delibere in contrasto con la normativa dell’Unione, ad esempio sull’uguaglianza razziale o sulla parità di trattamento nei luoghi di lavoro.
L’UNAR ha censurato, ad esempio, disposizioni comunali sull’assegnazione degli alloggi pubblici ai soli residenti italiani, sulla concessione di borse di studio solo a studenti italiani e residenti nel Comune da almeno cinque anni o che stanziavano bonus per i figli su base etnica. In questi casi l’Ufficio segnala al Comune la violazione di una direttiva comunitaria e chiede la modifica dell’atto. Mancando poi l’accettazione da parte del Comune, le associazioni di rappresentanza posso intentare cause perché le indicazioni dell’UNAR vengano applicate. E dal Tribunale, quasi sempre, i Comuni escono soccombenti.
È ovvio – e anche titolo di merito, a parere di un’organizzazione come la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – che l’UNAR finisse per “dare fastidio” ad atteggiamenti xenofobi e discriminanti e che si giocassero tutte le carte possibili per mettere a tacere una voce critica e sempre più autorevole.
Con il pretesto, quindi, della spesa eccessiva (risibile: 2 milioni di euro l’anno), in sede di discussione del cosiddetto “Decreto Milleproroghe”, la Lega Nord ne ha chiesto la soppressione. Il primo firmatario, infatti, è il senatore Sandro Mazzatorta, anche sindaco di Chiari (Brescia), dalle cui dichiarazioni traspare con estrema chiarezza quali siano i motivi reali di tale soppressione.
«Questi oscuri burocrati – ha dichiarato Mazzatorta al quotidiano «la Repubblica» – da sei mesi a questa parte si sono messi a fare politica, trasformandosi in maestrini della penna rossa. Quei due milioni sono soldi buttati, l’ufficio va soppresso. Abusano del concetto di discriminazione indiretta e pretendono una parificazione totale tra il cittadino autoctono e l’extracomunitario ospite temporaneo».
«Una voce indipendente viene messa a tacere perché critica», gli replica il presidente della FISH Pietro Barbieri. «Questa è un’aggressione inaccettabile per un Paese civile. A questo punto ci viene da pensare che se l’Osservatorio sulla Condizione delle Persone con Disabilità istituito dal Governo italiano in forza della specifica Convenzione ONU, dovesse esprimere pareri di condanna su alcune evidenti politiche discriminatorie e depauperanti, avrebbe i giorni contati».
Si tratta di prospettive davvero inquietanti, per i diritti civili nel nostro Paese e per la sorte di tante autorità indipendenti. Ed è un tentativo che non è nuovo: si pensi solo all’istituto del Difensore Civico, figura di mediazione fra il Cittadino e le Pubbliche Amministrazioni, che in questi ultimi due anni sta subendo moltissimi attacchi politici e alcuni uffici sono già stati chiusi.
Se c’è un disegno, questo è molto cupo: far tacere le voci indipendenti che non siano funzionali a chi amministra e gestisce il potere. (C.G.)
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